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giovedì 11 ottobre 2012

Marchionne insulta Firenze. Di Pietro i militanti del suo partito.



Marchionne è fuori di testa. Dopo che gli hanno scoperto il giochetto dei miliardi da investire in Italia (che non investirà mai), Sergio si è sentito come il bambino con le dita sporche di marmellata che insiste pervicacemente a negarne il furto. Trattandosi però del futuro di operai, impiegati e quindi di famiglie che corrono il rischio di finire sul lastrico, non ci viene mica tanto da ridere. E così, fuori di testa per fuori di testa, il Marchionne “dio dell’economia” secondo il duo Chiamparino-Fassino, non ha trovato di meglio, pur di difendersi, che attaccare Firenze definendola “una città piccola e povera”. Non conosciamo Detroit, ma non ci sembra che fra le sue bellezze ci siano Palazzo Pitti né i Giardini di Boboli né che tenga in bella vista, davanti al municipio, il David di Donatello. Se Detroit avesse bellezze simili, avrebbe dato un calcio nel culo a Marchionne invitandolo a restarsene in Italia, dopo aver investito tutto nel turismo e non nell’industria automobilistica. Comunque, l’americanismo esasperato di Sergio sta raggiungendo livelli di patologia pura, tanto che continuiamo a chiederci perché cazzo di motivo continui a lavorare in Italia, risiedere in Svizzera e prosperare in America. Ma lui le tasse dove le paga?
Lo sapevamo che il caso di Vincenzo Salvatore Maruccio, capogruppo dell’Idv in Regione Lazio, reo di aver sottratto 780mila euro dai fondi del gruppo consiliare, avrebbe scatenato un putiferio. Sapevamo che la base dell’Idv non ne può più delle scelte cervellotiche di Tonino in tema di candidati. Sapevamo che Razzi e Scilipoti avrebbero lasciato il segno e sapevamo che se ci fosse stato ancora un caso di malapolitica, i dipietristi si sarebbero incazzati. Sapevamo tutto perché abbiamo frequentato l’Idv per un po’, smettendo di frequentarla quando ci siamo resi conto che Tonino era molto più attento ai padroni delle tessere e dei voti che non al suo elettorato militante sì ma senza un soldo. Lo abbiamo sentito noi con le nostre orecchie dire che l’Idv non sarebbe mai stato il partito delle tessere né dei padroni delle tessere. Lo abbiamo sentito noi, con le nostre orecchie, affermare che la pulizia della classe dirigente stava diventando un fatto non rinviabile. Sono passati anni ma nulla si è mosso anzi, i dirigenti che Di Pietro avrebbe dovuto far fuori sono ancora tutti lì, ex pidini, ex margheritini, ex mastelliani, ex e basta, tutti a far da cornice alla fame di voti che solitamente placa la sete di potere. Tonino ha dato tre ore di tempo a Maruccio per dimettersi e lui lo ha fatto. Ora dice che vuole ricorrere alla rete per presentare i candidati e farli giudicare dalla base. Parole...parole...parole e un sano trattore da mettere in moto. Detto per inciso, nominato fresco fresco commissario dell’Idv del Lazio un ex della Margherita. Comunque sempre meglio che un ex Udeur.

1 commento:

  1. Marchionne dovrebbe essere cacciato a calci nel culo dall'Italia, in America fra un po' lo faranno, vedrete.
    Carlo

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