Translate

mercoledì 20 febbraio 2013

Le lettere tarocche di Silvio, l'apertura di Monti a Bersani e la “caccia” ai grillini. La campagna elettorale entra nel vivo.


C'è chi continua a giocare con le disperazioni degli italiani. Si chiama Silvio, di cognome Berlusconi, e l'ultima trovata è stata quella di inviare milioni di lettere alle famiglie annunciando il rimborso dell'Imu e come verrà effettuato. La busta, simile a quella dell'Agenzia delle Entrate, di per sé vale il Nobel per la contraffazione. Il contenuto, poi, altro non è che la messa nero su bianco dell'ennesima promessa da marinaio di un Cavaliere ormai sicuro di perdere. Se davvero, come annunciato durante quella seduta psichiatrica che è stato il suo ultimo comizio a Milano, il Pdl avesse sorpassato il Pd, di questa buffonata non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Invece la realtà è ben diversa, e Silvio dovrà essere grato al padreterno se riuscirà a confermarsi come seconda forza del Paese. Perché quello che i sondaggi non vogliono (possono) dire, è che il M5S sta andando come un treno e che chi vorrà governare l'Italia, in qualche modo dovrà fare i conti con i parlamentari eletti dallo tsunami Grillo. Lo sa Bersani, che ha iniziato la manovra di avvicinamento al M5S dicendo che con i grillini occorrerà dialogare, lo sa Silvio che, nelle ultime ore, si sta accanendo con sempre maggiore violenza contro il comico di professione, al contrario di lui che lo fa per passione. E lo sa Mario Monti che, consapevole dello scarso risultato della sua compagine casinian-finiana, ha dichiarato che con Piergigi, alla fine, si può. Il Professore è andato oltre. Ha detto che Romano Prodi ha tutte le carte in regola per diventare il prossimo presidente della repubblica, ma che lui preferirebbe una donna, nel caso specifico, Emma Bonino, sua collega alla UE quando Berlusconi li nominò commissari. In Italia è sempre accaduto che chi è entrato da “presidente” alle votazioni, ne è uscito con le ossa rotta. Fare i nomi prima, insomma, significa bruciare le candidature perché i nostri presuntuosi politici o hanno la primogenitura sulla nomination, oppure vanno in crisi di nervi e travolgono tutto e tutti, salvo eleggere Leone e Kossiga. C'è da dire che la vendita di La7, da parte della Telecom, a Urbano Cairo, ha indispettito non solo i mercati ma anche il Pd e lo stesso Professore. Se è vero, come lo è, che Cairo oltre ad essere stato il tirapiedi di Silvio per anni, ne è rimasto grande amico, La7 è destinata a entrare nel nutrito gruppo degli editori fiancheggiatori di Berlusconi, come Angelucci, come Caltagirone, come Rieffeser. Insomma, il potere mediatico di Silvio, per il momento, è destinato ad aumentare, salvo attendere l'esito delle elezioni di fine settimana, perché se il Capataz dovesse perdere, assisteremmo a un riposizionamento generale degli organi di informazione a lui vicini: i contributi per l'editoria fanno comodo a tutti, proprio a tutti. Chiudiamo con Dario Fo, salito sul palco di Milano insieme a Beppe Grillo mentre in sottofondo andava la canzone scritta da Celentano per il M5S. Ha detto il Nobel per la letteratura: “Siamo come alla fine della guerra. Ma questa volta occorre un ribaltone”. Già.

Nessun commento:

Posta un commento