Translate

domenica 24 febbraio 2013

Si sapeva, Silvio ha rotto... il silenzio. E stasera a Presadiretta, Iacona parla di femminicidio. “Crimine di Stato”.


La speranza è che un'ondata di pidini, sellini, rivoluzionari civili, grillini e montiani lo sommerga, perché questo è l'unico metodo democratico che esiste per farlo tacere. Perfino nel “giorno del silenzio” elettorale, Silvio ha violato le regole e tutto, come sempre, è destinato a finire in gloria. Approfittando spudoratamente della conferenza stampa del Milan per farsi vedere anche ieri in televisione, Berlusconi è andato oltre quando, con un “amico” giornalista della stampa greca, ha parlato della situazione italiana, secondo lui. Ha paragonato la magistratura alla mafia siciliana, ha attaccato Bersani, Monti, Fini, Casini, la Merkel e la stampa estera comunista e infine se l'è cavata dando la colpa al giornalista greco che ha diffuso la sua intervista prima di domani. Talmente grossa, la puttanata, che Palazzo Grazioli è dovuto correre ai ripari cercando di mettere una pezza all'ennesima intemperanza senile del Capataz. Altro che Grillo, altro che rivoluzionari civili, l'unico e solo pericolo per la giovane, ma già stanca, democrazia italiana è ancora lui, Silvio Berlusconi da Arcore, Papa, Imperatore e Buffone di Corte (la sua ovviamente). Ma le urne sono aperte e, a parte questo prologo dal vago sapore politico, oggi non parleremo di politica ma di donne. Non siamo stati colti da un attacco di berlusconite acuta, il fatto è che questa sera, Riccardo Iacona in “Presadiretta”, parla di quel crimine di Stato noto come “femminicidio”. Su “IlFattoweb”, Iacona ha spiegato perché considera il femminicidio un crimine di Stato, motivazione riassumibile nella totale indifferenza con la quale la repubblica italiana continua a tenere i reati contro le donne. Se pensiamo che ci sono voluti anni, decenni, perché nel nostro codice penale la violenza sulle donne venisse considerato non più un reato contro la morale ma contro la persona, il conto è presto fatto. Se consideriamo che fino a qualche anno fa, il codice penale prevedeva ancora il “delitto d'onore”, non possiamo meravigliarci poi se, come dice Iacona, il ministero degli Interni non si è ancora dotato di un osservatorio sui crimini contro le donne, per cui, anche i numeri che vengono dati ogni anno, rischiano di non fotografare mai una situazione che è, e resta, drammatica. D'altronde, questo fa il paio con la legge sull'omofobia che la destra, e qualche cretino della sinistra, continuano ancora a tenere bloccata in Parlamento. Volendo tornare sui numeri, potremmo anche dire che rappresentano solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che è molto più vasto, diffuso e sottile di quanto possa sembrare. I numeri si riferiscono ai “delitti certificati”, quelli che i giornali riportano con sempre minor interesse e togliendo progressivamente una decina di righe a pezzo. Non vengono tenute infatti in considerazione le donne che si rivolgono alle comunità di accoglienza, quelle che denunciano per stalking i loro partner o gli ex, coloro che si rivolgono alle forze dell'ordine per chiedere una maggiore protezione contro un congiunto particolarmente violento. Poi, sempre i numeri, non tengono in considerazione le donne che non denunciano i partner per vergogna, per non sfasciare la famiglia (come se essere picchiata sia un segno di serenità domestica), che subiscono senza reagire non solo violenze fisiche ma anche, e soprattutto, psicologiche che finiscono per distruggere l'anima oltreché il corpo. A questa donne occorrerebbe fare un appello composto da una sola parola: denucia. Perché, nonostante sia una comica, ha ragione Luciana Littizzetto che a Sanremo ha detto “Dopo uno schiaffo ne arriverà un altro e poi un altro ancora”, e la conclusione di queste serie di schiaffi, è sempre una e una sola, il cassonetto o un campo in periferia destinato ad accogliere il falò del corpo di una donna. Non abbiamo mai capito chi picchia le donne, e dire che a volte si incontrano soggetti (femminili) ai quali un po' di sano tottò sul culetto non farebbe una lira di danno, eppure, nonostante le profonde incazzature che una donna può scatenare, il fatto stesso di metterle una mano addosso ci scatenerebbe un conflitto interiore da suicidio. Abituati a non sopprimere neppure i ragnetti che ogni tanto ci salutano dalle pareti di casa, il solo pensare a un gesto di violenza contro un altro essere umano, ci sconvolge profondamente. Non si tratta di essere gentiluomini, basta essere uomini.  

Nessun commento:

Posta un commento