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domenica 12 gennaio 2014

Cose di casa nostra (Cota, Di Girolamo, Cialente) e di altre case (Sharon). Chi si dimette, chi non si dimette, chi muore, chi vive, chi vivacchia

Contrariamente a quanto accade per altri personaggi che hanno fatto la storia dell'umanità, per Ariel Sharon, il Leone di Dio e lo Sciacallo dei palestinesi, non occorrerà attendere il giudizio dei posteri. Il passeggiatore domenicale della Spianata delle moschee, è stato un guerrafondaio responsabile di massacri e di occupazioni tout court, di stragi e di invasioni feroci e disumane. Inutile dire che in Israele lo stanno ricordando per i passi (corti, cortissimi) fatti per il processo di pace e tutti sottolineano il ritiro dei sionisti dalla Striscia di Gaza. Non c'era stato nessun pentimento nella sua decisione di fare un passo indietro, solo una grande pressione statunitense. Resta stampata nei libri di storia, la risposta che diede a un giornalista americano: “Cosa intende fare, lei, Ariel Sharon, con Arafat?” “Arafat deve essere ucciso”, rispose colui che, post mortem, qualcuno sta cercando di far passare per un pacifista.
Si è dimesso il sindaco dell'Aquila. Massimo Cialente ha detto: “È impossibile resistere alla macchina del fango”. Il sindaco, non indagato, ha preferito rispondere con le dimissioni alle non-dichiarazioni del governo e all'aria di sostanziale sfiducia che si respirava intorno alla sua giunta dopo l'avviso di garanzia al vicesindaco. E così, mentre escono fuori le intercettazioni telefoniche degli sciacalli autoctoni, L'Aquila si ritroverà senza amministrazione fino a maggio, quando i cittadini decideranno come farsi governare da Forza Italia, che poi è il partito dell'ideologo delle New Town. Così andrà a finire, e torneranno in auge i vecchi tromboni delle passate, disastrose, amministrazioni Berlusconian-casiniane.
Chi di intercettazioni ferisce, di intercettazioni perisce. I centrodestrorsi, che con le intercettazioni telefoniche ci vincono le elezioni, stavolta devono rispondere di pressioni e ricatti fatti ai manager della asl di Benevento su gare d'appalto ad escludendum. Ditte e professionisti sgraditi (sembra) al clan dell'allora deputata, oggi ministro, Nunzia De Girolamo, sono stati fatti fuori dai bandi pubblici per una questione di 118. La De Girolamo è attesa in parlamento per far firmare la giustificazione dal preside LettaLetta, ma tira aria di rimpasto e Renzi non è affatto contento di sporcarsi le mani in questo momento e con questo governo.
Cota sta dando di matto. Lo avete sentito in tivvù, spalleggiato da Salvini e Borghezio, mentre parla di golpe, di sovvertimento degli organi dello stato, di complotto comunista e di magistratura politicizzata? Inarrivabile, soprattutto se si pensa che sotto i pantaloni indossa le mutande verdi acquistate in America con i soldi dei contribuenti. In vista delle prossime elezioni europee, i partiti neofascisti e una parte di grillini, stanno affilando le armi razziste. A Brescia, militanti di Forza Italia, della Lega e di Fratelli d'Italia, tutti insieme appassionatamente, hanno contestato ferocemente la ministra Kyenge. Ma mica perché vuole lo ius soli e l'integrazione non di facciata, solo perché è nera. Alla vergogna, come al razzismo specioso, non c'è limite.

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