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giovedì 26 settembre 2013

I forzaitalioti lasceranno il Parlamento. Dio, fa che sia vero!

Sono 55 notti che non dorme. Non è vero, perché se lo fosse stramazzerebbe a terra “come corpo morto cade” e non strabuzzerebbe gli occhi iniettati di sangue e rabbia come Rocky Balboa. Ha detto di aver perso 11 chili, eppure il Caraceni gli tira ancora un po'. Ci ricorda la sceneggiata di un personaggio, che abbiano conosciuto personalmente, che parecchi anni fa vinse un congresso dicendo: “Per i pochi giorni che mi restano” e fece finta di sentirsi male subito soccorso dal medico personale. Ovviamente è ancora vivo e non sappiamo se la demenza senile lo abbia colpito: speriamo di sì. La silviesca fottutissima paura, trasformatasi nel frattempo in terrore, è che lo arrestino. Se il 5 ottobre la commissione per le elezioni dovesse votare la sua decadenza, un minuto dopo tutti i parlamentari del Pdl-Forza Italia rassegnerebbero le dimissioni che, comunque, sono già nelle mani di Brunetta e Schifani. Fulgido esempio di correttezza istituzionale (ma d'altronde...) le dimissioni, che dovrebbero essere rassegnate nelle mani dei presidenti dei due rami del lago di Com... cioè del Parlamento, sono state affidate a Brunetta (che ne è rimasto sommerso) e a Schifani, che ha stentato non poco a capire cosa diavolo fossero tutti quei fogli di carta, scambiati per avvisi di garanzia. Silvio sta impazzendo. Non riesce ancora a capire che lui è un cittadino come tutti gli altri, solo un po' più ricco, sottoposto alle leggi e ai regolamenti di questo stato. E non sopporta che ormai tutti lo considerino quello che è: un pregiudicato. L'ultima non gliel'ha mandata a dire Magistratura Democratica. A domanda “Cosa dice MD delle parole furiose di Berlusconi contro i giudici?” risposta “Non si risponde ai pregiudicati”. L'ultimatum da colpo di stato (questo sì, questo vero), arriva due giorni dopo che 'O Schiattamuort è salito al Colle per assicurare l'Innominabile che “... presidente, il governo reggerà”. Quanto conti Angelino lo sapevamo, ma non credevamo fosse possibile passare in questo modo sulla propria dignità... e che cazzo! Noi pensiamo però a un Parlamento senza Brunetta, Cicchitto, la Santanché, Gasparri, Formigoni, la Biancofiore, Capezzone, Bondi, Ghedini. E pensiamo a un parlamento senza “je me facc li cazz miè”-Totonno Razzi e senza “testa di minchia”-Scilipoti e senza gli inguardabili delle Autonomie, che sembrano tutti “picciotti” in crisi di astinenza da lupara. E vediamo un Parlamento se non altro più educato, certo, compresi i 5S che saranno pure un po' così, ma sono giovani e pieni di buona volontà. E ci piace pensare a un Parlamento in cui tutti si diano del “lei” perché darsi del “tu”, in questo paese, dà il senso dell'inciucio perenne. Non è un segno di imborghesimento, ma di rispetto per chi ha votato una parte politica piuttosto che un'altra e non ama che queste fraternizzino. Certo, il siluro di Silvio a LettaLetta arriva nel momento meno opportuno. Memore dell'avviso di garanzia che lo raggiunse a Napoli durante il G8, Silvio ha pensato di rendere pan per focaccia a Enrichetto, e gli ha indirizzato il suo ultimatum mentre il Nipote cercava di convincere i possibili investitori americani a scommettere sulla stabilità dell'Italia. Uno sgarbo di proporzioni colossali, ma Silvio è così, un uomo capace di forti passioni è capace anche di odi ciechi e profondi, questione di componenti caratteriali. Continuiamo però a pensare a un Parlamento senza i pidiel-forzaitalioti e chissà perché, il mondo ci sembra migliore anche se LettaLetta, per consolarsi, va a cena con Marchionne.

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