Sono
55 notti che non dorme. Non è vero, perché se lo fosse
stramazzerebbe a terra “come corpo morto cade” e non
strabuzzerebbe gli occhi iniettati di sangue e rabbia come Rocky
Balboa. Ha detto di aver perso 11 chili, eppure il Caraceni gli tira
ancora un po'. Ci ricorda la sceneggiata di un personaggio, che
abbiano conosciuto personalmente, che parecchi anni fa vinse un
congresso dicendo: “Per i pochi giorni che mi restano” e fece
finta di sentirsi male subito soccorso dal medico personale.
Ovviamente è ancora vivo e non sappiamo se la demenza senile lo
abbia colpito: speriamo di sì. La silviesca fottutissima paura,
trasformatasi nel frattempo in terrore, è che lo arrestino. Se il 5
ottobre la commissione per le elezioni dovesse votare la sua
decadenza, un minuto dopo tutti i parlamentari del Pdl-Forza Italia
rassegnerebbero le dimissioni che, comunque, sono già nelle mani di
Brunetta e Schifani. Fulgido esempio di correttezza istituzionale (ma
d'altronde...) le dimissioni, che dovrebbero essere rassegnate nelle
mani dei presidenti dei due rami del lago di Com... cioè del
Parlamento, sono state affidate a Brunetta (che ne è rimasto
sommerso) e a Schifani, che ha stentato non poco a capire cosa
diavolo fossero tutti quei fogli di carta, scambiati per avvisi di
garanzia. Silvio sta impazzendo. Non riesce ancora a capire che lui è
un cittadino come tutti gli altri, solo un po' più ricco, sottoposto
alle leggi e ai regolamenti di questo stato. E non sopporta che ormai
tutti lo considerino quello che è: un pregiudicato. L'ultima non
gliel'ha mandata a dire Magistratura Democratica. A domanda “Cosa
dice MD delle parole furiose di Berlusconi contro i giudici?”
risposta “Non si risponde ai pregiudicati”. L'ultimatum da colpo
di stato (questo sì, questo vero), arriva due giorni dopo che 'O
Schiattamuort è salito al Colle per assicurare l'Innominabile che
“... presidente, il governo reggerà”. Quanto conti Angelino lo
sapevamo, ma non credevamo fosse possibile passare in questo modo
sulla propria dignità... e che cazzo! Noi pensiamo però a un
Parlamento senza Brunetta, Cicchitto, la Santanché, Gasparri,
Formigoni, la Biancofiore, Capezzone, Bondi, Ghedini. E pensiamo a un
parlamento senza “je me facc li cazz miè”-Totonno Razzi e senza
“testa di minchia”-Scilipoti e senza gli inguardabili delle
Autonomie, che sembrano tutti “picciotti” in crisi di astinenza
da lupara. E vediamo un Parlamento se non altro più educato, certo,
compresi i 5S che saranno pure un po' così, ma sono giovani e pieni
di buona volontà. E ci piace pensare a un Parlamento in cui tutti si
diano del “lei” perché darsi del “tu”, in questo paese, dà
il senso dell'inciucio perenne. Non è un segno di imborghesimento,
ma di rispetto per chi ha votato una parte politica piuttosto che
un'altra e non ama che queste fraternizzino. Certo, il siluro di
Silvio a LettaLetta arriva nel momento meno opportuno. Memore
dell'avviso di garanzia che lo raggiunse a Napoli durante il G8,
Silvio ha pensato di rendere pan per focaccia a Enrichetto, e gli ha
indirizzato il suo ultimatum mentre il Nipote cercava di convincere i
possibili investitori americani a scommettere sulla stabilità
dell'Italia. Uno sgarbo di proporzioni colossali, ma Silvio è così,
un uomo capace di forti passioni è capace anche di odi ciechi e
profondi, questione di componenti caratteriali. Continuiamo però a
pensare a un Parlamento senza i pidiel-forzaitalioti e chissà
perché, il mondo ci sembra migliore anche se LettaLetta, per
consolarsi, va a cena con Marchionne.
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