Insomma
la storia è questa. Da Governatore dell'”eccellenza Lombardia”,
il Celeste Roberto, insieme con una ristretta cerchia di fan, ha
combinato parecchi casini. Uno, però, ha attirato particolarmente
l'interesse dei soliti magistrati spaccapalle che, non potendo notoriamente farsi i cazzi loro, prima hanno indagato e poi rinviato
a giudizio Roberto Formigoni, attuale presidente della Commissione
Agricoltura della Camera. Il fatto è che qualcosa come 220 milioni
di euro sarebbero stati dirottati dalle casse della tesoreria
longobarda a quelle fameliche della Fondazione Maugeri, titolare di un centro di riabilitazione nel pavese. Ma la Fondazione, grata, ha
pensato di doversi in qualche modo sdebitare. Così, tramite due
prestanome, Pierangelo Daccò e Antonio Simone, ha creduto opportuno (e più sicuro) non
restituire in “mazzette” parte del denaro (70 milioni, più del
30 per cento, esoso il “Celeste”!) al loro benefattore, ma di
trasformare i suddetti 'euri' in ville in Sardegna, viaggi
extra-lusso, finanziamento di campagne elettorali, carte di credito
illimitate, cilici, fruste, incensi, ceri, abbigliamento casual
colorato, camice hawaiane, modellini del Duomo di Milano, crocifissi,
icone ortodosse importate illegalmente, Rolex, cotonature in centri
benessere, massaggi thailandesi e uso perpetuo e gratuito di barche,
barchette e yacht. A gentile richiesta dei magistrati, il Governatore
Eccellente non è stato in grado di mostrare uno straccio di ricevuta
degli acquisti fatti né dei soggiorni nei resort né del noleggio
degli yacht né dell'acquisto dei beni laici e religiosi di cui
sopra. Anzi, all'osservazione “Ma Governatore, almeno uno scontrino
del bar della Regione per il cappuccino del mattino ce l'ha?”, il
Celeste ha risposto che non poteva certo macchiarsi i pantaloni
gialli con l'inchiostro degli scontrini del bar. Per un po' si è
detto che Formigoni non pagasse manco la colazione, e tant'è. Ma la
notizia non è questa. È che parte lesa in tutto questo ambaradan, è
sicuramente la Regione Lombardia, intesa come Ente. 220 milioni di
euro non sono bruscolini, neanche per l'eccellenza delle eccellenze
di tutta la Mittle Europa e di qualche stato depresso degli Usa, il
Delaware ad esempio. Così, dopo aver restituito i diamanti di
Belsito al popolo leghista (invece che all'erario), Bobo Blues Maroni
si è dichiarato “parte lesa” nel procedimento contro Roberto
Formigoni che inizierà lunedì della prossima settimana, presso il
tribunale del Komintern di Milano, dove il Celeste sarà accolto da una folla
ubriaca di vodka con il colbacco in testa, al suono delle balalaike.
Finisce qui l'amicizia ventennale tra Formigoni e Maroni. Finisce qui
la solidarietà speciosa che in tutti questi anni ha contraddistinto
una delle alleanze politiche più contronatura della storia della
repubblica (quella tra il Pdl-Forza Italia e il Pd, considerati gli uomini del Pd,
non fa testo).
Ohi ragassi, porco boia. LettaLetta si fa un giro in
Canada e negli Stati Uniti per trovare investitori vogliosi di
spendere qualche dollaro in Italia, e l'Italia ha gli investitori a
due passi. La spagnola Telefonica ha comprato Telecom. L'unica a
sottoscrivere l'aumento di capitale, attraverso i buoni uffici di
Mediobanca, Banca Intesa e Generali (che si stanno cordialmente
defilando dalla compagnia nazionale delle telecomunicazioni), la
società spagnola è arrivata al 70 per cento delle azioni di Telco, la
holding che fino a ieri controllava Telecom. Per un grazioso patto di
sindacato, però, i voti di Telefonica nell'assemblea generale della
società saranno sempre riconducibili al 46,2 per cento. Dopo
l'acquisizione delle altre società di telecomunicazioni da parte di
investitori stranieri, finisce l'era italiana in un settore
strategico per la nostra economia e per la nostra società. Siamo un
paese in svendita visto che anche i patrioti che si erano assunti
l'onere e l'onore di salvare Alitalia, se la stanno dando a gambe
levate. Sapete chi aspetta quatta quatta dietro l'angolo la messa in
liquidazione della compagnia aerea di bandiera? I francesi di Air
France i quali, se Silvio non fosse stato colto da uno dei suoi rari
attacchi di italianite, si sarebbero accollati l'Alitalia già da
qualche anno e pagandone i debiti. Il grande manager Berlusconi
insomma, è grande solo quando deve farsi i cazzi suoi. Ma neanche su
questo abbiamo mai avuto dubbi.
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