Mentre
con un occhio seguiamo in diretta il raddrizzamento (hihihi) della
Costa Concordia, la nave del comandante più coraggioso della storia
della navigazione mondiale, dallo scoglio dell'Isola del Giglio, con
l'altra scorriamo i sondaggi della Demos che danno il Pd al 28 per
cento, il Pdl al 26 e i 5S al 21. Non è difficile capire che se si
andasse alle elezioni con questa legge, la amata-odiata Porcellum,
non ci sarebbe ancora una maggioranza in grado di guidare il Paese.
Nonostante gli strepiti, le urla e gli anatemi di Beppe Grillo (e le
gite fuori porta di Casaleggio fra banchieri e industriali), gli
italiani non hanno nessuna intenzione di dare ai Five Stars i voti
necessari per governare da soli, ergo, da qualche parte si deve
andare. La soluzione più semplice, per qualsiasi altra nazione che
non avesse dato i natali a Machiavelli (e a Giulio Andreotti), sarebbe
quella di riformare la legge elettorale e ridare ai cittadini la
libertà di scegliere i propri rappresentanti. Ma chissà come,
chissà perché, una legge che nessuno vuole sta ancora lì, da anni,
a combinare sconquassi. A volte ci sembra di trovarci di fronte allo
studio, e alla analisi, della teoria dei Quanti e invece non c'è
ragionamento più semplice e deduttivo di quello che porta a una
elementare equivalenza: Porcellum = ingovernabilità. Però in Italia
non si può. Da noi la linearità nei ragionamenti e nei
comportamenti non esiste, è un optional. Se non ci complichiamo la
vita non siamo soddisfatti. Siamo cervellotici e un po' pazzi al
tempo stesso, e questa è la ragione per la quale gli studi degli
avvocati e degli analisti sono sempre sold out e il salvacoda è
diventato uno strumento indispensabile, perché altrimenti la gente
si prenderebbe a randellate a ogni piè sospinto. Ci rendiamo
difficile la vita con la stessa facilità con la quale gli americani
bombardano mezzo mondo in nome della libertà. La nostra complessità
ci piace da matti perché è segno di intelligenza e di un'autostima
sì, ma da manuale psichiatrico. Vi siete mai chiesti per quale
motivo non esiste più la sinistra storica? Perché era composta da
persone che si reputavano intelligenti e in possesso di un'autostima
tale da prendersi a randellate a ogni piè sospinto. Così, la classe
operaia e i ceti deboli, orfani dei rappresentanti di sempre, quelli con la Bandiera Rossa che trionferà, a un
certo punto si sono visti rappresentati da Tonino Di Pietro il quale,
con la sinistra italiana, non c'entra (né c'è mai entrato) una
mazza. L'Idv, per chi non seguisse le cronache marginali di questo
paese impegnato a parlare di Matteo Renzi-Asfaltatore appena
assunto dall'Anas, è tornato in scena. A San Sepolcro, città che
vide la nascita del partito, Ignazio Messina, il primo segretario (Di
Pietro era il presidente) dell'Idv eletto con tanto di voti
congressuali e non per acclamazione, ha dettato le prossime linee
guida di un partito che oggi viene dato all'1 per cento. Come si fa a
dilapidare un patrimonio di voti (8 per cento) che l'Italia del
Valori aveva non si sa, o meglio, bisognerebbe chiederlo al Tonino
intervistato da Report. Ma oggi questa potrebbe sembrare una
osservazione retorica. I più maligni potrebbero dire che l'Idv è
rinato per non gettare alle ortiche il patrimonio che ha, ma a
Ignazio Messina, sindaco antimafia, qualcuno disposto a dare credito
c'è. Tolti di mezzo gli ex Udeur, i Margheritini baciapile e molto
furbi, i democristiani di antica data, i destrorsi giustizialisti
fino al plotone di esecuzione, i sindacalisti trombati e gli
intellettuali in avanzato stato di decomposizione cerebrale, qualcuno
un po' onesto e altrettanto idealista potrebbe anche esserci.
L'importante, secondo noi, sarebbe che Messina prendesse una lente
d'ingrandimento e iniziasse a studiare uno per uno i 1350
amministratori locali e i duemila dirigenti che l'Idv ha ancora
sparsi nel territorio. Pigliasse molto sul serio i duecentomila
iscritti alla community del partito che non sembrano voler gettare la
spugna, e qualche idealista un po' perso che, con Di Pietro, non ha
mai avuto spazio o, se lo ha avuto, lo ha sfruttato solo per i cazzi
suoi. Particolare non marginale, l'Idv dispone ancora di 12 milioni
di euro di rimborsi spese elettorali: 12 milioni di buone ragioni per
non mollare. Da parte nostra, quello con l'Idv è un discorso chiuso
da tempo. Una delusione così cocente difficilmente ci potrà
ricapitare, delusione che ne ha portate appresso altre e molto più stordenti. Mannaggia a te, Tonino...
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