Translate

lunedì 30 settembre 2013

Mara Carfagna cita Einstein per dire a Silvio che ha una grande mente. C'è nell'aria un virus strano, questo non è più un paese normale

Le grandi menti hanno sempre avuto la violenta opposizione delle menti mediocri”. Il riferimento è a Silvio, declinato al genio puro. Scomodato pure Albert Einstein, ormai ai pidiel-forzaitalioti resta il Padreterno in persona, perché il di lui figlio è già stato messo in mezzo. Non ci sono più aggettivi per definire in parole comprensibili ai normodotati, lo stato in cui è arrivato l'Impero silviesco. E così, com'è sempre accaduto alla fine delle grandi potenze da che storia è storia, a Silvio sono rimaste le frattaglie, resti di un popolo imbelle incapace di sviluppare un'idea, figuriamoci un'azione degna di questo nome. Impreziosito di “perle” frutto di una ignoranza abissale, l'impero di Silvio volge al termine come nessuno si sarebbe mai aspettato, a parte qualcuno, a parte noi che in epoca non sospetta abbiamo perfino teorizzato la pericolosità dell'essenza dei “colpi di coda” di un animale ferito e morente. Ormai preda del ridicolo universale che una gestione dissennata del potere contraddistingue oggi la presenza italiana nel mondo, a offesa si aggiunge offesa, a bestialità si aggiungono bestialità, alla farsa si è sostituita la tragedia. Le parole di ieri, pronunciate da Mara Carfagna in piena sindrome citazionista, sono la dimostrazione che il QI dei pidiellini è sempre stato pari a 15 (Brunetta non pervenuto), e che per un periodo che sembra un secolo, siamo stati governati da personaggi che, al pari di Goebbels, sentita pronunciare la parola cultura, mettevano mano alla pistola. Ignoranti come capre tibetane in crisi iposodica, dissipatori di beni e patrimoni pubblici, leccaculo oltre ogni umana ignominia, i pidiellini rappresentano una vergogna nazionale alla quale mettere riparo con un sano, e ormai non più differibile esilio alle Maldive. Ai new-forzaitalioti non vogliamo male, ci piacerebbe solo che stazionassero nell'habitat che maggiormente gli si confà, a nutrirsi di cocktail di gamberetti e aragoste al vapore con tanta maionese. Bondi e Bonaiuti in pareo farebbero una figura della madonna, mentre Brunetta potrebbe sempre dilettarsi a raccogliere le noci di cocco prima che qualcuna gli cada in testa facendolo definitivamente scomparire dalla scena pubblica. Neppure Ghedini starebbe male sotto la palma a bere mojito tutto il giorno con una foglia di cannabis al posto di quella di menta. Ai pidiellini non vogliamo male, anzi, per accelerare la loro dipartita gli si potrebbe mettere a disposizione il tunnel che collega L'Aquila con il Cern di Ginevra. A parte qualche neutrino in vena di scherzi che ogni tanto ci viaggia al quadruplo della velocità della luce, di solito non ci passa mai nessuno. L'ultima perla è d'O schiattamuort: “Sarò diversamente berlusconiano”. Diversamente e basta, mai.

3 commenti:

  1. parafrasando il citato: "due cose sono infinite: l'universo ed il leccaculismo della patetica mara carfagna,.... ma riguardo all'universo ho ancora dei dubbi"....

    RispondiElimina
  2. Credo che in fin dei conti questa sia quasi una versione ottimistica. Al popolo silviesco dobbiamo aggiungere quella comunità che si definisce di sinistra ed è invece riuscita a smantellare dalla politica tutti quelli che erano i valori principi della sinistra. Forse perchè la sera, di nascosto o palesemente, vedevano pure loro "Striscia la notizia" o le Jene, e li consideravano "programmi di denuncia".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so da quanto tempo mi segui, ma della sinistra di cui parli ho avuto modo di occuparmi un'infinità di volte. Concordo su quanto hai scritto, come potrei non farlo? Però vorrei aggiungere che quella pseudo-sinistra, infettata dal berlusconismo, è iniziata con l'avvento di Massimo D'Alema alla segreteria del Pds nel periodo di massimo fulgore di Silvio e dei suoi, dal 1994 al 1998. Vorrei ricordarti che, da politico più intelligente della storia repubblicana, D'Alema fu tra i promotori del "virtuale" ma non virtuoso club "Emilio Fede". Ma che anche il suo finto avversario e degno compare, Fausto Bertinotti, scaldava le poltrone del TG4 un giorno sì e l'altro pure. E' chiaro, poi, come il Gabibbo sia riuscito a diventare la coscienza critica degli italiani. Chiedo scusa per la lunghezza della risposta ma duellare verbalmente con i comunisti era un piacere quasi fisico, con i loro eredi è solo motivo di incazzatura profonda. E' stato un piacere...

      Elimina