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sabato 21 settembre 2013

L'Innominabile e la teoria dell'equilibrismo

L'equilibrio, si sa, è “senso della misura, capacità di valutare obiettivamente”. In Italia invece, spesso riassume il significato originario, quello legato alla dinamica, insomma, andare in bicicletta senza cadere o camminare su una corda tesa sulle Cascate del Niagara per battere il record mondiale di equilibrismo. Paese di giochi, circhi e circensi annessi, i nostri ciclisti della domenica si dimostrano abilissimi nel restare in sella sempre, anche sui percorsi più accidentati, anche nei tracciati più sconnessi destinati al ciclocross. Campioni indiscussi, storicamente certificati di un altro tipo di equilibrismo, quello politico, erano i democratico-cristiani. Perfino durante un terremoto sussultorio di un quarto d'ora, i balenotteri bianchi erano capaci di restare in piedi comportandosi esattamente come se si trovassero a saltare su un tappeto elastico. Inarrivabili, i vecchi DC. Rotti a tutte le tempeste, riuscivano a tenere dritta la barra anche col mare forza 9. Una volta scesi a terra, erano freschi come una rosa e non avevano neppure i segni di un conato di vomito, figuriamoci la faccia stravolta. Poi arriva Silvio e gli equilibri li rompe. Decide di spaccare in due l'Italia perché sa perfettamente che con il dividi et impera si governa anni, magari secoli. E nonostante il disegno di Silvio sia chiarissimo fin dall'inizio, dall'altra parte, dallo schieramento di chi dovrebbe imbracciare il forcone e farlo tornare ad Arcore, si levano, già nel 1994, i primi queruli tentativi di pacificazione. Soprattutto due soggetti di quella che sarà la peggiore opposizione in epoca repubblicana, si ergono a paladini di una pacificazione che Silvio trasformerà immediatamente prima in revisionismo, poi in negazionismo. I due soggetti di cui sopra, si chiamano Luciano Violante, che ciceroneggia alla Camera dei Deputati, e Giorgio Napolitano (il Migliorista) che gli rende la pariglia al Senato. Il primo fa piangere Mirko Tremaglia, assatanato repubblichino che Silvio trasformerà in statista, il secondo spinge addirittura Berlusconi in persona personalmente, a scendere dal suo scranno di presidente del consiglio per andare a dargli la mano dopo un discorso “alto e forte”, nel quale riconosce la vittoria del Capataz e ne auspica la collaborazione. Passano gli anni, i mesi e se li conti anche i minuti e, invece di ritrovarci con una opposizione che fa onestamente il suo lavoro, inizia la grande epoca degli inciuci (traduzione: accordi sottobanco vergognosi). Non si capisce più, a un certo punto, chi è contro chi e chi è a favore di chi; una specie di grande circo di periferia nel quale il clown è anche il trapezista, il domatore e il lanciatore di coltelli. Cambiano le cavallerizze ma quelle, ormai è assodato, si sostituiscono con l'invecchiamento come le hostess dell'Alitalia. E dopo anni di inciuci, di bicamerali abortite, di aum aum e di birra e salsicce che cazzo pretendete, che qualcuno si faccia avanti e dica a Silvio: “ma te ne vai!”. Anzi, giustificano in qualche modo gli attacchi furibondi contro le toghe rosse. Così, mogio mogio quatto quatto, arriva il giorno del grande discorso istituzionale, del cerchiobottismo come quello del peggior Corriere della Sera, del riconoscimento delle responsabilità (tante) e dei meriti (nessuno) della magistratura. Inutile ciurlare nel manico, il discorso dell'Innominabile alla Luiss è stato il più sottile (e feroce) attacco alla magistratura che un capo dello stato abbia mai fatto a un organo indipendente che, fra l'altro, presiede. Dopo aver richiamato genericamente i politici a essere meno severi con i magistrati (sic!) ha affondato decisamente il coltello nel corpo martoriato dei giudici che fanno solo il loro dovere e quindi indagano, per dire: “I magistrati devono avere un'attitudine meno difensiva e più propositiva rispetto al discorso sulle riforme di cui la giustizia ha indubbio bisogno da tempo e che sono pienamente collocabili nel quadro dei principi della costituzione repubblicana”. Ergo. 'Cari magistrati, siete troppo politicizzati e poco silenziosi, parlate troppo, troppe interviste. Facciamo una bella riforma della giustizia (fortemente voluta dai forzaitalioti) e non se ne parli più'. In molti hanno applaudito il discorso dell'Innominabile, primi in ordine di dichiarazioni alla stampa, Daniela Santanchè e Renato Brunetta. Ma tutto ciò non vi dice nulla?

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