“Con
i se e con i ma non si fanno le frittelle”, diceva nostra nonna che
se avesse avuto le pale sarebbe stato un elicottero. Invece la nostra
civiltà italica è piena proprio di se e di ma, una continua
indecisione, un continuo condizionale spesso usato al posto del
congiuntivo (il presente invece lo usiamo sempre, incapaci di
declinare correttamente l'imperfetto o il passato remoto). Noi non
sappiamo cosa diavolo i gay abbiano mai potuto combinare a Putin,
perché l'odio che lo Zar ha nei confronti degli omosessuali è pari,
se non superiore, a quello che prova nei confronti dei giornalisti
indipendenti. Però, siccome in Russia i gay sono sicuramente più
numerosi dei giornalisti liberi in una libera stampa, applicare il
metodo “Politkovskaja” è improponibile, e non sempre un colpo di
pistola in faccia risolve i problemi. Allora si mette mano alla legge
e si proibisce domineddio ricalcando le orme dei texani che nel loro
codice penale hanno ancora il reato di “sodomia”. In effetti le
offese storiche, dai tempi del potere temporale erano: “sodomiti”
e “ebrei”. Un sodomita-ebreo poi, era il massimo dell'abiezione
tanto che Hitler si inventò le camere a gas e alla fine ne
approfittò per fumizzare anche gli etero. Ma torniamo a Vlady.
“Silvio – ha detto – è attaccato da tutte le parti perché non
è gay, se lo fosse nessuno lo toccherebbe”. Non abbiamo capito se
la battuta da macho vero, da campione di arti marziali sterminatore
di ceceni, fosse riferita al fatto che la lobby gay è “intoccabile”
perché potente ed economicamente molto forte o se, com'è più
facile immaginare, toccare un gay porta con sé una naturale
repulsione. Resta il fatto che, qualunque sia l'intendimento dello Zar, parlare di diritti civili in Russia e come parlare di adozione
di un bambino nero da parte di un socio emerito del KKK: un assurdo
in termini. Ma lo avete visto ieri Silvio all'inaugurazione del suo
mausoleo romano-nuova sede di Forza Italia? Pensate, quegli stessi
loculi sono stati per anni il regno di Giulio Andreotti, la sede dei
maneggi più cool della repubblica, il luogo degli incontri al
vertice con Salvo Lima, Franco Evangelisti (“a fra' che te
serve?”), Cirino Pomicino, qualche cardinale e un pugno di
giornalisti compiacenti tutti pronti ad applaudire le inarrivabili
battute del divo Giulio. Ci chiediamo cosa sia cambiato da allora, e
ci rendiamo conto che la differenza era una sola, Giulio si
circondava di uomini, da misogino qual era le presenze femminili lo
inibivano. Silvio è il perfetto contrario, fosse per lui gli uomini
del suo partito li terrebbe volentieri nello scantinato. LettaLetta
non è Jo Condor e, per dirla tutta, nessuno lo ha mai creduto. Il
fatto è che il premier, dopo il Fonzie riscoperto da Matteo Renzi,
si sente in dovere di inseguire il suo rivale sul versante del
vintage, un pizzico di mordernariato per non ammettere spudoratamente
di essere un fan sfegatato del punk melodico dei Blink 182, troppo giovanile porco
boia, il ceto medio moderato potrebbe avere un sussulto di esistenza
in vita. Allora si lascia andare ai ricordi della sua infanzia che, a
questo punto, dobbiamo presumere l'abbia trascorsa sui libri e
guardando la Tv dei Ragazzi dopo i compiti. D'altronde, con un cotanto zio!
Se mio nonno fosse stato un boia, lui non esisteva................... se....se.....
RispondiEliminapovero silvio aveva bisogno delle ragazze per tirare su il morale ,vallo a capire , a me le ragazze tirano su il cazzo.
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