Venerdì
scorso, mentre era alle prese con una dose massiccia di collirio per
umettare gli occhioni, 'O Schiattamuort ha ricevuto la telefonata di
un amico fidato anzi, fidatissimo. “Angelì – gli ha detto
l'amico – va in giro un giornalista di (…) che sta facendo un
sacco di domande sulla tua vita privata. Ha sentito il parroco, il
giornalaio, il panettiere, l'idraulico, il barbiere e, con l'aiuto di
una talpa della tua security, sta intercettando le telefonate della
tua segretaria e di tutti i tuoi assistenti. Sta attento, è iniziato
il metodo Boffo”. Angelino, che ha sempre dichiarato che il 'metodo
Boffo' non è mai esistito e che era il frutto delle elucubrazioni
della stampa disfattista di sinistra, ha avuto un sussulto simile a
un coccolone ma, contrariamente a quanto si potesse immaginare, non è
stato colto dal panico. Stanco di essere trattato come quello il cui
compito è di pulire le cacchine di Dudù, ha iniziato a picchiettare
sui tasti del cellulare e chiamato nell'ordine: Quagliariello,
Cicchitto, Giovanardi, Lupi e Formigoni per dare loro il triste
annuncio della rottura (quasi) definitiva con il Cavaliere. Cos'era
successo? Era accaduto che mentre (davanti) Silvio corteggiava il suo
ex delfino, assegnandogli per l'intera esistenza il numero due di
tutto e per tutto, gli scherani dei suoi house organ, quatti quatti,
compivano silenziosamente indagini per aprire il fuoco di fila sul
traditore del Capataz, sul Bruto dell'era moderna, sul Giuda della
cristianità targata Mediaset, sì, proprio quella del “tette e
culi”. Prima lusingato, poi sempre più sospettoso, il vice premier
ha infine avuto la prova provata che il padrone stava adoperando con
lui il solito metodo, quello della carota e del bastone con in più
uno sputtanamento globale a mezzo stampa tenuto sottochiave fino al
momento opportuno. Vistosi scoperto, il Cavaliere ha rinunciato
definitivamente alla carota (seguendo anche il consiglio di Francesca
che ne ha visto il prezzo di mercato), e messo decisamente mano al
bastone, un attrezzo molto più economico di cui, tra l'altro, sono
piene le Case Pound. In una lunga intervista all'Huffington Post
Silvio, rivolto ai “governativi”, ha detto: “Ma come potete
rimanere con coloro che hanno decretato la mia morte pubblica?”
Poi ha aggiunto minaccioso: “Ricordatevi di Fini”. Non sappiamo
di quante ville a Montecarlo goda Alfano, quello che sappiamo è che
lo stesso Angelino, affermando “Noi non abbiamo paura del metodo
Boffo”, ha esplicitamente ammesso che il metodo esiste, che è
stato utilizzato a scopi politici, che le strategie dell'insulto,
dell'intimidazione, del sospetto, della denigrazione a mezzo stampa
fanno parte integrante del repertorio silviesco, che i giornali di
gossip rappresentano il braccio sporco e violento del regime
dell'imperatore di Arcore, che il giornalismo italiano non ha ormai
più nulla a che spartire con l'etica e la deontologia che regola da
secoli quello anglosassone e non solo. L'editoria e l'industria hanno
sempre avuto un rapporto molto stretto. Una testata giornalistica,
per molti industriali, rappresentava il fiore all'occhiello,
uno strumento per acquisire quella visibilità sociale che nessuna
fabbrica di frigoriferi gli avrebbe mai dato. Enrico Mattei, da
presidente dell'Eni, per rispondere agli attacchi della stampa
paludata dell'epoca, un giornale lo fondò. Era “Il Giorno”, del
quale Tiziano Terzani scrisse: “Il Giorno di Milano era il giornale
più indipendente che ci fosse in Italia”. Mattei fondò un
giornale che aveva nel suo dna la schiena dritta, Silvio non ha
fondato nessun giornale, ne ha fregato uno a Indro Montanelli. E che
il quotidiano diretto da Sallusti abbia la schiena dritta beh, non si
discute, soprattutto quando ci sono da sputtanare i nemici del
padrone.
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