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sabato 16 novembre 2013

I cazzeggi del sabato. Tutti “in nome del padre” Silvio. Falchi, falche, falchetti e colombe, il caravanserraglio della vergogna. E falliscono 10mila imprese in nove mesi

Si dividono ma il leader resta uno anzi, unico: Silvio I° imperatore di Arcore. Si dividono, a meno di un coup de theatre che questa volta sarebbe un coup e basta, con l'alibi della governabilità, mentre non è che per portare a casa gli ultimi privilegi concessi a deputati e senatori, vitalizi compresi. Non solo. C'è chi, se non avesse l'impunità, correrebbe il rischio di finire in galera, a quel punto meglio “il Capo”, no? Gli ultimi tentativi disperati di metterci una pezza sono falliti miseramente di notte, quando l'agitarsi dei carbonari e dei massoni, è stato fermato da una telefonata lapidaria di Silvio che ha detto a Quagliariello: “O con me o contro di me”, perché il succo della sostanza, alla fine, è proprio questo. Berlusconi non riesce a digerire il fatto che, mentre lui decadrà da senatore e non potrà più utilizzare la sua tessera per andare al cinema a vedere Checco Zalone, Formigoni, Lupi e Cicchitto potranno continuare a farlo senza vergogna. Ma come potevano pensare, le colombe, che Silvio potesse davvero travestirsi da statista quando per tutta la vita ha pensato solo ai cazzi suoi? Ma quanti lodi avevano dovuto ideare per salvargli il culo in tutti i modi possibili, per pensare che il vento fosse cambiato? La potenza di fuoco elettorale di Silvio la conoscono tutti. Prendiamo le ultime elezioni. Ha ripreso in mano un partito decotto e in venti giorni, mentre un pirla emiliano cercava di smacchiarlo, è riuscito a tornare al governo passando pure per il salvatore della patria. Ridotto ai minimi termini, il Pdl è riuscito in un'impresa che nessuno si sarebbe mai aspettato, neppure l'inconsapevole Capezzone. Eccole, quindi, le paure di quelli del Nuovo Centro Destra (che cazzo di nome originale!). Hanno cercato fino alla fine di restare attaccati alla tetta di Silvio per suggere l'ultimo latte disponibile, ma da parte del Capataz, di latte non ce n'è più e il rischio che corrono i vari Quagliariello, 2232, i trenta senatori e i 25 deputati governativi, è quello di squagliarsi come neve al sole di agosto. E non saranno sufficienti le manovre di Pierfy Casini-Caltagirone per metterli nelle condizioni di contare ancora qualcosa nel panorama politico italiano. Non crediamo sia un caso il fatto che ieri Scelta Civica si sia spaccata in due. Mentre Mario Monti aveva deciso di divorziare dal Pierfy (che aveva tramato alle sue spalle) e di dare un calcio nel culo all'Udc, i popolari si erano già allocati nel Casini rifondatore della DC e propugnatore di un nuovo centro-destra nettato da Silvio. C'è da sottolineare però, la genialità di Daniela Santanché la quale, proprio in vista della fuoriuscita dei governativi dalla nuova Forza Italia, ha fatto incontrare a Silvio la carne fresca dei nuovi, giovanissimi forzaitalioti. E a Silvio, si sa, la carne fresca piace da morire, anche perché l'altra l'ha già assaggiata tutta.
Spaccato un partito per riaffermare che gli unici cazzi che contano in questo paese sono quelli di Silvio, continuano a venir fuori le statistiche di chi continua a monitorare lo stato di salute di una nazione di saltimbanchi. Il Cerved, ad esempio, ci dice che negli ultimi nove mesi hanno chiuso 9.902 imprese, il 12 per cento in più dello stesso periodo del 2012. La Confcommercio, invece, ci dice che siamo ancora in piena recessione e che gli “spiragli” aperti dal duo LettaLetta/Saccomanni, su una possibile ripresa, rappresentano un sogno mentre la realtà è una cosa diversa. In più, c'è da dire che la UE ha sonoramente bocciato la legge di stabilità affermando che non ci sono le richieste riforme strutturali né le privatizzazioni auspicate. LettaLetta ha risposto che non è possibile continuare a percorrere la via del rigore, ma a Bruxelles hanno fatto orecchie da mercanti, la riprova che l'Italia è un paese commissariato nonostante qualcuno si preoccupi ancora di dirci che non è vero. Se questo governo dovesse rispondere a tutte le richieste della UE, sarebbe peggio di quello del Professore, e non si vede all'orizzonte nessun politico che possa metterci una pezza. In questo momento servirebbero un colpo di reni, uno di genio, uno di fantasia. Invece siamo ancora vittime dei burocrati/tecnocrati benedetti dalla UE. Serve uno strappo e, alla fine, un po' di coraggio, caratteristiche che, purtroppo, non fanno parte del dna democristiano.

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