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venerdì 22 novembre 2013

22 novembre 1963, Dallas, Texas, Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy, assassinato

Condivido lo scatto di Patrick Burns per il New York Times. Quelli trucidi di Dallas non mi interessano, roba da voyeur. 50 anni fa, John Kennedy veniva assassinato dalla più grande concentrazione d'interessi "contro" della storia americana, roba che manco la guerra civile. La "concentrazione" uccise le speranze democratiche di una nazione, prima fra tutte la pacifica convivenza etnica. Fu Kennedy che mobilitò l'FBI per accompagnare il "negro" James Meredith all'Università del Mississippi, era il 1962 e l'America non sarebbe stata più la stessa. Cinque mesi prima di quel 22 novembre 1963, a giugno, era morto Papa Giovanni XXIII. Cinque anni dopo, nel 1968, Martin Luther King sarà assassinato a Memphis. Negli USA i conflitti sociali (e politici) si risolvono con uno shoot, in Italia siamo più raffinati. Due giorni fa, Bill Clinton e Barack Obama sono andati ad Arlington per deporre una corona di fiori sulla tomba di John Fitzgerald Kennedy. Quella fiamma eterna voluta da Jackie, che brucia da allora sulla tomba del Presidente, rappresenta molto di più del terminale di un tubo del gas, è il simbolo di quella democrazia e di quella libertà che, pur con incertezze a volte imbarazzanti, i tre presidenti democratici hanno incarnato. 50 anni fa, uno shoot.
Neppure in una ricorrenza come questa, i servi hanno deciso di tenere un basso profilo. Alessandro Sallusti, questa mattina sul Giornale, ha paragonato Berlusconi a Kennedy. La vergogna non ha mai né una fine né un limite.

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