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sabato 23 novembre 2013

I cazzeggi del sabato. Da lunedì FI all'opposizione, e parte il “Ruby ter”. Bond svapora come nebbia al sole

Basta giochi: da lunedì Silvio Berlusconi e il suo esercito passeranno all'opposizione. Lo ha detto, anzi sancito, il “Furioso” dopo la decisione dei gruppi del Senato di votare il 27 novembre (questa settimana) la sua decadenza. Essendo l'uomo più perseguitato nella storia dell'Italia repubblicana, Silvio ha deciso di staccare la spina a tutto e tutti, nel caso specifico al LettaLetta I°, alias “steel balls”. Non c'è verso. A Silvio le sentenze della magistratura, ovviamente quelle sfavorevoli, stanno cordialmente sulle palle, e la sensazione che la sua intemerata contro i giudici continui a colpire l'immaginario collettivo degli italioti, è testimoniata da quanto ci ha detto il nostro amico idraulico che, in tutta la sua vita, non ha mai votato per Berlusconi: “Ma come si fa – ha sibilato mentre cercava di rianimare un termostato morto – a credere a chi in due mesi emana una sentenza quando una causa dura almeno cinque anni?” Stanchi di dover rispondere a chi non si aspetta nessuna risposta, fermo com'è nelle sue posizioni e nulla gli farebbe cambiare idea, abbiamo preferito tacere perché di litigare con una persona alla quale avremmo chiesto di lì a breve la fattura, non ce la siamo sentita. E la visuale non cambia neppure quando passa a parlare del Ruby ter, il processo che il tribunale di Milano intende celebrare contro i testimoni che, a loro dire, hanno spudoratamente mentito durante le fasi dibattimentali del Ruby bis. “Ruby – ha detto sempre l'idraulico – a tredici anni veniva regolarmente violentata dal padre e dallo zio e a quindici si prostituiva. E poi, tu avresti dato diciassette anni a una ragazza che ne dimostrava venti?” Cosa diavolo vuoi rispondere a uno che “siccome a Ruby era stata fatta violenza dal padre e dallo zio tutti potevano stuprarla”, crede che Silvio sia un benefattore e venda laser che fanno crescere i peli? L'unico dato certo è che i berluscones continuano imperterriti a disinformare, l'unico dato certo è che siamo, dentro, profondamente italiani, figli di etruschi e romani, goti e visigoti, francesi, spagnoli, normanni e padani, quindi, senza nessuna identità. Si sa, mettere insieme un'accozzaglia di “figli di”, anche solo per fare un tentativo di rivoluzione, è impresa titanica, forse è per questa ragione che moriremo tutti democristiani, il senso dell'italianità pura: il tutto e il nulla, il pro e il contro, il bianco e il nero, tarallucci e vino. L'unico che spicca in questo marasma di mediocrità, diciamolo, è Bond... Sandro Bond. Di amici come lui vorremmo averne una folla: fedele, innamorato, adorante, mai supplicante, quasi una compagna perfetta se non fosse un uomo. Bond è l'amico pronto all'olocausto, che va perfino contronatura pur di esaudire i desideri dell'”amico-mentore-benefattore”. Ha iniziato a usare un linguaggio che non gli appartiene e che affonda le radici nell'evidentemente mai dimenticato, dna comunista. È diventato, Bond, un violento, un vero e proprio braccio armato di Silvio che, per un breve periodo, gli regalò perfino il ministero dei beni culturali. Della sua presenza in Via del Collegio Romano, si ricordano le prese di posizione contro Sabina Guzzanti, Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Elio Germano, la non presenza a Cannes, il crollo di Pompei e, dulcis in fundo, l'improvvido acquisto di un crocifisso falsamente attribuito a Michelangelo, pagato un paio di milioni di euro e del quale ci siamo lungamente occupati su questo blog. A Bond... Sandro Bond, vorremmo sommessamente chiedere che fine ha fatto il crocifisso di Michelangelo e, soprattutto, se ha mai restituito allo Stato la somma spesa per acquistare un'opera tarocca. E poi ci lamentiamo se i cinesi copiano Prada.

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