Basta giochi: da lunedì Silvio
Berlusconi e il suo esercito passeranno all'opposizione. Lo ha detto,
anzi sancito, il “Furioso” dopo la decisione dei gruppi del
Senato di votare il 27 novembre (questa settimana) la sua decadenza.
Essendo l'uomo più perseguitato nella storia dell'Italia
repubblicana, Silvio ha deciso di staccare la spina a tutto e tutti,
nel caso specifico al LettaLetta I°, alias “steel balls”. Non
c'è verso. A Silvio le sentenze della magistratura, ovviamente
quelle sfavorevoli, stanno cordialmente sulle palle, e la sensazione
che la sua intemerata contro i giudici continui a colpire
l'immaginario collettivo degli italioti, è testimoniata da quanto ci
ha detto il nostro amico idraulico che, in tutta la sua vita, non ha
mai votato per Berlusconi: “Ma come si fa – ha sibilato mentre
cercava di rianimare un termostato morto – a credere a chi in due
mesi emana una sentenza quando una causa dura almeno cinque anni?”
Stanchi di dover rispondere a chi non si aspetta nessuna risposta,
fermo com'è nelle sue posizioni e nulla gli farebbe cambiare idea,
abbiamo preferito tacere perché di litigare con una persona alla
quale avremmo chiesto di lì a breve la fattura, non ce la siamo
sentita. E la visuale non cambia neppure quando passa a parlare del
Ruby ter, il processo che il tribunale di Milano intende celebrare
contro i testimoni che, a loro dire, hanno spudoratamente mentito
durante le fasi dibattimentali del Ruby bis. “Ruby – ha detto
sempre l'idraulico – a tredici anni veniva regolarmente violentata
dal padre e dallo zio e a quindici si prostituiva. E poi, tu avresti
dato diciassette anni a una ragazza che ne dimostrava venti?” Cosa
diavolo vuoi rispondere a uno che “siccome a Ruby era stata fatta
violenza dal padre e dallo zio tutti potevano stuprarla”,
crede che Silvio sia un benefattore e venda laser che fanno crescere
i peli? L'unico dato certo è che i berluscones continuano
imperterriti a disinformare, l'unico dato certo è che siamo, dentro,
profondamente italiani, figli di etruschi e romani, goti e visigoti,
francesi, spagnoli, normanni e padani, quindi, senza nessuna
identità. Si sa, mettere insieme un'accozzaglia di “figli di”,
anche solo per fare un tentativo di rivoluzione, è impresa titanica,
forse è per questa ragione che moriremo tutti democristiani, il
senso dell'italianità pura: il tutto e il nulla, il pro e il contro,
il bianco e il nero, tarallucci e vino. L'unico che spicca in questo
marasma di mediocrità, diciamolo, è Bond... Sandro Bond. Di amici
come lui vorremmo averne una folla: fedele, innamorato, adorante, mai
supplicante, quasi una compagna perfetta se non fosse un uomo. Bond è
l'amico pronto all'olocausto, che va perfino contronatura pur di
esaudire i desideri dell'”amico-mentore-benefattore”. Ha iniziato
a usare un linguaggio che non gli appartiene e che affonda le radici
nell'evidentemente mai dimenticato, dna comunista. È diventato, Bond,
un violento, un vero e proprio braccio armato di Silvio che, per un
breve periodo, gli regalò perfino il ministero dei beni culturali.
Della sua presenza in Via del Collegio Romano, si ricordano le prese
di posizione contro Sabina Guzzanti, Matteo Garrone, Paolo
Sorrentino, Elio Germano, la non presenza a Cannes, il crollo di
Pompei e, dulcis in fundo, l'improvvido acquisto di un crocifisso
falsamente attribuito a Michelangelo, pagato un paio di milioni di
euro e del quale ci siamo lungamente occupati su questo blog. A
Bond... Sandro Bond, vorremmo sommessamente chiedere che fine ha fatto
il crocifisso di Michelangelo e, soprattutto, se ha mai restituito
allo Stato la somma spesa per acquistare un'opera tarocca. E poi ci
lamentiamo se i cinesi copiano Prada.
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