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domenica 3 novembre 2013

Gli italiani con la cultura non mangiano. Con Pompei ed Ercolano gli inglesi sì. Becchi e Silvio: amore a prima vista

Neil MacGregor, il direttore del British Museum, non sta nella pelle. A lui e alla struttura che dirige, la mostra su Pompei ed Ercolano ha fruttato 6 milioni di euro e fatto registrare mezzo milione di ingressi: la terza performance di sempre dopo i Tesori di Tutankhamen e l'Esercito di terracotta cinese. Il novanta per cento dei pezzi esposti sono arrivati direttamente dall'Italia, in prestito, e gli inglesi hanno saputo farli fruttare nell'unico modo possibile: esponendoli. Ma non basta. Il 25 e il 26 novembre, uscirà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo un documentario sulla vita nelle due città distrutte dalla furia del Vesuvio, prodotto direttamente dal British e, a quanto si dice, già destinato a incassi record, proprio come Checco Zalone da noi. Si possono fare tutte le considerazioni del mondo, e tutte plausibili. Ma nessuno ci potrà togliere dalla mente che l'Italia è governata da gente che al massimo potrebbe sovrintendere alla cura di un pollaio e non nella parte del gallo. Aveva ragione Tremonti, con la cultura gli italiani non mangiano, ma con la cultura italiana gli inglesi sì, e anche abbondantemente.
È di questi giorni la notizia che Silvio di persona personalmente, ha telefonato al professor Paolo Becchi, teorico/teologo del M5S. Silvio voleva capire dall'inquietante personaggio che filosofeggia sulle bislacche teorie di Casaleggio, come fare a monetizzare (in termini di voti) la pancia degli italiani. Dopo una lunga interlocuzione, interrotta solo dai latrati di Dudù che si era fracassato le palle, il professore, con lo sguardo tale e quale a quello di Chucky, la bambola assassina, ha dettato alle agenzie: “Oh, brava gente, Silvio è forte, lui ha capito il futuro. Il Pd è morto”. Grande Silvio, gli basta un telefono e la gente cade ai suoi piedi, e senza le Scapagnini Pills.

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