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lunedì 4 novembre 2013

Più di un milione di nullasapienti vivono grazie alla politica. È iniziata la corsa alle tessere (del Pd)

Sono 1.128.722 le persone che vivono di politica. Non lo dicono né Anonymous né il bollettino degli anarchici insurrezionalisti. Lo dice la Uil, che di tutto può essere tacciata meno che di disfattismo, vero Angeletti controfirmatore dei patti scellerati con Marchionne? Il costo di questo esercito di nullafacenti e nullasapienti è di 24 miliardi di euro l'anno, 6 volte l'Imu. Il solo vicepremier, detto 'O Schiattamuort, fra consulenti e segretari, amici e conoscenti, costa all'erario, cioè a noi, 3 milioni e mezzo di euro l'anno. Gli altri soldi vanno a parlamentari, amministratori locali, dipendenti di società statali, funzionari di partito, portaborse, portagiornali, portacappuccini, portabrioche, portasniffate, portaerba, portasfiga vari, porta e basta. A volte, intorno ai nostri politici prosperano vere e proprie industrie del lavoro che, almeno, contribuiscono a far scendere il tasso di disoccupazione giovanile. Sono tutti parenti, amici degli amici, figli di amanti e concubine, nipoti di capibastone, prole illegittima dei signori delle tessere, quelli che scendono in campo (investendo in proprio qualche centinaia di migliaia di euro), solo quando occorre. Come ad esempio in questi giorni in cui si stanno svolgendo i congressi provinciali del Pd. A leggere le cronache, fra tessere in bianco, quelle pre-compilate, quelle che arrivano con l'Ups in scatole di “campioni senza valore”, quelle che si raddoppiano lungo il viaggio fra Roma e la sede di destinazione, quelle che si triplicano senza un Cristo pronto a ripetere il miracolo dei pani e dei pesci, il Pd sembra essere diventato il partito dell'una e trina, una specie di moltiplicatore delle illusioni che Renzi, Cuperlo, Civati e quell'altro di cui non ricordiamo il nome, ah, sì, Frittella, cercano in tutti i modi di possedere proprio come si fa con le mignotte di strada: semplicemente pagandole. A sentirli sembrano tutti anime candide, quelle che non sanno niente, non hanno visto niente, non vedranno niente e, soprattutto, non capiscono niente. Cuperlo dice: “Blocchiamo i congressi provinciali”. Renzi risponde: “E 'sti 'azzi!” Così succede che a Roma si prendano a randellate, a Catania scoppi uno scandalo da prima pagina di Libero, a Trapani si svolgano due congressi con un solo circolo, mentre sono centinaia le tessere distribuite a perfetti sconosciuti che si sono ritrovati dalla sera alla mattina, iscritti al Pd. Qualche anno fa successe anche a noi. Il segretario cittadino dei socialdemocratici, con il quale avevamo preso qualche volta un caffè, ci fece dono, recapitandola direttamente a casa, della tessera del suo partito. Il prenderla, rimetterla nella tasca del legittimo proprietario dopo avergli pagato un caffè e detto sorridendo “Ma che sei scemo?”, rappresentò un momento di grande soddisfazione. C'è da dire che, negli anni, ci ritrovammo a nostra insaputa iscritti al Psi, al Pli, al Pri e perfino alla DC. Ma quando arrivò la tessera del MSI ci incazzammo come iene maculate del Sudafrica in crisi di astinenza da carcassa di zebra del Perù. Ma era morto Almirante e anche il Mis si stava democristianizzando. Non ci scandalizza mica il fatto che nel Pd vigano ancora certe regole aberranti, quello che ci sconvolge è sapere che tutto questo spendere soldi e agitarsi non servirà a niente, men che meno a cambiare qualcosa in un paese di morti in avanzato stato di decomposizione. La prova che siamo un paese di morti? Eccone due. La prima: i malati di Sla hanno scritto al governo affermando: “O ci state ad ascoltare oppure, tutti insieme, staccheremo i respiratori”. Stiamo parlando di malati di Sla e non dei finti ciechi di Canicattì. La seconda. Sapete a chi sono andati i soldi destinati dai governi che si sono succeduti in quest'ultimo periodo alle vittime della mafia? Alla figlia di Salvo Lima. Agli altri, solo la pensione e un morto da piangere. Ovviamente i morti da piangere non erano e non sono le vittime della mafia.

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