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sabato 18 gennaio 2014
Ecco l'incontro del secolo. Matteo e Silvio si vedranno sotto il ritratto del Che, alla luce dei riflettori
Una volta, tanto tempo fa da
sembrare un'eternità, un incontro simile si sarebbe tenuto nelle
Grotte di Frasassi, in una baita trentina raggiungibile solo con il
gatto delle nevi, in un eremo dei Monti Sibillini, nella canonica del
convento dei benedettini a Racalmuto o a casa di Gianni Letta davanti
a un bicchierino di zibibbo e una fetta di crostata di visciole.
Oggi, i tempi sono davvero cambiati, l'incontro fra Matteo de' Medici
e Silvio Berlusconi detto il Capataz per la comune altezza con Renato
Rascel, si terrà nella sede del Partito Democratico e, come dice il
Segretario, sotto il ritratto di Che Guevara. Ce lo vedete Silviuccio
vostro disperato e servizi sociali condannato, fotografato sotto il ritratto del Che? I tempi cambiano, e
quello che solo ieri sarebbe sembrato un assurdo in termini, si è trasformato in realtà. Diciamola tutto, questo governo deve andare a
casa. Non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che si era prefissato
ma non solo, come stanno urlando i grillini (usando tutti i toni
possibili) in questi giorni, sta arrivando a svendere la Banca
d'Italia a Unicredit e Banca Intesa, due banche che faranno un realizzo
miliardario mentre i cittadini ne pagheranno le conseguenze. Ed è
stato talmente bravo questo governo, che perfino con il ricalcolo del
Pil su base americana, a fronte di un aumento medio del 2,5 per cento
degli altri stati europei, l'Italia si ritroverà all'1/1,5 per
cento, segnando la ripresa più lenta dell'intero Vecchio Continente.
Si deve votare a maggio, non se ne può fare a meno. Occorre un
governo stabile, una politica seria, maggiore lucidità, più
fantasia. Non si può continuare ad andare avanti con Alfano,
Cicchitto, Giovanardi, la De Girolamo, la Lorenzin, Quagliariello e
tutto l'attrezzume berlusconiano pronto a tornare agli ordini del Capo con una legge elettorale che ridia il via al Centrodestra. Per
forza che Alfano è in fibrillazione, per forza che Formigoni ha
messo mano al cilicio, per loro l'accordo sulla legge elettorale (e
non su possibili forme di co-governo), fra il Pd e Forza Italia suona
come l'ultima campana a morto della torre del Duomo di Adro. E non
saranno solo loro a tornare a casa senza arte né parte e a rischio
povertà, ma anche la Lega xenofoba e sfascista, Scelta Civica, i
Nuovi Popolari, gli Udc di Casini, mentre Sel se ne andrà con Renzi
per un possibile e non più rinviabile governo riformista. Lo aveva
chiesto perfino Curzio Maltese sulle colonne di Repubblica: “Purché
questo incontro avvenga alla luce del sole”. Altro che luce del sole, ci
saranno i mezzi di illuminazione che si confanno di più sia a
Berlusconi che a Renzi: i riflettori.
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