A
Bolzano i più ricchi, ad Ascoli Piceno i più poveri. Ah, la
depressione!
Eppure
di Suv ne girano tanti e il porto turistico è pieno di belle barche
che è possibile definire yacht. Le boutique, insieme agli
stracciaroli, invadono i centri storici e i centri commerciali sono
sempre pieni di persone che fanno compere e mangiano, mangiano e
fanno compere. Le movide serali e notturne sono sempre affollatissime
e non è che una birra costi qualche centesimo! Poi il fatto è che
di birre ne scorrono a fiumi e l'insofferenza e l'ignoranza fanno il
resto, risse con tirapugni comprese. Da quello che è possibile
vedere, pur vestendo casual (molto di lusso in qualche caso), la
popolazione non è che se la passi male, anzi. Però la vita
culturale è ridotta ai festival del cibo e alle celebrazioni dei
morti (drammaturghi, artisti, cantanti, ecc.), aspetto che,
considerate le amministrazioni destrorse attuali, riteniamo una gran
fortuna, come quella che le bande musicali eseguano solo le vecchie
marcette militari, quelle che più innocue non si può, e che il 25 Aprile si rifiutino di suonare Bella ciao.
In
tutta la provincia si avverte il maleodorante puzzo di fritto, quello
che la Suprema Corte ritiene un reato di vilipendio al gusto, ma la
'ggente (panem et circenses) gode e noi la lasciamo godere.
Stiamo
parlando della provincia in cui viviamo, Ascoli Piceno, che
l'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro su microdati
Istat, pone all'ultimo posto della classifica sulle “retribuzioni
nette medie mensili degli occupati alle dipendenze (15-64 anni):
stipendio medio mensile, insomma, 925 euro, roba da fame nera.
Quello
che ci ha colpito, è che province che credevamo molto più povere di
noi, ci sopravanzano di diverse posizioni mentre le altre delle
Marche, con Ancona in testa a 1324 euro, vanno dalla 39a posizione in
giù.
Le Marche, secondo questa statistica, non sono affatto una
regione ricca eppure, da Porto Sant'Elpidio in su, di ricchezza ne
abbiamo vista e ne abbiamo sentito l'odore. C'è
una sorta di gap che non riusciamo a comprendere, fra quello che si
percepisce e quello che si guadagna. Ci piacerebbe sapere, ad
esempio, quanto in questo discorso incidano le cosiddette finanziarie
e quanto il lavoro in nero, e il nero fuoribusta, siano parte
integrante di un benessere che si vede ma non si spiega. Quello che
sappiamo per certo, è che la nostra regione spicca per risparmio e
che l'arpagonismo sia una delle malattie più diffuse.
Il “braccetto
corto”, la tirchieria, sembra facciano parte del nostro dna, eppure
noi non siamo così, perché noi, alla fine, siamo e ci consideriamo
cittadini del mondo.
C'è
infine il discorso legato alle proprietà immobiliari. Sono tante,
tantissime. Abbiamo sentito parlare di 30, 40 appartamenti posseduti
da una sola persona e ci domandiamo se quella persona paghi o no le
tasse. Già, le tasse. Un punto talmente dolente che in provincia
abbondano i cosiddetti consulenti del lavoro o commercialisti che dir
si voglia. Tutti sanno che guadagnano sul risparmio degli altri e
qualcuno, ogni tanto, fugge con la cassa verso paradisi veri e non
quelli fittizi che una vita di provincia vuota spesso produce e
mostra con baldanzosa arroganza.
Al
primo posto, dove gli stipendi hanno un loro perché pur essendo
inferiori a quelli del resto d'Europa, è la provincia autonoma di
Bolzano (1476 euro), e se Bolzano è autonoma e ricca, qualche
domanda dobbiamo farcela. Come sempre è destinata a cadere nel
vuoto, quello espanso che piace tanto a chi vende un gin in più e un
libro in meno.
PS. Domani è il 1 Maggio e Cornetto&Cappuccino va in trasferta. Magari a Portella della Ginestra.