Uccisa nel sonno. L'amore a coltellate
Quell'amore
che secondo il divin poeta genovese strappa i capelli, non c'è più.
È stato sostituito da forme d'affetto che nulla hanno a che vedere
con il sentimento cantato per secoli da tutti, lattai e stagnini
compresi.
Oggi
si parte da un alto tasso di attrazione fisica e si finisce a
randellate dopo qualche mese. La durata dei matrimoni e delle
convivenze non la stabiliamo noi ma le statistiche, e contro
l'aridità dei numeri non si può fare nulla se non prenderne
mestamente atto. Ci si
prende e ci si lascia non si sa mai bene perché. A un rapporto ne
segue un altro, poi un altro ancora e così all'infinito.
I matrimoni
durano pochissimo, giusto il tempo di assaporare quello che era il
più bel giorno della vita delle persone e poi basta. Finiti i
confetti, il ricevimento da 300 euro a invitato, lo champagne e il
viaggio di nozze alle Maldive si torna alla realtà, e la realtà
dice che non si può. Quando va bene, i coniugi e i conviventi si
lasciano con un mare di dispetti reciproci e finisce lì. Quando va
male, il rapporto termina a pistolettate, legnate, coltellate,
caccavelle e putipù. Si piange non perché è finita una storia
d'amore ma una vita umana, al 99 per cento quella delle donne, e di
vite di donne se ne fermano sempre di più. È un fenomeno che ha
perfino un nome, si chiama femminicidio e sta dilagando come la peste
nera nella Milano di Alessandro Manzoni. Bisognerebbe trovare gli
untori e l'impresa non è né facile né priva di rischi.
Caltagirone,
Sicilia, e la latitudine c'entra una mazza.
Salvatore
Pirronello, cinquantaduenne con una fedina penale lunga una vita,
uccide a coltellate Patrizia Formica, cinque anni di meno, con un
matrimonio fallito alle spalle esattamente come lui. Patrizia si
lamentava del fatto che l'ex marito le impediva di incontrare i
figli, e per una donna si sa quanto l'amore dei figli sia importante.
Passano una giornata, domenica, con gli amici, Patrizia è felice e
posta su Facebook “Noi insieme appassionatamente”. Ama Salvatore
e lo circonda di affetto anche se resta sullo sfondo la tristezza per
gli incontri mancati con i figli.
Evidentemente
ne parla con lui, diventa quasi ossessiva, non riesce a togliersi
dalla mente i rifiuti dell'ex che ha preso molto male la separazione.
E quando gli uomini prendono male la separazione diventano cattivi e
insensibili.
Salvatore
inizia a stancarsi dei pianti della compagna. La vuole lasciare e la
invita più volte a tornare con il marito, che non ama più, e con
i figli. Ma Patrizia vuole restare con lui. La sera di domenica
scoppia la lite. Sembra una qualsiasi litigata fra partner ma questa
ha un esito diverso. Salvatore, come dirà lucidamente ai
carabinieri, viene colto da un raptus (non esistono raptus “lucidi”).
Va in cucina, si arma di un coltello grosso come una mannaia, torna
in camera da letto e infligge quattro coltellate alla compagna che
dorme. Alla quarta coltellata Patrizia si alza e con un gesto
disperato chiude a chiave la porta della stanza. È un attimo, appena
chiusa, cade a terra e muore.
I
militi, chiamati da Salvatore che nel frattempo si è vestito ed è andato di persona personalmente in caserma, devono sfondare la porta
per accertare che la donna è morta. Lo arrestano e accusano di
omicidio volontario.
Questa
storia finisce come terminano molte storie oggi in Italia, con la
morte del più debole, di quella che “Noi insieme
appassionatamente”.
Questa storia finisce perché l'amore non
esiste più, visto che si accontenterebbe (l'amore) di strappare i
capelli e non le vite. L'amore non esiste più perché non vediamo in
giro facce da ebeti, quelle che ci permettevano di capire se fosse
amore oppure uno sgangherato calesse.
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