Translate

martedì 4 aprile 2017

Cornetto&Cappuccino. Uccisa nel sonno. L'amore a coltellate


Uccisa nel sonno. L'amore a coltellate

Quell'amore che secondo il divin poeta genovese strappa i capelli, non c'è più. 
È stato sostituito da forme d'affetto che nulla hanno a che vedere con il sentimento cantato per secoli da tutti, lattai e stagnini compresi.
Oggi si parte da un alto tasso di attrazione fisica e si finisce a randellate dopo qualche mese. La durata dei matrimoni e delle convivenze non la stabiliamo noi ma le statistiche, e contro l'aridità dei numeri non si può fare nulla se non prenderne mestamente atto. Ci si prende e ci si lascia non si sa mai bene perché. A un rapporto ne segue un altro, poi un altro ancora e così all'infinito. 
I matrimoni durano pochissimo, giusto il tempo di assaporare quello che era il più bel giorno della vita delle persone e poi basta. Finiti i confetti, il ricevimento da 300 euro a invitato, lo champagne e il viaggio di nozze alle Maldive si torna alla realtà, e la realtà dice che non si può. Quando va bene, i coniugi e i conviventi si lasciano con un mare di dispetti reciproci e finisce lì. Quando va male, il rapporto termina a pistolettate, legnate, coltellate, caccavelle e putipù. Si piange non perché è finita una storia d'amore ma una vita umana, al 99 per cento quella delle donne, e di vite di donne se ne fermano sempre di più. È un fenomeno che ha perfino un nome, si chiama femminicidio e sta dilagando come la peste nera nella Milano di Alessandro Manzoni. Bisognerebbe trovare gli untori e l'impresa non è né facile né priva di rischi.
Caltagirone, Sicilia, e la latitudine c'entra una mazza.
Salvatore Pirronello, cinquantaduenne con una fedina penale lunga una vita, uccide a coltellate Patrizia Formica, cinque anni di meno, con un matrimonio fallito alle spalle esattamente come lui. Patrizia si lamentava del fatto che l'ex marito le impediva di incontrare i figli, e per una donna si sa quanto l'amore dei figli sia importante. Passano una giornata, domenica, con gli amici, Patrizia è felice e posta su Facebook Noi insieme appassionatamente”. Ama Salvatore e lo circonda di affetto anche se resta sullo sfondo la tristezza per gli incontri mancati con i figli.
Evidentemente ne parla con lui, diventa quasi ossessiva, non riesce a togliersi dalla mente i rifiuti dell'ex che ha preso molto male la separazione. E quando gli uomini prendono male la separazione diventano cattivi e insensibili.
Salvatore inizia a stancarsi dei pianti della compagna. La vuole lasciare e la invita più volte a tornare con il marito, che non ama più, e con i figli. Ma Patrizia vuole restare con lui. La sera di domenica scoppia la lite. Sembra una qualsiasi litigata fra partner ma questa ha un esito diverso. Salvatore, come dirà lucidamente ai carabinieri, viene colto da un raptus (non esistono raptus “lucidi”). Va in cucina, si arma di un coltello grosso come una mannaia, torna in camera da letto e infligge quattro coltellate alla compagna che dorme. Alla quarta coltellata Patrizia si alza e con un gesto disperato chiude a chiave la porta della stanza. È un attimo, appena chiusa, cade a terra e muore.
I militi, chiamati da Salvatore che nel frattempo si è vestito ed è andato di persona personalmente in caserma, devono sfondare la porta per accertare che la donna è morta. Lo arrestano e accusano di omicidio volontario.
Questa storia finisce come terminano molte storie oggi in Italia, con la morte del più debole, di quella che “Noi insieme appassionatamente”. 
Questa storia finisce perché l'amore non esiste più, visto che si accontenterebbe (l'amore) di strappare i capelli e non le vite. L'amore non esiste più perché non vediamo in giro facce da ebeti, quelle che ci permettevano di capire se fosse amore oppure uno sgangherato calesse. 


Nessun commento:

Posta un commento