Italia.
Sempre più vecchi, sempre meno laureati. Nel 2065 il tonfo
Che
non fossimo un paese per giovani lo sapevamo. Ed è chiaro che non
essendo un paese per giovani, dobbiamo esserlo per forza per vecchi.
Seguendo quello che si sta dimostrando ormai un trend inarrestabile,
nel 2045 non ci saranno più soldi, ad esempio, per pagare le
pensioni.
Le
previsioni demografiche dell'Istat sono chiare. A pagare lo scotto
più alto dell'invecchiamento progressivo del Paese sarà soprattutto
il Sud che, dato il picco massimo nel 2065, perderà 1,1 milione di
residenti giovani. Diversa ma decisamente non ottimistica, la
previsione per il Centro-Nord destinato, sempre secondo l'Istat, a un
leggero incremento della popolazione grazie alle migrazioni interne
ed esterne.
Insomma,
gli italiani che oggi sono poco più di 60 milioni, saranno 58,6
milioni nel 2025 e 53,7 nel 2065. Pur in presenza di una leggera
ripresa della natalità (lo zero virgola qualcosa), il nostro destino
sembra dunque essere segnato. I farmaci e una più accurata politica
alimentare, ci consentiranno di arrivare a una media di età di 86,1
anni per gli uomini, e di 90,2 per le donne.
Ma di
cosa vivranno e dove vivranno gli ultraottantenni italici? Ah,
saperlo!
Probabilmente
l'Italia è destinata a floridizzarsi, ci saranno isole per anziani,
quartieri per anziani, intere città per anziani, cinema per anziani
dove daranno in loop “Via col vento” e “Catene”, discoteche
per anziani con Raoul Casadei e Edoardo Vianello che la faranno da
padroni, centinaia di McDonald (tanto per ricordare la giovinezza),
che a bordo tavolo avranno il secchio d'acqua per il risciacquo delle
dentiere. Il Viagra sarà mutuabile e gli intrugli chimici per
combattere colesterolo, trigliceridi e glicemia verranno venduti
senza ticket e anzi, spediti direttamente a casa senza passare per la
farmacia. La “teoria della vena varicosa” avrà il suo perché e
le rughe inizieranno a comparire (con la cellulite in bella evidenza)
sui manifesti pubblicitari delle creme abbellenti e idratanti.
Non
solo. Un'altra ricerca, questa volta di Eurostat, ci dice che gli
anziani di cui sopra saranno anche ignoranti e dunque, vecchi e
ignoranti. I giovani italiani che riescono a raggiungere uno straccio
di laurea sono sempre meno, nel 2016, il 26,2 per cento. Peggio di
noi hanno fatto solo i romeni (25,6 per cento), numeri molto
inferiori rispetto al 40 per cento previsto in Europa per assicurare
una istruzione decente a tutti. In Italia si laurea un giovane ogni 26
abitanti mentre in Lituania, uno e mezzo su due (che diavolo
significhi quel “mezzo” stiamo ancora a domandarcelo). Tutti
migliorano e noi peggioriamo, così come va decisamente male
l'abbandono scolastico con lo zoccolo duro in crescita dei né-né.
A
studiare, a laurearsi e a occupare posti di sempre maggiore
responsabilità sono le donne e non poteva essere altrimenti. Saranno
loro la spina dorsale del Paese, saranno loro a portare lo stipendio
a casa, saranno loro a decidere su tutto. Guai a quell'uomo che non
saprà cuocersi neppure un uovo sodo, per lui si prospettano tempi
bui e grami. Meno male che non ci saranno figli in giro altrimenti,
per l'ex sesso forte, si prospetterebbero vecchiaie comatose.
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