A Genova fu mattanza. L'Italia paga e tacita
Il 21
e 22 luglio 2001 a Genova c'ero anche io. Sulla strada di casa feci
in tempo ad apprendere dai giornali e dalla televisione quello che
era successo alla Diaz e a Bolzaneto. In quei giorni, l'agenzia di
stampa per la quale lavoravo nella mia vita precedente, mi aveva
mandato a Genova per seguire i lavori dei governanti e non i fatti di
cronaca che, nel frattempo, insanguinavano le strade.
Che
l'aria fosse pesante, che i BlackBlock stessero combinando un gran
casino lo sapevo ma, da un albergo, era impossibile seguirli da
vicino, soprattutto se il mio compito era un altro. Che la polizia
avesse steso una sorta di cordone sanitario in tutta la città, era
chiaro. Che ci fossero manovre dall'alto che tendevano a
drammatizzare qualsiasi fatto fosse successo (com'è successo), in
quei giorni, lo si capiva, lo si respirava nell'aria. Ma da qui a una
mattanza ce ne corre e ce ne correrà sempre.
I
responsabili dei fatti del 21 e 22 luglio 2001 hanno nomi e cognomi e
la Storia, che non è mai una puttana, li ha scolpiti nel marmo. I
colpevoli sono, nell'ordine: Silvio Berlusconi, all'epoca Presidente
del Consiglio, Claudio Scajola, Ministro dell'Interno e Gianfranco
Fini, vice presidente del Consiglio, in quei giorni a Genova, chiuso
in caserma, a dispensare ordini alle truppe cammellate della Polizia
e dei Carabinieri.
Ho
sempre avuto un sacro rispetto per i poliziotti e i carabinieri. Ne
ho conosciuti e conosco tanti che fanno semplicemente il dovere di
uomini dello Stato, pagati pochissimo e malissimo, addetti alla
nostra protezione. A loro dobbiamo, considerati i tempi, il fatto di
avere ancora una vita sociale e il ringraziamento, qualsiasi
ringraziamento, potrebbe sembrare capzioso.
Ma quelli che sono
entrati alla Diaz e a Bolzaneto che uomini dello Stato erano? Perché
inneggiavano a Hiltler al Duce e a Pinochet? Cosa avevano nel sangue
quando manganellavano nel sonno, senza ritegno né pudore, giovani
indifesi e felici di protestare pacificamente contro la
globalizzazione? E la suora randellata per strada, che colpa aveva
commesso?
Oggi,
il Tribunale Europeo dei Diritti Umani, riconosce l'Italia colpevole
di tortura e la costringe a pagare e rimborsare le spese ai
torturati. Pagherà lo Stato e quindi noi, come se tutti il 21 e 22
luglio 2001 avessimo tenuto in mano un manganello. Personalmente, in
mano tenevo solo una penna. Perché devo pagare anche io?
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