Se il gesto di Veltroni e di D’Alema di non ricandidarsi sia nobile o no, non
crediamo spetti a Matteuccio De’ Renzi giudicarlo. Quello che è andato (con la
famiglia al seguito) a pranzo da Silvio Berluspony: “da sindaco di Firenze”,
dice lui come se non fosse anche un dirigente del Pd; quello che “l’articolo 18
è superato”; quello che “Marchionne è uno dei pochi che ha compreso la
globalizzazione”; quello che “io sono giovane gli altri sono tutte teste di
cazzo”, non ci è mai piaciuto né ci piacerà mai. Il fatto è che se un diciannovenne
partecipa alla “Ruota delle fortuna”, ci chiediamo cosa diavolo c’abbia in
testa e se quella testa, con il passare del tempo, resta a Mike Buongiorno,
continuiamo a chiederci cosa possa fare per un paese travolto e sconquassato da
25 anni di politica berlusponyana se anche lui ne è stato figlio. L’uomo della
sinistra più amato dalla destra puzza di stantio, di democristiano vecchia
maniera, di quello che pretende di essere simpatico pur essendo un antipatico
della madonna. Cerca di essere spiritoso ma non ci riesce mica! Prova a fare l’intellettuale,
ma l’unico testo che sembra aver letto (anche se con grande attenzione) è Il
Principe del suo corregionale Machiavelli, avesse letto anche La Mandragola
oggi, forse, scriveremmo su di lui cose diverse. Matteo Renzi si porta appresso
il peccato originale dei vecchi comunisti (ma fosse un cattocomunista ante
litteram?) che, pur di beccare qualche voto dai cattolici, si facevano vedere
in chiesa con la famiglia e il nipotino in braccio per dimostrare di non
esserselo mangiato. Se questo è il nuovo, ci chiediamo cosa possa essere il
vecchio perché parliamoci chiaro, al nuovo Renzi continuiamo a preferire la “vecchia”, onesta Rosy Bindi, quella che non ha mai riconosciuto a Marchionne di essere un grande
manager né a Berluspony un unto del signore. Matteo Renzi, e a denti stretti
dobbiamo dar ragione al Maximo, non è un “uomo che unisce” anzi, è tanta e tale
la sua voglia di sé che, purtroppo per la sinistra, sarà l’ennesimo motivo di
divisione, come se la sinistra ne avesse un bisogno tanto paranoico quanto inconfessabile.
E se volessimo riassumere tutto quello che abbiamo scritto oggi in un solo
concetto, ci verrebbe quasi da chiederci se il Renzi non sia stato “costruito”
apposta, per dividere cioè quel poco di unito che ancora resta in questa
sinistra figlia dei suoi vizi peggiori. Ci piacerebbe sbagliare, ci piacerebbe
aver preso lucciole per lanterne ma l’aria che tira non è delle più eccitanti
perché la vittoria di Renzi alle primarie non sarebbe un fatto indolore. Nel
tempo, Berluspony ci ha dimostrato che in democrazia contano solo i numeri, che
chi ha un voto in più governa, che le maggioranze possono fare quello che
vogliono e che nessun rispetto è dovuto alle opposizioni. Renzi ci sembra più
Romney che Obama, a lui del 47 per cento degli altri non frega assolutamente
una mazza.
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