Il
ritorno di Michele Santoro in video, in chiaro, su La7, ha riacceso quello
spazio televisivo di cui sentivamo la mancanza. Siamo convinti, infatti, che
solo da Santoro, Matteo Renzi si mostri per quello che è, un malato di protagonismo
e basta; Fini un arrogante della madonna che cerca di ridarsi un minimo di
rispettabilità dopo quasi ventanni di connivenza con Nano Bifronte e la “Diaz”
sulla coscienza; Diego Della Valle uno degli ultimi imprenditori che vende
prodotti e non illusioni, e che se serve non le manda certo a dire né a
Marchionne né agli Agnelli (“in fondo sono ancora ragazzi”, ha detto con una
punta di velenoso sarcasmo, Mr. Toads). Il tema della puntata di ieri sera era “Ladri
di Stato”, e il risultato finale è stato quello che di ladri ne sono venuti
fuori un po’ dappertutto, lo specchio di un Paese marcio nelle fondamenta che
né Renzi né Montezemolo né Bersani né Alfano riusciranno mai a sanare.
Figuriamoci gli illusionisti dell’ultima ora. Se dalla trasmissione di Santoro
ci aspettavamo una dritta su chi votare nel prossimo futuro, lo diciamo subito,
non è arrivata, mentre sono arrivate altre suggestioni che ci spingono invece a
disertarle una volta per tutte, le stramaledette elezioni che, stante l’attuale
legge elettorale non servono assolutamente a una mazza. Perché cari amici e
confratelli nel pentimento nazionalistico, diteci voi per chi votare stante la
situazione che andiamo brevemente a descrivere. Dunque. Escluso il Pdl in toto,
e quindi anche gli ex aennini, ché se ci mettessimo a fare l’elenco dei reati
per i quali sono accusati ne usciremmo tra dieci anni, restano gli altri. Diamo
come punto di partenza imprescindibile l’onestà o, almeno, il non essersi messi
in tasca un cent di denaro pubblico e di non aver mai goduto dei privilegi
della casta. La Lega è fuori gioco dal "cerchio magico". Nel Pd la situazione “rettitudine” è in costante aggiornamento:
Tedesco, Penati, la segretaria di Bersani, il marito della Finocchiaro, sindaci,
assessori e presidenti delle partecipate vengono raggiunti ogni giorno da
avvisi di garanzia. Nell’Idv, per ammissione dello stesso Di Pietro “qualcuno
ha imparato a rubare”. Vendola rischia una condanna a venti mesi di reclusione
per il malaffare “sanità pugliese”. Resta la sinistra border-line, ma solo perché
è proprio “fuori” da tutto, in senso letterale e non metaforico, altrimenti ci sarebbe da ridere anche da quelle parti. Piuttosto che
votare per Pierfy Casini preferiremmo convertirci al berlusconesimo sul letto
di morte e farci seppellire nel Mausoleo di Arcore, almeno lì si tromba.
Rutelli ci fa pena e i nuovi Verdi ci sembrano più figli dei fiori che gente
adusa a combattere con le unghie e con i denti pur di salvare quel poco di
ambiente che Silvio ha lasciato decentemente incontaminato (la vetta del
Cervino, forse). Le nuotate non ci piacciono da quando il presidente Mao Tse
Tung decise di farsi quattro bracciate nello Yangtze, ma era il 1966 e le
cronache raccontarono di una traversata di 14 chilometri fatta in un’ora, che
noi manco a piedi, figuriamoci a nuoto. Le prove di forza e di resistenza
fisica non ci sono mai piaciute, oggi men che meno. Chi resta? Direte voi...
Nessuno, proprio nessuno, forse Obama che, se perdesse le elezioni in America contro quel "contaballe di Romney,
potrebbe sempre prendere la cittadinanza italiana e provare a raddrizzare una
nazione che, già dalla carta geografica, sembra più un arto atrofizzato che uno
stivale. Ieri sera è andata in onda l’ultima versione di Ruby. “Ad Arcore si
trombava. Chi voleva poteva farlo. Io no. Anche se sono rimasta a dormire nella
villa, a Silvio non l’ho data. Mia figlia? In quel postaccio non la manderei
mai”. Ma non erano serate eleganti?
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