Marchionne
è fuori di testa. Dopo che gli hanno scoperto il giochetto dei miliardi da
investire in Italia (che non investirà mai), Sergio si è sentito come
il bambino con le dita sporche di marmellata che insiste pervicacemente a negarne
il furto. Trattandosi però del futuro di operai, impiegati e quindi di famiglie
che corrono il rischio di finire sul lastrico, non ci viene mica tanto da
ridere. E così, fuori di testa per fuori di testa, il Marchionne “dio dell’economia”
secondo il duo Chiamparino-Fassino, non ha trovato di meglio, pur di
difendersi, che attaccare Firenze definendola “una città piccola e povera”. Non
conosciamo Detroit, ma non ci sembra che fra le sue bellezze ci siano Palazzo
Pitti né i Giardini di Boboli né che tenga in bella vista, davanti al municipio,
il David di Donatello. Se Detroit avesse bellezze simili, avrebbe dato un
calcio nel culo a Marchionne invitandolo a restarsene in Italia, dopo aver
investito tutto nel turismo e non nell’industria automobilistica. Comunque, l’americanismo
esasperato di Sergio sta raggiungendo livelli di patologia pura, tanto che
continuiamo a chiederci perché cazzo di motivo continui a lavorare in Italia,
risiedere in Svizzera e prosperare in America. Ma lui le tasse dove le paga?
Lo
sapevamo che il caso di Vincenzo Salvatore Maruccio, capogruppo dell’Idv in
Regione Lazio, reo di aver sottratto 780mila euro dai fondi del gruppo
consiliare, avrebbe scatenato un putiferio. Sapevamo che la base dell’Idv non
ne può più delle scelte cervellotiche di Tonino in tema di candidati. Sapevamo
che Razzi e Scilipoti avrebbero lasciato il segno e sapevamo che se ci fosse
stato ancora un caso di malapolitica, i dipietristi si sarebbero incazzati.
Sapevamo tutto perché abbiamo frequentato l’Idv per un po’, smettendo di
frequentarla quando ci siamo resi conto che Tonino era molto più attento ai
padroni delle tessere e dei voti che non al suo elettorato militante sì ma
senza un soldo. Lo abbiamo sentito noi con le nostre orecchie dire che l’Idv
non sarebbe mai stato il partito delle tessere né dei padroni delle tessere. Lo
abbiamo sentito noi, con le nostre orecchie, affermare che la pulizia della
classe dirigente stava diventando un fatto non rinviabile. Sono passati anni ma
nulla si è mosso anzi, i dirigenti che Di Pietro avrebbe dovuto far fuori sono
ancora tutti lì, ex pidini, ex margheritini, ex mastelliani, ex e basta, tutti
a far da cornice alla fame di voti che solitamente placa la sete di potere.
Tonino ha dato tre ore di tempo a Maruccio per dimettersi e lui lo ha fatto.
Ora dice che vuole ricorrere alla rete per presentare i candidati e farli
giudicare dalla base. Parole...parole...parole e un sano trattore da mettere in
moto. Detto per inciso, nominato fresco fresco commissario dell’Idv del Lazio
un ex della Margherita. Comunque sempre meglio che un ex Udeur.
Marchionne dovrebbe essere cacciato a calci nel culo dall'Italia, in America fra un po' lo faranno, vedrete.
RispondiEliminaCarlo