Ne sono
accaduti di fatti, ieri. Il presidente Napolitano va all’Aquila per inaugurare
l’auditorium nuovo di zecca di Renzo Piano, e dice: “Dimentichiamo i progetti
di città satellite fuori dal centro. Costruire dentro è la strada giusta”. Le
pigli un bene, Presidente. Quando Silvio mostrava i plastici della new town e
la definiva il “futuro”, lei dov’era? Quando le uniche case abitabili di una
città distrutta erano quelle consegnate dalla provincia di Trento e dalla Croce
Rossa, e dallo Stato niente, lei dov’era? Quando invece di tentare di
ricostruirla, L’Aquila veniva invasa dai ponteggi milionari in un vorticoso
giro di milioni di euro, lei dov’era? Quando gli aquilani venivano “deportati”
in crociera o negli alberghi della costa abruzzese, il Quirinale che faceva,
dormiva? Ma tant’è. In questo paese meglio tardi che mai, anche se siamo
convinti che spesso è meglio mai che tardi.
Nichi Vendola
ha qualcosa da dire a Matteuccio Renzi e non parla mica a nuora perché suocera
intenda... lui glielo dice e basta. “Caro Matteo, qui l’unica cosa da rottamare
sono le tue idee”. Al che lo spin doctor del sindaco di Firenze, Giorgio Gori,
è dovuto correre ai ripari cercando di dimostrare che non sono le idee di Renzi
da rottamare (in fondo sono le sue) ma Matteuccio in persona personalmente. E
così, mentre Hugo Chavez si prepara ad affrontare il quarto mandato presidenziale
della sua vita, dai verbali degli interrogatori di Gianpi Tarantini, emerge in
tutto il suo splendore la figura di un personaggio che di mandati ne avrebbe
voluti avere per tutti i secoli dei secoli, e con un “amen” solennemente
pronunciato da monsignor Fisichella detto "il Contestualizzatore".
Secondo il pappone barese, ex re Mida
della sanità del Tavoliere, Silvio Berlusconi è: “Malato di
sesso...sfatto...distrutto”. E descrive un mondo, quello che ruota attorno al
Cavaliere, al cui confronto le maialate di Fiorito sembrano serate benefiche
dei Lions. Il mondo di Silvio è il mondo delle puttane a domicilio, delle camminate
per Villa Certosa con tanto di sosta davanti al finto vulcano che erutta, delle
donnine a disposizione 24hours, le canzoni di Mariano Apicella e di Simon Le
Bon. È il mondo delle raccomandazioni e degli affari milionari, degli appalti
vs topa, della volgarità di un contesto nel quale la donna è merce e i soldi
la carta d’identità. Pesantissimi, i verbali di Gianpi, ed epigono di quella
che resta l’icona della caduta dell’impero romano, quando il vino, il sesso e
ogni tipo di sfrenatezza rappresentavano l’agonia di uno splendore che fu.
Leggendoli c’è da vergognarsi di essere italiani e se non fosse un sentimento
che ormai proviamo da tempo, ci sarebbe perfino da sorprendersi. Ma se a tre
anni dal terremoto dell’Aquila, il Presidente della Repubblica ci viene a dire
che il piano di ricostruzione previsto per la città fa cagare, uno che dovrebbe
fare, sventolare il tricolore e cantare l’inno nazionale?
A L'Aquila è stato perpetrato un genocidio culturale. Grazie Presidente.
RispondiEliminaan-arché