Piergigi
esulta. Ha vinto le elezioni siciliane dov’è andato a votare il 48 per cento
degli aventi diritto. Ha vinto Rosario Crocetta, omosessuale dichiarato, con l’appoggio
determinante (strano ma vero) dell’Udc che sarà anche il partito di Pierfy
Casini, ma resta sempre il simbolo di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo,
detronizzati per mafia. Di cosa possa esultare Bersani non si sa. O, meglio,
forse lo sappiamo, di un pezzo di potere riguadagnato dopo un secolo in una
regione sull’orlo del default. Dicono che si sia astenuta la mafia. Forse una
parte sicuramente, magari quella degli irriducibili corleonesi. Ma,
considerando i voti presi dal Pdl e da Micciché non è stata poi una grande
astensione. Ha ragione Grillo ad esultare. Il M5S è il primo partito dell’isola
e con il suo 18 per cento diventa un interlocutore formidabile per chi non ha
alcuna intenzione di far entrare né il Pdl né Micciché nel governo della
Sicilia. Crocetta lo ha detto chiaro e tondo, lui preferisce interloquire con i
grillini. Occorrerà però capire cosa ne pensa Pierfy e, soprattutto, quel
Bersani che, con la sua alleanza diabolica, ha causato l’estromissione di Sel, Idv e anche Futuro e Libertà dal
parlamento trinacriense, un brutto colpo per le prossime, future alleanze
nazionali. Ma anche Angelino ha vinto. Nella conferenza stampa di ieri a Via
dell’Umiltà, il segretario del Pdl ha dichiarato che sommando i voti presi dal
suo partito e dalla lista di Gianfranco Micciché, il centrodestra sarebbe
arrivato al 40 per cento e avrebbe vinto le elezioni. Non è andata proprio così
e Alfano, nella sua terra, si è dovuto accontentare di un misero 12,9 per cento, che è davvero poca cosa per chi è abituato a trionfare con percentuali bulgare.
A fronte dello sfascio totale della compagine dei quacquaracquà Silvio,
momentaneamente assorto in contemplazione a Malindi, ospite di Briatore, sta
delineando la sua strategia in vista delle elezioni del 2013. Lasciata in
Italia Danielona Santanché, che sembra essere diventata la sua unica guida, e
un partito in liquidazione coatta, Silvio sta seriamente pensando a cosa fare
per scompaginare di nuovo le carte di un gioco politico che ormai lo vede fuori
e sulla soglia di San Vittore. Togliere la fiducia a Monti? Difficile, visto
che lo seguirebbero in pochi. Tornare a candidarsi premier? Impossibile, i
sondaggi lo danno vicino alla soglia del 10 per cento di share. Ecco allora la
pensata geniale, quella che lo potrebbe rimettere in pista facendolo tornare
alle vecchie glorie: rieditare Forza Italia, un simbolo, una garanzia, una idea
che nel 1994 risultò vincente. Ma per farlo occorre ammodernare il look. Voilà il colpo di genio: inviare a tutti gli italiani l’album fotografico delle
serate galanti di Arcore, con annesso santino di Forza Italia profumato con
Chanel n.5. Avevano un successo della madonna i calendarietti profumati, con le
donne nude, dei barbieri, perché non dovrebbe averlo il simbolo di Forza Italia
olezzante il più famoso profumo di sempre? E poi, barbiere per barbiere,
tosatore per tosatore, che differenza c’è fra capelli veri e una sana plastica
pilifera?
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