Mettiamoci
nei panni di Silvio, povero Cristo! A distanza di un paio di settimane si è
ritrovato con la giunta pidiellina regionale del Lazio falcidiata dai maiali
grugnenti, lo scioglimento del comune di Reggio Calabria per mafia, l’arresto di Zambettino, l’assessore alla Casa lombardo del Pdl per i voti pagati alla ‘ndrangheta e
lo smemorato amico e sodale Formigoni che ancora non ha ritrovato né l’agenda né le
pezze d’appoggio delle sue spese pazze. Nel frattempo, la Guardia di Finanza ha
iniziato a mettere becco in tutte le altre regioni governate dal Pdl (anche da
altri in verità) e il rischio che scoppino ancora scandali è molto elevato (in
Abruzzo non si contano le inchieste sulla giunta attuale, quella del pidiellino
Gianni Chiodi, e vedremo come andrà a finire). Iniziare una lunga campagna
elettorale, come quella che si prospetta fino alla primavera del 2013, con
sulle spalle accuse di corruzione, concussione, peculato, contiguità mafiosa,
papponaggio, clientelismo capillare, fatti ordinari di cazzi propri è dura,
anzi durissima. Così, purtroppo per lui, Silvio ha dovuto prendere atto che il
suo partito, quella mirabile accozzaglia di quacquaracquà che risponde al nome
di Pdl non esiste più, che il sogno durato vent'anni è in fase di esaurimento e
che il risveglio rischia di essere la continuazione di un incubo vissuto sulle
note di Mariano Apicella. Da tutte queste considerazioni, che Silvio ha fatto
nel silenzio della sua alcova impegnato in un astairiano tip-tap non sappiamo
con chi, è emersa la convinzione che Roberto ha esaurito la spinta propulsiva
di Governatore Longobardo a vita. “Caro Celeste – gli ha detto Silvio – io continuerò
a pregare per te esattamente come il Papa, però ora togliti dalle palle”. La
spocchia di Formigoni è scomparsa all’improvviso. L’aria di sfida con la quale
ha affrontato quei comunisti della madonna di Repubblica, ha lasciato il posto
a un sereno convincimento che la sua esperienza si è esaurita. E a nulla sono
valse le minacce contro Zaia e Cota di un passo indietro dei pidiellini nelle
giunte del Piemonte e del Veneto, per tutti ha risposto Matteo Salvini che
chiaro e tondo gli ha detto: “Alla Lega ci pensiamo noi, tu vattene che di danni ne
hai fatti anche troppi”. L’idea è quella di mettere prima in sicurezza alcuni aspetti
dai risvolti economici importanti e poi di porre fine all’esperienza di
Formigoni, magari offrendogli un seggio senatoriale per il “dopo”. La
considerazione fatta da Alfano e Maroni è la seguente: “Gestione degli affari
correnti per qualche mese, messa a punto dei contratti miliardari di Expo 2015,
scudo sull’impero della sanità pubblica e convenzionata e poi bye bye”. Come si
può notare il lupo perde il pelo ma non gli affari. Storia vecchia come il cucco
anzi, storia che si ripete da quando Berluspony ha devastato questo povero
Paese con la sua presenza.
Era ora, la Lombardia ringrazia.
RispondiEliminaMarco