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ore di resistenza ad oltranza per il governatorato a vita di Roberto Formigoni.
Alla fine del consiglio federale della Lega il verdetto è stato questo: “Dopo
15 anni Formigoni può anche lasciare. Election day ad aprile: politiche e
regionali”. Il Pdl non l’ha presa bene e, nonostante lo stesso Berluspony lo
avesse di fatto scaricato, Formigoni ha detto: “Non si fa così, però! Prima mi
dicono di resistere fino al termine del mandato e poi si ritirano lasciandomi
solo. Qualcosa deve essere successo”. Ancora più caustico Gnazio La Russa: “Bei
tempi quelli della Lega affidabile che votava tutte le leggi per Silvio e
dichiarava solennemente che Ruby era la nipote di Mubarak. Questa di Maroni non
si capisce che cazzo vuole”. Si capisce invece, e bene. La base è in rivolta, i
simpatizzanti scalpitano, i militanti hanno una gran voglia di emigrare
altrove. La Lega “contro” vuole tornare a esserlo e gli scandali, gli arresti,
le indagini sui malaffari dei giussanini sono ormai talmente tanti che o Maroni
decide di cambiare rotta (e vita) o la Lega farà splash. Pontida è uno sbiadito
ricordo e le bistecche d’orso non tirano più, almeno sugli ex fedelissimi di un
Carroccio che gira la Bassa con le ruote sgonfie.
Dall’altra
parte, Pd, Sel e il Psi di Nencini firmano il patto di alleanza per le prossime
elezioni. Fioroni si scatena e tuona: “Ci vogliono i moderati”, dove per “moderati”
lui intende solo ed esclusivamente Pierfy Casini. Così, fra burocrati dell’ex
centralismo democratico, dirigenti dell’apparatnik, allievi delle scuole alla
politica moscovite, poeti esistenzialisti e figli di un garofano che non esiste
più, se non nelle serre dei floricoltori hippy, il Pd ha deciso che la sua idea
di sinistra è buona solo se manca la sinistra, altrimenti che gusto c’è? Nessun
accordo con i comunisti italiani, con i rifondaioli, con gli ambientalisti, con
i protettori degli estremisti della Fiom, con i rappresentati degli operai
cassintegrati, vessati, svillaneggiati, vilipesi dai governi-banchieri. Nessun
accordo con quelli che “l’articolo 18 non si tocca”, con quelli che “vogliamo
solo la scuola pubblica”, con quelli che “ma per che cazzo di motivo la Chiesa
non paga l’Imu”, con quelli che “il diritto allo studio è unico e universale,
per tutti”. Il Pd vira decisamente verso il centro e Nichi Vendola lo segue mentre
Nencini li stava aspettando tutti da quelle parti dove una volta si aggiravano
Nenni e Pertini, Lombardi e Turati e fino a ieri albergava, padrone
indisturbato, un certo Valter Lavitola. L’idea di sinistra di Piergigi, di
Maximo e di Vuolter è quella di una sinistra senza sinistra perché altrimenti,
che sinistra italiana sarebbe? Noi non lo diciamo per chi voteremo alle
prossime elezioni ma, a scanso di equivoci, volendo andare per esclusione,
fuori il Pdl, fuori Fini, Casini, Montezemolo, Passera, Monti, il Pd dei rottamatori,
i poeti persi nell’istanza del “mi voglio sposare”, resta poco anzi, pochissimo.
Praticamente nulla.
Spero che ieri sia andata alla grandissima...
RispondiEliminaFinalmente! Spero che stavolta cambi pelle anche la mia regione.
RispondiEliminaMarco
Bellissima presentazione, Max. Mi sono commossa. Grazie dell'emozione fortissima.
RispondiEliminaE.