Onestamente
questa “palla” del federalismo made in Lega, ci ha sempre fatto, come dire,
sorridere (eufemismo). Dato il presupposto iniziale, una sorta di
autodeterminazione di popoli, situazioni e territori (giusto nel principio,
sbagliatissimo nella sostanza e nell’attuazione), quello che è venuto fuori dal
federalismo pecoreccio di una nazione che ha bisogno evidentemente di capi-bastone
per funzionare, è solo il moltiplicarsi all’infinito di ruoli e privilegi,
incarichi e clientele, arricchimenti turbinosi e corruzioni capillari. Le
regioni hanno duplicato uffici, funzioni e stipendi che per definizione, e per
anni, sono stati dello stato centralista. E insieme ai ruoli e alle funzioni
hanno ovviamente raddoppiato incarichi e sottoincarichi, appalti e gare d’asta,
enti sub e norm, cda e gestione di condomini e bocciofile, associazioni profit
e non profit, circoli ricreativi e circoli e basta. Ci sono interi settori,
dipartimenti e assessorati che sprecano milioni di euro come fossero semi di
zucca tostati e che non programmano un amato cazzo se non sontuosi viaggi all’estero
di politici e funzionari con famiglie e amanti al seguito. Non stupisce,
quindi, che alcuni organismi governativi, come la Corte dei Conti, dopo gli
ultimi accadimenti abbiano deciso di vederci chiaro su delibere e concessioni,
spese e rimborsi spese, acquisti e regalie, rappresentanze e pié di lista,
matrimoni e funerali, battesimi, cresime e prime comunioni. Ma per mettere mano
organicamente a un assetto delle regioni più consono all’aria che tira
(austerity e risparmi paperoneschi), il governo deve riaggiustare il tiro della
Carta Costituzionale e, più precisamente, quello che riguarda il Titolo Quinto.
Si tratta, in poche parole, di un ritorno al centralismo statalista che ha
rappresentato il potere vero della Democrazia Cristiana e della Prima
Repubblica più in generale, quello stesso centralismo che, ad esempio,
Berluspony aveva sbandierato di voler cancellare in campagna elettorale, salvo
riconfermarlo in toto una volta preso saldamente in mano il potere; non c’è
infatti un partito più centralista e statalista del Pdl, tanto liberista per
definizione e per convenienza, quanto
centralista per esigenze private e cazzi propri (di uno solo, in verità). Così,
per non avere più rotture di cabasisi degli enti locali sui tagli e sui
balzelli da riscuotere, il governo Monti ha deciso di tornare all’antico:
ridurre l’autonomia delle regioni, diminuirne il potere legislativo, accentrare
le riscossioni, reintrodurre i dazi e i dazieri onore e vanto del Regno
Pontificio. Diciamola tutta, è dura per uno Stato delegare, se poi lo stesso
Stato è retto da un banchiere l’argomento si fa tabù. Fra un po’, amici e
nemici, simpatizzanti e semplici conoscenti, verranno reintrodotte le divise
(almeno il sabato per le esercitazioni ginniche), l’alzabandiera nelle scuole e
negli uffici e Fratelli d’Italia prima della scopatina del sabato sera (ma solo
per chi ha una moglie o un’amante disponibile e senza mal di testa).
Risulta molto interessante l'espressione "quelli della Corte dei Conti hanno deciso di vederci chiaro" ecc. ecc.
RispondiEliminaMembri (senza malizia) della Corte che fino a ieri non ha fatto i conti - dove cazzo siete stati rinchiusi lautamente stipendiati questi ultimi 30 anni? -
rossifreeplayer