L’impressione
è che la Sicilia, ultimo test elettorale in ordine di tempo, rappresenti per
molti aspetti l’Italia di questi anni bui. Crollano tutti i partiti “parlamentari”
mentre, dai flutti dello Stretto di Messina, emergono Beppe Grillo e il suo
uomo a Palermo, Giancarlo Cancellieri, come fossero Venere al sole. Meno della
metà dei siciliani è andato alle urne. Alle scorse regionali aveva votato il 66,68
per cento degli aventi diritto, questa volta ci si è fermati al 47,42, una
disfatta di proporzioni colossali per i parolai spacciaballe della nostra
politica. Quello squillato a Palermo e dintorni, non è solo un campanello d’allarme
ma molto di più, una sorta di nuovi Vespri ai quali la politica nazionale
dovrebbe prestare molta attenzione (invece di continuare a giocare con i
bilancini delle percentuali da tempi di Formula Uno), in attesa che un’ondata
di sdegno la cancelli definitivamente dalla storia di questa nazione.
I
vari Micciché, Crocetta, Musumeci e Marano guardano con invidia il grillino in
testa a Palermo e, dall’alto della loro insulsaggine, osano perfino domandarsi:
“Ma perché?” E non si pensi che queste cose accadano a caso o che la mafia,
improvvisamente, si sia decisa ad appoggiare il comico genovese
strafottendosene dei mammasantissima locali, il fatto è che a essersi stancata
è la gente normale, quella che sbarca con difficoltà il lunario, che non sa che
cazzo di pesci pigliare, che tira a campare non potendosi permettere di vivere.
E mentre in tutta Italia sale lo sdegno per una classe politica lontana anni
luce dai bisogni veri della gente, assistiamo ancora una volta impotenti alle
farneticazioni di un uomo che ormai non si sa più se ci è o ci fa. La storia è
semplice, Silvio non si sente protetto da questo governo che non lo ha fatto
assolvere nel processo Mediatrade e allora gioca allo sfascio totale. Ma in che
diavolo di nazione viviamo se il giudizio di un tribunale può essere
manipolato, alterato, sconvolto a fini politici? Che differenza ci sarebbe fra
il tribunale di Milano e quello di Roma che condannava, all’epoca del fascio,
gli intellettuali liberali, socialisti e comunisti per una pura ragion di
regime? In che cazzo di nazione viviamo se una corte di giustizia (sic!) è costretta ad andare
contro la stessa legge che dovrebbe far rispettare, per pagare un pesantissimo
ticket d’impunità a un individuo come Silvio Berluspony? E allora, giustamente,
la gente s’incazza, va alle urne e vota il Movimento5Stelle per sfregio, per
dispetto, perché non ne può più non solo di D’Alema e di Veltroni, ma anche di
Renzi, di Casini, di Vendola, di Di Pietro e di tutti coloro che di politica
vivono e prosperano. “Ma andate a lavorare...” dicevano una volta le tute blu
in piazza. Ma lor signori, di fare un lavoro modesto, qualsiasi, normale, non ci
pensano proprio. Continuano a scazzarsi fra di loro come se in questa nazione
ci fosse ancora qualcosa da spartirsi, come se la sfiducia di Silvio a quel
povero cristo di Cocorito Alfano, fosse dettata da alti ideali e non dalla
voglia di mandare tutto a scatafascio perché, cari connazionali, quello che
Silvio vuole è che tutto vada a puttane, non solo lui. I mercati lo hanno
capito e lo spread è salito di colpo. Povero re e poveri anche i sagristi.
Sarebbe bello per tutta la vecchia classe politica se fosse vero che il 50% in Sicilia none andato a votare
RispondiEliminapurtroppo per loro non è cosi rispetto ha le ultime votazioni risulta essere poco più del 18%
Pertanto ritengo che sia un grande risultato
(visto che è stato ottenuto in Sicilia patria dei Mafiosi)
che metterà in fibrillazione tutto il mondo politico Italiano.
PS Mi Auguro che il risultato ottenuto dal movimento 5 stelle sia di stimolo per tutti gli incerti alle prossime Elezioni Politiche. VITTORIO