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martedì 20 novembre 2012
Gli operai dell’Alcoa contestano Bersani, i dipendenti comunali, Renzi. La scuola scende in piazza. Ma questo Pd, con chi sta?
La
domanda sorge spontanea: il Pd di Bersani e di Renzi difende gli interessi di
quale classe sociale? Non ci si risponda “tutte” perché questo era bravissima a
farlo la Democrazia Cristiana. Le brutte copie non ci interessano. La “sinistra”,
per propria costituzione ideale, dovrebbe stare dalla parte dei “deboli”, e
quando diciamo “deboli” non ci riferiamo a nessuna visione romantica della
politica. Se da una parte c’è il capitale e, quindi, la ricchezza, dall’altra
ci sono le classi più svantaggiate, quelle con meno potere contrattuale
economico e sociale, quelle che hanno bisogno del welfare per tirare a campare,
ma, soprattutto, per dimostrare che in un paese civile, tutti i cittadini hanno
uguali diritti e doveri di fronte a un’entità sempre più astratta che si definisce
“Stato”. Si chiama democrazia e non ha bisogno di alcun aggettivo, basta la
parola. Ecco allora che la contestazione degli operai dell’Alcoa a Bersani,
appena sbarcato in Sardegna per le primarie del Pd, e quel termine terribile
che gli hanno urlato, “traditore”, assume un significato simbolico altissimo
perché si può riferire solamente al tradimento pidino della sua componente
storica più importante: la classe operaia. Per più di venti anni, la dirigenza
politica di questo paese ha considerato gli operai come i latifondisti degli
Stati Uniti del Sud i neri che raccoglievano cotone: schiavi. La definizione “tuta
blu”, era quasi un insulto, a fronte delle ricchezze che maturavano grazie all’evasione
fiscale e ai derivati tossici di una finanza spietata. Le “tute blu” non potevano
permettersi due Iphone, versione bianca e nera, perché dovevano tirare a
campare in una nazione che svuotava il welfare e andava ad arricchire le
cricche, i maggiordomi e le mignotte con tanto di autorizzazione al mercimonio
di mamma e papà. E, tanto perché ci si trovava (sempre la classe dirigente di
questo Paese), ha considerato gli stessi insegnanti della scuola pubblica al
pari delle tute blu, un orpello ideologico sinistrorso e, quindi, da combattere,
meglio, da abbattere. In piena crisi globale, ci si è resi conto che la finanza
aveva fallito, che il prestigio delle scuole e delle università private era più
che altro un lusso e non un’esigenza di crescita reale delle giovani
generazioni, e che il sogno di arricchimenti facili era naufragato in una sala
Bingo. Via via sono scemati, uno dopo l’altro, i concetti di lavoro inteso come
“valore” e di istruzione intesa come “crescita”, individuale e collettiva. Da distruggere
restava solo la cultura che, da sola, poteva in qualche modo sopperire alla
mancanza di sensibilità sociale e alla crescita irrefrenabile di un modello di
sviluppo economico aberrante, basato sulla sopraffazione. Detto, fatto. Con la
scusa della crisi, la cultura l’hanno gettata nel cestino dei rifiuti, proprio come
si fa in un paese dittatoriale qualsiasi, per paura che il popolo riprenda a
pensare e, quindi, a ribellarsi. Il risultato di questa sistematica opera di
demolizione di più mondi, è sotto gli occhi di tutti, si chiama povertà e non
vergogniamoci di dirlo. Non risulti strano, infine, che gli operai dell’Alcoa
diano del “traditore” a Bersani né che gli impiegati del Comune di Firenze,
contestino Matteo Renzi in pieno consiglio comunale. I pidini, per anni hanno
chiuso gli occhi, per anni hanno condiviso un andazzo politico che ha difeso
solo i privilegi della casta, puntando dritta al centro moderato una barra
politica senza senso e senza più timoniere. Chi semina vento raccoglie una
tempesta di insulti, che è sempre troppo poco rispetto ai guasti che ha causato.
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Da strizzamento di palle. Chissà che ne penserebbe Bersani del tuo articolo di oggi?
RispondiEliminaMarco
Gli errori storici della sinistra sono, davvero, sotto gli occhi di tutti, noi tuoi lettori compresi. Il fatto è: "per chi votare?" Lo sai che non vedo grossi mali peggiori del Pd in giro?
RispondiEliminaCarlo
Alla fine accadrà proprio questo. Voteremo il male minore. Che bella consolazione!
RispondiEliminaan