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venerdì 30 novembre 2012

Qualcosa di personale, ma molto politico.

Per una volta, mischio un “momento” che riguarda me, con la politica di cui mi occupo solo sul blog, tenendola rigorosamente fuori dalla vita di tutti i giorni. E siccome qualcuno mi ha chiesto se sono andato a votare per le primarie del Pd, rispondo che no, non ci sono andato, contrariamente a quanto ho fatto per l’elezione del segretario del partito. Le ragioni sono due. La prima, è che non sottoscrivo nessun patto di fede né di appartenenza di area, che in fondo è lo stesso motivo per il quale non ho mai avuto una tessera di partito in tasca. La seconda, è che resto fermamente convinto che votare per chi fa meno schifo è un vezzo tutto italiano che non mi ha mai convinto né coinvolto. Datemi qualcuno da votare che incarni il mio modo di essere “soggetto politico”, e sarò il primo a mettermi in fila. Per il momento non voto più contro qualcuno. Per lo spazio di un post, permettetemi di parlare della presentazione di due piccoli libri editi da ArteOnPocket, la casa editrice di Marisa Marconi e Vittorio Amadio. Due “low cost”, Due passi (3 euro) e Il buio e oltre ancora (4 euro), che affrontano tematiche legate alle dipendenze, all’esistenza e al razzismo, che hanno riempito (e riempiono) il trascorrere delle giornate, dando un senso alla mia scrittura e al mio partecipare alla vita. Non parlerò, quindi, dei 98mila euro che la famiglia Riva (Ilva) ha dato a Bersani per la sua campagna elettorale, soldi registrati alla Camera, ma che lasciano comunque l’amaro in bocca. Non parlerò dei pesanti rilievi che la Corte dei Conti ha fatto a Matteo Renzi, sindaco di Firenze, talmente impegnato nella campagna elettorale per vincere le primarie, che si è “dimenticato” di rispettare gli impegni presi con la Corte, anche se per negligenze non sue. Non parlerò dei 577.296 euro di Irap che lo Stato non restituirà a Beppe Grillo perché è stato respinto il suo ricorso alla Commissione Tributaria. Il Fisco gli ha fatto presente che non lavora propriamente da solo, che siccome ha persone che collaborano con lui in maniera coordinata e continuativa, quell’imposta la deve pagare. Saputo dell’esito negativo del ricorso, sul suo blog il leader del M5S ha tuonato: “Aboliamo l’IRAP, l’Imposta RAPina che tassa imprese anche in perdita e penalizza chi ha più lavoratori”. E Beppe ha continuato scrivendo che nella prossima legislatura, i parlamentati “grillini” si batteranno per eliminarla. Mi piacerebbe sapere qual è la differenza fra lui e Silvio che invoca il quarto grado di giudizio per farsi restituire i soldi da De Benedetti. Ma forse sono troppo ingenuo per darmi una risposta. Mi piacerebbe parlare, invece, del voto dell’Assemblea Generale dell’Onu che finalmente fa sedere i palestinesi (anche se come “osservatori” e non ancora “membri”) nel consesso delle nazioni riconosciute. Del voto a favore dato dal governo italiano (una delle pochissime buone azioni di questo professorame un po’ demodé) e di come gli israeliani si siano incazzati minacciando guerre e sommovimenti. Ma non lo faccio, perché questa la ritengo una soddisfazione intima, da non condividere con nessuno. Parlerò invece della presentazione delle mie due pubblicazioni di oggi pomeriggio, alle ore 18, al Punto Einaudi di San Benedetto del Tronto, con Antonella Roncarolo e Enrica Loggi, una giornalista e una poetessa redattrici di UT, il bimestrale che dirigo. Come sempre sarà una cosa fra amici, da cantare e suonare in un coro a quattro voci dispari (con l’aggiunta degli altri due del trio, Francesco e Pier Giorgio) e un migliaio di libri che renderanno affascinante la scenografia. Anche questa è una scelta di campo che va contro le logiche “baronali” di chi conta. Pochi, ma con il sale in zucca. A me la folla, onestamente, fa anche un po’ paura.

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