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lunedì 26 novembre 2012
Primarie del Pd. E ora, per favore, non sporcate tutto.
La
nota positiva c'è. Poco più di tre milioni di elettori, dopo la
crisi di partecipazione degli ultimi tempi, non sono un patrimonio da
disperdere per scazzi. Né interni né esterni. Ammirevole l'aplomb
di Bruno Tabacci: “Ho dato il mio contributo di sangue”, ha detto
subito dopo i risultati l'assessore al bilancio di Pisapia. “Ho
fatto queste primarie con un burka mediatico addosso”, ha chiosato
il suo risultato la signora Puppato. Vendola il poeta, ha declamato
un'altra delle sue poesie, facendo intendere che si schiererà a
favore di uno dei due galletti rimasti, dopo averne tastato, di
persona personalmente, gli umori. Restano loro, i previsti e
prevedibili finalisti: il segretario Pierluigi Bersani e il
contendente rottamatore, Matteo Renzi, l'uomo di sinistra più a
destra che c'è in Italia. Intorno gli scherani, gli ultras, i
partigiani, gli incazzati, gli astiosi, categoria che comprende,
sorprendentemente, anche Rosy Bindi. Che la signora presidente del Pd
fosse diventata addirittura stalinista, non ce lo saremmo mai
aspettato. Ieri sera, incalzata da Paolo Mieli, ha detto chiaramente
che la percentuale raccolta da Matteo Renzi nelle primarie, non
inciderà per niente sul programma-progetto del Partito Democratico.
Che ci sarà un congresso nel quale si vedrà il peso reale del
sindaco di Firenze. Che la democrazia impone a chi perde di accettare
le regole di chi vince. Insomma, per Rosy conta ancora il Komintern,
come se lei lo avesse sempre frequentato e ne sentisse, invadente, la
nostalgia. Il patrimonio da non disperdere, è quello costituito
dall'elettorato di sinistra che, ancora una volta, ha dimostrato una
pazienza tale, nei confronti dei suoi dirigenti, che meriterebbe di
essere aviotrasportato in gita premio alle Maldive, magari con un
cestino da viaggio offerto dalla Coop, a marchio Coop. Si sono visti
tantissimi giovani, vecchi pensionati, casalinghe e pure qualche
impiegato. Non abbiamo visto troppe cravatte e questa, in fin dei
conti, è una nota di merito. Certo, a favore di Bersani c'è
l'apparato del partito, una vera e propria macchina da sommovimento
terra, che quando si sposta riesce a mobilitare anche i combattenti e
reduci della prima guerra mondiale e i grand'invalidi del lavoro. A
favore di Renzi c'è Berlusconi. Il che non è poco. L'ultima di
Silvio è di questa mattina: “Con Renzi potrebbe nascere una grande
forza socialdemocratica”. Da nazifascista a socialdemocratico,
Silvio ha insegnato agli italiani il significato del termine
“camaleontismo”. Nessuno come lui, pur di salvarsi il culo,
sarebbe disposto a prendere in mano una bandiera rossa e dare
l'assalto al Palazzo d'Inverno. Nessuno.
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Caro Max, questi stanno già sporcando tutto...
RispondiEliminaMarco
Nonostante tutto continui a sperare. Il tuo ottimismo ti fa onore.
RispondiEliminaan