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martedì 1 gennaio 2013
Il discorso del Pensator Silente. L'ultimo annus horribilis in decade malefica.
Credevamo,
intimamente speravamo, che il Presidente della Repubblica potesse
dare un ultimo segnale di esistenza in vita istituzionale. Ma il suo
discorso di ieri sera, è stato la logica conclusione di un annus
horribilis (e di un settennato), trascorso col silenziatore
incorporato. Colti da un attacco di panico, quando le parole di
Giorgio Napolitano ci sono sembrate più quelle di Benedetto XVI che
le sue, siamo ritornati in noi nel momento in cui lo spottone
pro-Monti è diventato palese e il Professore è assurto a
“patrocinatore di una nuova entità politica”, magari destinata a
cambiare, come chi scende in campo per salvare questo paese, i
destini di una nazione alla deriva. Ci vorranno anni per storicizzare
il mandato di Giorgio Napolitano, per dargli un giudizio che non
tenga conto dei silenzi e delle firme messe un po' dovunque, a babbo
morto o per paura di valanghe mediatiche non di neve e ghiaccio, ma
di guano e fango. Ci vorranno anni, non solo per approfondire
degnamente l'operato del presidente della repubblica, ma anche per
inquadrarlo nel contesto più ampio di un ventennio che ha distrutto
questo paese fino a farlo diventare la Cenerentola del mondo, irrisa
per essere sempre stata prona ai desideri e alle voglie degli altri,
si chiamassero essi Putin o Gheddafi. Le discese in campo, per
giocare una partita che non si sa dove ci porterà e come finirà, di
Grasso e di Ingroia, di Grillo e di Monti, di Ulivieri e di
Mucchetti, ci ricordano il periodo dei Gerry Scotti, dei Gino Paoli e degli Enrico
Montesano così come dei Brunetta e della salviddio Maria Stella
Gelmini, un gruppo di quattro amici al bar dello sport che partono
lancia in resta e finiscono disarcionati alla prima siepe. Non sarà
l'Agenda Monti a salvare una nazione saldamente in mano alle
Olgettine. Né il passo indietro di D'Alema e di Veltroni (in attesa di
essere riciclati magari dall'Onu), contribuirà a farci guardare al
2013 con occhiali diversi. La tentazione di dire che questo è un
Paese irrimediabilmente perduto, è prepotente. Ma non vediamo,
davvero, chi e come potrebbe farci riscoprire di essere la nazione
che ha il 75 per cento del patrimonio culturale mondiale. Frasi
sciocche e fatte, le nostre, perfino qualunquiste, ma se gli
impegnati a fare politica come una missione si chiamano Fini e
Casini, Monti e Bersani, Berlusconi e Maroni, preferiamo indossare il
nostro qualunquista cappotto gogoliano e andarcene vagabondi per il
mondo. Magari in compagnia di Rascel e di un corazziere di un metro e
cinquanta d'altezza, pronto a chiedere l'elemosina per noi.
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Bellissimo e horribilis, Max...
RispondiEliminaan
Vent'anni veramente orribili e neanche io vedo in quale modo l'Italia possa salvarsi.Auguri veramente di cuore a tutti.M.M.
RispondiEliminaQuanta discreta amarezza!
RispondiEliminaCarlo