Translate
venerdì 11 gennaio 2013
Silvio sopravvive nel cimitero degli elefanti. Macabro modo di prolungare l’agonia. E Grillo offre ospitalità agli inquilini di Casa Pound.
Sono
entrambi fuori dalla storia. Uno, Silvio, è fuori dalla Storia con la “esse”
maiuscola, l’altro, Santoro, fuori dalla storia meno importante, ma altrettanto
significativa, della comunicazione massmediatica. Uno, Silvio, da venditore di
padelle antiaderenti e di Rolex taroccati, si stampa in faccia un sorriso e non
lo molla fino alla fine; l’altro, Santoro, a un certo punto perde le staffe e rimprovera
il Cavaliere per “non aver mantenuto i patti”. Alla faccia del confronto libero
e dell’autenticità delle trasmissioni di Santoro, se prima della lucetta rossa
della telecamera si stringono accordi su cosa si può o non si può chiedere o
dire. Quello di Michele Santoro a Silvio, è stato un assist alla Del Piero, non
ha sbagliato un passaggio e il Cavaliere, da manipolatore sopraffino qual è, li
ha infilati tutti nella porta. Lasciamo stare il merito, su quello Silvio ha dimostrato
di essere sempre lo stesso, incontenibile, bugiardo. Quello che ci piace sottolineare
è il metodo con il quale Santoro ha cercato inutilmente di mettere Berlusconi
all’angolo senza, miseramente, riuscirci. Il Cavaliere non ha risposto
praticamente a nessuna delle domande che gli hanno (molto timidamente) rivolto
sia Luisella Costamagna che Giulia Innocenzi, una a testa e a occhi bassi. Poi
si è divertito a dileggiare Marco Travaglio il quale, abituato ai monologhi,
nel momento della pugna e del faccia a faccia, si dimostra molto meno efficace
di quando scrive, fino a scomparire quando, con un filo di voce, ha detto in
risposta alla “letterina” di Silvio: “I miei sono tutti procedimenti civili, non
penali”. Chi si aspettava fuochi e fiamme è rimasto profondamente deluso. Chi
credeva di vedere scorrere il sangue, dovrà ricorrere alla emoteca dell’Avis.
Chi si aspettava una grande pagina di televisione, giocata tutta in punta di
fioretto, con stoccate al momento giusto, è rimasto deluso. Non siamo d’accordo
con quanti danno Berlusconi vincitore del confronto perché di confronto, ieri
sera, non c’è stata traccia. Ci siamo trovati davanti due attrezzi e mezzo di
una repubblica che sta esalando l’ultimo respiro. Una politica vecchia e
omertosa e una informazione che non regge il colpo e che tira fuori argomenti
datati per dar luogo a non risposte. Gli unici momenti di realtà sono stati i
servizi da Lumezzane, ridente cittadina industriale del bresciano, che Silvio
ha ribattezzato sul momento “Lumezzano”, dando l’ennesima dimostrazione di non
sapere di cosa parla. Momenti di vita vera, di crisi vera, di un mondo che
venti anni di berlusconismo ha stravolto prima e distrutto poi. Il resto è
stato un delirio di luoghi comuni, di frasi fatte, di tentativi goffi di
mettersi reciprocamente nel sacco. Tremonti e Brunetta, e i loro deliri,
potevano essere i piedi di porco per scardinare la cassaforte di menzogne del
Cavaliere, ma né Santoro né gli altri di Servizio Pubblico, con Sandro Ruotolo nel ruolo del cronometrista, ne hanno
approfittato, salvando ancora una volta ciò che resta di un uomo che possa
definirsi tale. Una bruttissima pagina di televisione e di politica, e la
conferma del perché Silvio ha retto per un periodo così lungo: la assoluta
mancanza di competitor. Poteva, e doveva, essere l’occasione per affondare
definitivamente una carcassa rolleggiante sul mare, è stato invece il momento
in cui alla carcassa hanno fornito i palloni salvagente. Ma ancora più
deludente della trasmissione di Santoro, è stata la dichiarazione di ieri di
Beppe Grillo, il quale ha detto agli inquilini di Casa Pound: “Se lo volete,
benvenuti nel M5S”. Caro Beppe, non hai proprio capito un cazzo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Grillo se la poteva risparmiare. Silvio e Michele, Pure...
RispondiEliminaMarco