Anche
se sei un giornalista accreditato, da queste parti basta la parola
“giornalista” per essere guardato in un certo modo. Fieri del
nostro badge ce lo siamo tolto dopo 10 minuti. Non si sa mai. C'è
venuto un attacco di curiosità e abbiamo chiesto se anche in
Slovacchia valesse il teorema berlusconiano sulla stampa di sinistra.
“Quello di Berlusconi no – ci hanno risposto – piuttosto quello
di Putin”. Meglio, perciò, far finta di nulla e, fischiettando,
avviarci verso il palco della mega inaugurazione dell'anno europeo
della cultura mischiandoci fra la folla. Prima, però, in sala
stampa, avevamo dato un'occhiata ai titoli dei giornali italiani.
Chissà perché uno spera sempre in notizie positive, perché per
quelle belle occorreranno anni. Veniamo così a sapere che non erano
solo gli sciacalli ricostruttori a gioire per il terremoto
dell'Aquila, ma perfino la neo prefetta, la dottoressa Giovanna
Iurato, aveva finto commozione andando a compiere la doverosa visita
pastorale alla Casa dello Studente. Gente strana, i prefetti,
piangono per dovere e bastonano i preti anti-amianto. Ma che scuola
di specializzazione frequentano, la Bocconi PA (Pubblica
Amministrazione)? Abbiamo anche letto, con un minimo di sollazzo
antigelo, dei dubbi atroci che stanno tormentando Silvio alla vigilia
della presentazione delle liste. Il fatto è che quei birichini dei
giudici comunisti, proprio in questo periodo stanno tirando le
conclusioni di processi che vanno avanti da anni. Così, ieri, la
tegola Dell'Utri e la richiesta di sette anni di carcere (non in
Tibet ma a San Vittore), oggi la rivolta dei pidiellini campani che
si sono accorti, con sgomento, che le loro liste erano piene di
mariuoli e hanno chiesto di non ricandidare almeno Cosentino. Poi, a
tarda sera, la rivolta di Scajola che non intende essere esaminato
dai saggi del partito per l'inserimento in lista. “Sono un uomo di
specchiata moralità”, ha detto il golpista del G8 di Genova.
Magari lo è, ma a sua insaputa. Antonio Ingroia ha detto il “no”
finale a Bersani. Nessuna alleanza, né prima né dopo, né la tanto
desiderata desistenza. Ognuno per i fatti propri e dio per tutti. Chi
congola è il solito Pierfy che, da buon pappagallo, stavolta si è
piazzato sulla spalla di Mario Monti e guai a chi lo sposta da lì.
Sapete che c'è? Meglio un sano hipoppista, magari slovacco.
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