Intanto il Professore è in piena campagna
elettorale. Un po’ meno super partes di quanto volesse far credere, Mario Monti
imperversa nelle trasmissioni televisive e radiofoniche come e meglio di
Silvio. La differenza fra i due, è che il Professore, da gran signore, non s’incazza
con il giornalista di SkyTg24, che interrompe le risposte dell’ex miglior
premier degli ultimi 150 anni, per mandare la pubblicità, un fatto sul quale,
però, Berlusconi che ne è stato l’inventore italiano, non potrà mai protestare:
la pubblicità è l’anima del commercio, anche di quello dei voti. Che il
Professore sia in piena corsa, è un dato di fatto inequivocabile. In un altro
momento non si sarebbe mai sognato di dire “Più crescita, meno tasse”. Ora lo
dice perché sa che dall’altra parte, più leggermente spostato a destra, c’è un
tizio che le tasse promette addirittura di abolirle. Questa faccenda che il
Professore si stia proponendo come il più grande riformista-riformatore della
storia italiana recente, onestamente ci fa un po’ ridere. È vero che non è
affetto da “economia creativa” come Giulio Tremonti, ma uno che arriva al
governo e prende i soldi dove sa che ci sono, non ci sembra un mostro di
intelligenza né un fulmine di genialità economico-finanziaria, ma uno normale. E
per quale motivo gli italiani dovrebbero votare per uno “normale”, anche se
protetto da SS. Madre Chiesa? Perché lo vuole la Provvidenza o perché, sennò,
Gesù Bambino piange? E non siamo che all’inizio di questo 2013. La fine sarà
anche peggiore.
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giovedì 3 gennaio 2013
L’Italia degli spioni: attenzionati i pm del “trattatuni”. E Monti: “Più crescita, meno tasse”. Che vi ricorda qualcuno?
Questo
è proprio il Paese di gente che non sa farsi i cazzi suoi, la nazione che se dici: “Denuncia gli sprechi della pubblica amministrazione”, a finire sotto
inchiesta è il capufficio un po’ stronzo, che s’incazza se durante l’orario di
lavoro leggi il giornale. E poi è l’Italia dei dossier, delle intercettazioni
trilaterali, delle soffiate insomma, è l’Italia dei segreti di Pulcinella. Ovviamente
non stiamo parlando dei segreti di Stato perché quelli, come ormai si sa,
finiscono nella tomba insieme a chi li custodisce. A Nino Di Matteo, uno dei pm
che con Ingroia ha seguito la trattativa fra lo Stato e la mafia, nei mesi
scorsi è arrivato un plico, griffato Repubblica Italiana, nel quale sono
contenute parecchie rivelazioni scottanti, se si tratti di verità o di mezze menzogne
i magistrati lo stanno verificando. Ebbene, nel dossier c’è scritto che i
magistrati sono regolarmente spiati, che la famosa Agenda rossa di Paolo
Borsellino è stata rubata da un carabiniere subito dopo l’attentato, e indica
dove andare a cercare altre prove della trattativa-vergogna. L’anonimo
estensore del dossier, fa anche i nomi di alcuni uomini politici dell’epoca che,
della trattativa, sono stati parti diligenti e attive. Ovviamente, è iniziata
un’indagine a tappeto per verificare se le notizie fornite da una persona anonima,
ma “molto addentro ai fatti”, siano vere oppure rappresentino l’ennesimo
tentativo di depistaggio. Ne conosceremo a breve l’esito, quando per le strade
di Palermo e di Roma si sentiranno le sirene a distesa della Polizia e dei
Carabinieri in cerca di mariuoli importanti.
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