Un
personaggio come Renatino (per carità, nessuna allusione all'ex capo
della Banda della Magliana), se non ci fosse bisognerebbe crearlo,
magari virtuale, magari un Avatar. Era stato appena nominato
capogruppo del Pdl, con un apposito editto imperiale che, agitando le
sue gambette nervose, era già salito nelle stanze che furono di
2232-Fabrizio Cicchitto. Via il vecchio (di due anni) televisore
del piduista e dentro il nuovo (50 pollici a spese del gruppo).
Licenziati tutti i 98 dipendenti della passata legislatura. Tagli
alla politica? No, gli stavano sulle palline. In compenso, dentro le
sue 4 segretarie 4, una riedizione del gruppo corale di Nora Orlandi
che manco Obama, provenienti tutte dalla sua fondazione, la Free
Foundation. Alle nuove assunzioni penserà lui personalmente,
possiamo immaginare i criteri. Primo provvedimento disciplinare
preso: deferimento del primo commesso del piano Pdl che non si era
alzato per salutarlo. Il segretario generale di Montecitorio, Ugo
Zampetti, quando lo ha visto depositato sulla sua scrivania, si è
messo a ridere. Primo colpo di scena: Renato Farina, ex giornalista
radiato dall'Ordine, ex spione dei servizi segreti, nominato
“responsabile ufficio stampa”. Con i dossier ai quali può
accedere l'ex agente “Betulla”, se un giornalista dovesse provare ad attaccare Renatino, sarebbero cazzi suoi. Il primo colpo di genio:
il numero degli scranni dei deputati non verrà scelto dagli
appartenenti al gruppo, ma sorteggiato, potrebbe capitare che Alfano
finisca nell'ultimo banco a destra, quello degli asini. Ma mica è
finita qui. Venerdì sbaglia la distribuzione dei voti (insomma a
fare i conti, da economista ci sembra un buon segnale di incapacità),
e Laura Ravetto non ce la fa a essere eletta segretario d'aula. È la
goccia che fa traboccare il vaso. Mara Carfagna e Beatrice Lorenzin
si rifiutano di fare le vice di Brunetta e gli altri deputati
raccolgono le firme per sfiduciarlo. Sempre più simile al Giudice di
De Andrè, Brunetta finirà a ballare l'ultimo valzer sull'aia
polverosa di Montecitorio, ma solo se troverà una partner all'altezza.
Così, mentre nel mondo virtuale i contribuenti pagano il 50 pollici
di Renatino (“perché lui – dicono le malelingue – ama tutte
cose grandi”, una nemesi, porco boia), in quello reale sopravvivono
4 milioni di poveri. Lo certifica una ricerca della Confcommercio che
prevede, per il 2013, un crollo del Pil dell'1,7 per cento (1,8 era
stata la nostra stima di ieri), una contrazione nei consumi di un
altro 2,3 per cento e 615 nuovi poveri al giorno. Pensate, nello
stesso momento in cui Brunetta discuteva con i commessi di
Montecitorio le dimensioni del suo nuovo tv plasmacolor, fuori dalle
segrete stanze nascevano 615 nuovi poveri. Uno schiaffo? Magari. Uno
sfregio. La situazione degli italiani, con Bersani che vorrebbe
Rodotà e la Gabanelli nel suo dream-govern, è alla canna del gas. E
non rischiamo l'effetto Cipro solo perché l'Italia ha già dato, nel
1992, quando Giuliano Amato di sabato, a banche chiuse, provvide a
fare la stessa cosa, prelevando dai conti correnti il 6 per mille dei
nostri risparmi, una vera e propria rapina di Stato. Avviso ai
naviganti prima della prima “buona domenica” della storia del
blog: occhio a Silvio, si sta avvicinando a grandi passi al
Quirinale. Se la cosa dovesse accadere, stavolta non basteranno i
forconi. Fidatevi. Buona domenica, noi andiamo a Jazz...
il mancato premio nobel li ha licenziati perche' NON LI RITENEVA ALLA SUA ALTEZZA infatti tutti in piedi li guardava direttamente all'altezza del pube.
RispondiEliminaIncredibile. Siamo costretti ancora a parlare di Renato Brunetta. Se tanto mi da tanto, volete vedere che al Quirinale andrà davvero il Serpente a Sonagli (citazione maxiana)?
RispondiEliminaCarlo
Altro che canna del gas! Questo paese è sull'orlo di un suicidio collettivo.
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