Una
componente essenziale del nostro soggiorno su questa terra è la
cultura.
È la
cultura che spegne gli incendi. Ma come farlo capire?
C’era
una città, che divulgava conoscenza, dentro un’altra che diffonde
apatia.
In una
notte rosso fuoco sono svanite entrambe.
Nella
prima ci si arriva attraverso una lunga strada dall’asfalto bucato
che si inoltra nella dismessa periferia industriale, che da anni
attende il suo destino. Un luogo dove si scopriva il mondo che ci
circonda facendo esperimenti, dove i concetti scientifici erano
esposti in modo semplice. Un luogo che soprattutto i bambini amavano
frequentare.
Sempre
in cerca di posti inusuali e non deputati all’arte istituzionale,
qualche mese fa, questa splendida struttura ha esaltato nel suo
spazio una mia installazione. Un’ardente emozione, non facile da
raccontare, che l’altra sera si è spenta tristemente con l’arrivo
dei pompieri.
La
seconda non ha più strade, solo un lungomare liberato. Già cremata
da tempo aspetta una resurrezione che difficilmente arriverà. Una
guerra continua tra l’indifferenza e il desiderio di riscatto. Il
fuoco non è stato appicciato lunedì notte da "i soliti
ignoti", ma molto tempo prima. Da noi cittadini, dai nostri
rappresentanti inetti che bruciano sempre insieme alle loro promesse,
i nostri sentimenti, le buone azioni. Dalle istituzioni incapaci di
fare
il
proprio dovere fino in fondo. Dai giornalisti, dagli opinionisti,
dalle vite in diretta, dai mercanti, dai curatori, dagli
intellettuali, dai banchieri, dai venditori di dogmi, dagli
autoferrotranvieri, dai professionisti, dagli struzzi che si
affacciano sul golfo. Da tutti quelli che sanno solo soffiare per
alimentare il nulla.
In
parole povere, una probabile autocombustione!
La
solitudine non è dei numeri primi, ma dell’amore verso questa
città.
In
attesa di Godot, una speranza ci sarebbe...
Se un
giorno la criminalità organizzata scoprisse che investire nella
cultura conviene, allora sicuramente qualcosa cambierebbe.
Nota. E' la prima volta che ospito uno scritto di Giuseppe Piscopo. Le sue illustrazioni, e le sue vignette, sono già apparse ad arricchire alcuni miei post. Lo faccio perché Giuseppe è di Napoli, lavora al quartiere della Città della Scienza e so quanto ha a cuore la sua città e la cultura che da quella città parte per arrivare in tutto il mondo. L'incendio doloso di quello che era (e presto tornerà ad essere) il luogo simbolo della rinascita culturale di Napoli, è una ferita per tutta l'Italia. La UE lo ha capito e finanzierà in parte la ricostruzione. E noi?
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