Silvio: “Io o Letta al Quirinale”. Il Cavaliere scopre le sue carte ma niente di nuovo. Lo sapevamo già.
|
La sala dei Corazzieri |
Non lo
vuole nessuno se non, forse, i maggiordomi e la new entry nella
greppia del Pdl, l'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi di
Sant'Agata. A Silvio del Quirinale non frega una mazza, di sette anni
di impunità sì. È il suo obiettivo da sempre, e non per esclamare
davanti a Michelle Obama: “Wow!”, come Fonzie in Happy Days, né
per nobilitare, dalla sua eventuale residenza sul Colle, il “culona
inchiavabile” detto per celia a Angela Merkel. Silvio è alla
ricerca dell'impunità permanente, ancora di più oggi, dopo la
condanna a sette anni (il 7 è il numero sfigato di Silvio) di
Marcello Dell'Utri e un cerchio che si sta pericolosamente chiudendo
intorno a lui. È il ricatto in nome e per conto della governabilità.
È l'ultimo ricatto all'Italia e agli italiani, almeno a quei due
terzi che non lo hanno votato. È l'ultimo sfregio alle leggi e alla
Costituzione, alla politica intesa in senso alto e nobile e al
pudore, perché non c'è nessuno sulla scena internazionale, più
impresentabile di lui. E poi, diciamolo, non fosse che per la grande
legge dei numeri, non gli può andare sempre tutto liscio. Silvio è
stato sempre, letteralmente, riesumato dai suoi presunti nemici.
Iniziarono i rifondaioli, ospiti quotidiani di Emilio Fede, hanno
finito un anno e qualche mese fa, i pidini, ospiti quotidiani di
Bruno Vespa. Dato per morto almeno quattro volte, è risorto proprio
per merito di quelli che avrebbero dovuto mettere la croce sulla
fossa o chiudere con il cemento a presa rapida, il loculo nel
mausoleo di Cascella. Se fossimo un paese anglosassone, le vite a
disposizione di Silvio, come per i gatti, sarebbero ancora 5. Siccome
siamo italiani, le chance a sua disposizione sono solo altre 3 e,
statene certi, il Cavaliere le sfrutterà tutte fino alla fine. Se
Silvio dovesse andare al Quirinale, il merito sarebbe tutto del M5S,
almeno questo, Grillo dovrebbe riconoscerlo. Dimostrerebbe
inequivocabilmente il suo teorema che i politici sono dei gran
“puttanieri”, Silvio, infatti, ne sarebbe il migliore
testimonial. Grillo ci sta simpatico, i grillini lo stesso. Se un
giorno dovessimo fare outing ne sapreste delle belle sul nostro
ultimo voto nel segreto della cabina elettorale, ma non è tempo di
parlare di noi. La sensazione è che l'Italia abbia perso l'ultima
occasione utile per cambiare, per darsi priorità che i precedenti
governi di centrodestra e dei tecnici, hanno sempre considerato
optional inutili. La sensazione è che giocare allo sfascio in questo
momento, significherebbe ereditare un mucchio di macerie nel quale
potrebbe vivere, e con qualche difficoltà, solo quell'Uomo di
Similaun citato ieri. Siamo davvero una nave alla deriva, e la
fregatura è che non abbiamo manco uno Schettino qualsiasi a
pilotarla. Il vuoto. Intorno c'è il vuoto, anzi peggio. Ci sono i dati macro
e micro economici che annunciano un baratro dal quale usciremo,
forse, fra dieci anni, quando i giovani di oggi saranno vecchi e il
loro futuro sarà sulla strada, con un trolley di seconda mano, a
cercare l'elemosina su Pont Neuf, sperando che la Francia sia uscita nel frattempo dalla crisi nella quale è entrata. E a fronte di uno scenario
apocalittico, Silvio punta al Quirinale, fa dimettere il nobile
ministro degli Esteri per il definitivo de profundis al governo
Monti, alloca Brunetta capogruppo alla Camera per non permettere a
nessuno di parlare, ventriloqua Alfano per fargli dire cazzate
sovrumane nelle quali, fintamente, crede, guarda estasiato le sue
troie (grandissimo, Franco) e pensa in quale angolo della Sala dei
Corazzieri piazzerà il palo per la lap-dance. Dopo Bertinotti e
Vendola, Kossiga e D'Alema, Mastella e Veltroni, Fassino e Consorte,
Napolitano e Bersani, Silvio ha trovato in Beppe Grillo il suo
rianimatore di fiducia. Altro che igienista orale!
Nessun commento:
Posta un commento