Faber
l'ha inserita nei sentimenti possibili dopo l'amore “che strappa i
capelli”. Noi, invece, l'abbiamo sempre considerata tra gli
ingredienti indispensabili dell'amore, quel q.b. che rende un
cocktail non solo una sapiente mistura di elementi, ma qualcosa di
più. Il cantore della libertà, poeta sublime, l'ha inserita in una
delle più belle ballate che la mente umana abbia mai concepito. Noi
abbiamo cercato, nel nostro piccolo mondo antico, di praticarla senza
avvertirne nessun peso insopportabile. Per questo siamo stati
considerati un po' retrò, un po' romantici, perfino melensi, come se
la tenerezza non significhi, alla fine, guardare con occhi diversi
chi ci si pone di fronte, azionando soprattutto le leve del cuore e
lasciando da parte, per un attimo, il cervello e i calcoli. Guardare
con tenerezza una donna si porta appresso l'impossibilità di farle
del male. Di avvolgerla, anche simbolicamente, fra le braccia per
impedire a chiunque di ferirla, di usarle violenza, perfino di
scalfirla. E lo stesso discorso vale per i bambini, i vecchi, i
malati, gli animali, la natura e, su su, fino alle idee. Ci voleva un
Papa un po' così, a ricordarcelo. Ci voleva un Papa che si chiama Francesco, e che viene dalla
fine dal mondo, per far apparire una “rivoluzione” un sentimento
ovvio, e "sovversivo" un normale moto dell'animo. E se ci vuole un Papa
a ricordarci come si fa a essere uomini o meglio, esseri viventi,
dovremmo prendere atto di quanto i problemi, le ansie, le
incertezze, le precarietà, le indifferenze e l'assuefazione al
peggio ci abbiano minato dentro, sconquassato il cuore e l'anima,
dilaniato sensibilità. Per la tenerezza non c'è tempo e soprattutto
non c'è voglia di provarla. Costa tanto e rende deboli, mentre
noi dobbiamo essere sempre presenti a noi stessi, per non farci
travolgere da occhi che brillano e braccia che si protendono. Per
tornare a provare un po' di tenerezza, ci siamo inventati gli
“abbracci gratis”, quelli che distribuiscono per strada ragazze e
ragazzi che hanno deciso di stare al mondo come ci si dovrebbe stare,
con rispetto, tolleranza e tanto amore. Orpelli, solo orpelli, di una
glaciale aridità da tundra che ci avvolge e sterilizza.
Probabilmente Francesco, pronunciando le parole che ha detto, si è
visto ripassare davanti gli sguardi di tanti suoi colleghi, di tanti
personaggi pubblici, di tanti potenti ad interim. Sguardi mai distesi
che sono lame, e penetrano come coltelli cuori e menti per scoprire
cosa c'è dietro e attorno, mai dentro. La tenerezza, insomma, è un
sentimento insolito, non praticato, non evidenziato, diverso e quindi
rivoluzionario. E come tutte le rivoluzioni benefiche, dice
Francesco, non dobbiamo temerlo, “non dobbiamo averne paura”, ma
accoglierlo e farlo nostro, ricondurlo a termine di quotidianità e
non di eccezionalità. Di sguardi teneri, di comportamenti teneri,
intorno a noi non ne vediamo. Quello in cui ci imbattiamo sempre più
spesso, è piuttosto l'atteggiamento incazzato di chi non ne può
più, di chi la rivoluzione vorrebbe farla non con i sentimenti ma
con i forconi, di chi, disilluso, frustrato, impoverito dentro e
fuori, invece di un abbraccio darebbe volentieri un pugno in piena
faccia agli stronzi che ci assediano. Purtroppo, a parte le categorie
di cui abbiamo già parlato, non vediamo con chi altri si possa
essere teneri. Uno potrebbe dirci, “ma tu sei malato”. Invece no.
Non avendo più il dono della fede, perso nel labirinto di una vita
out, non riusciamo a considerare con tenerezza una serie infinita di
persone e di portatori insani di ideologie disumane. Parliamoci
chiaro, sgombrando il campo da ogni equivoco possibile: guardare con tenerezza Michela Biancofiore e Daniela Santanchè, non ci riesce, non ce la facciamo, è più forte di noi. Lo sappiamo che per questo finiremo all'Inferno, ma perché non provate voi a essere teneri con
Silvio? Ce la fate? No? Che vi avevamo detto, cribbio!
Bello Max, veramente bello.
RispondiEliminaan
Dalla parte delle donne, come sempre. Che tenerezza, Max!
RispondiEliminaVania
Complimenti, un bellissimo articolo.
RispondiEliminastef.
Lo sa, anche io provo un po' di rabbia. Come lei, non riesco a capire come si possa buttare il cuore oltre il muro, senza rendersi conto che ci stiamo facendo del male. Siamo diventati animali. Con tutto il rispetto per gli animali e molto meno per le persone. Concordo, un bellissimo articolo con un finale degno dei suoi.
RispondiEliminail Che nel titolo.....
RispondiEliminaVero, verissimo. Il Che che diceva "senza perdere la tenerezza" è presente in tutto il mio pezzo, Paco Taibo ci ha addirittura intitolato la biografia. Non me la sento, però, di citarlo ogni volta, soprattutto questa, visto che, con un Papa argentino, sarebbe stato perfino troppo facile. Vero è che la tenerezza è un sentimento rivoluzionario, sarebbe un discorso lungo da spiegare e non mi va di farlo, soprattutto dopo averne vissuto aspetti non esaltanti... Mi è piaciuto questo "acchiappo" al volo del Che...
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