Buona Pasqua, Beppe... |
Nulla
di fatto nel giro lampo di consultazioni del Presidente della Repubblica. Nessuno dei
partiti ha compiuto il fatidico passo indietro. Oddio, forse il Pdl
che, attraverso le parole del suo leader, ha detto che a lui sta bene
anche Bersani, però vuole andare al Quirinale, direttamente e senza
passare dal via. È a questo punto che Giorgio Napolitano ha iniziato
a prendere in seria considerazione l'ipotesi di dimissioni
anticipate, le sue. Il Presidente, come tutti sanno, è nel “semestre
bianco”. L'unica possibilità che la Costituzione gli concede, è
quella dell'ordinaria amministrazione. Nessun atto importante da
sottoscrivere e nessuna decisione “di peso” da poter prendere, di
conseguenza neanche lo scioglimento delle Camere. A questo punto,
considerati i veti incrociati, non sarebbe possibile neppure il
ritorno alle elezioni, visto che il Presidente non può compiere
l'unico atto che le abiliti. C'è da dire, che le dimissioni di
Napolitano non avrebbero nulla di eroico né di sconvolgente, ma
sarebbero la presa d'atto di una situazione di sostanziale
ingovernabilità, letale per l'Italia, e dell'urgenza di porvi
rimedio in tempi brevissimi. Un rischio c'è, tornare a votare con il
Porcellum. A quel punto non ci salverebbero neppure le risurrezioni
di De Gasperi, Berlinguer e Pertini. Purtroppo, e questo Grillo lo sa,
siamo a un punto morto, esattamente quello che sperava. I toni delle
sue dichiarazioni sono tornati a essere quelli dei comizi, dei Vaffa
Day, dello Tsunami Tour. Ce n'è per tutti, vivi, morti e defunti
apparenti, ex fascisti ed ex comunisti, banchieri e telefonici,
industriali e impresari edili e, vecchia-nuova entry, i giornalisti.
Tuona, Beppe, contro la stampa italiana, al 60 posto nella classica
mondiale della stampa libera, poi, però, è il primo a rifiutarne
ogni contatto, ogni rapporto, definendone i rappresentanti,
“frustrati”. Grillo sta, coerentemente, perseguendo gli obiettivi
di Casaleggio. Non brillando per dialettica politica, abbastanza
analfabeta, culturalmente un gradino sopra un accanito lettore di
Chi, Beppe sa che non potrà mai arrivare al 100 per cento dei
parlamentari e al controllo totale del paese. L'impressione, poi, è
che nelle passata tornata elettorale abbia raschiato il fondo del
barile, che il prossimo dualismo sarà fra lui e il Cavaliere, e che
il popolo della destra (alias i berluschini convinti) non sono come i
quacquaracquà della sinistra, che se non si fanno male da soli, non
dormono tranquilli. Beppe sa che di ingovernabilità in
ingovernabilità, l'Italia imploderà, affogando nella sua stessa
merda, e questo gioco gli piace, tanto, immensamente: nel 2042
l'anidride carbonica prenderà il posto dell'ossigeno, che cazzo
gliene frega a lui di come ci si arriverà? Ma c'è qualcuno disposto
a scommettere che se si dovesse tornare alle elezioni, ci sarebbe una
forza vincente? Qualcuno in grado di governare non un Paese ma le sue
macerie? E cosa dirà, Beppe, ai suoi amici industriali della Marca
Trevigiana quando non arriveranno i rimborsi dell'Iva e i pagamenti
per le opere fornite alla Pubblica Amministrazione? Con quale
coraggio potrà guardare negli occhi i ragazzi ai quali avrà rubato,
anche lui con la speranza della maggioranza assoluta, un pezzo di
futuro? Ma queste domande, Beppe se le pone o lascia fare a
Casaleggio che sta diventando sempre di più un soggetto da manuale
psichiatrico? Ne siamo convinti. L'Italia ha perso una grande
occasione per tornare a essere un paese quasi normale. L'ultima.
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