Contro
Piergigi è in atto un vero e proprio tiro al piccione. Gli sparano
tutti, proprio tutti, dentro e fuori il suo partito. L'ultimo, un
terra-terra devastante, glielo ha lanciato addirittura il suo sodale
inquilino unico del Quirinale: “Caro Piergigi – gli ha detto
Giorgio – io ti nomino esploratore del Club delle Giovani Marmotte.
Però, quando tornerai da me con la lista dei ministri, portami pure
nome, cognome, indirizzo, sesso, religione e codice fiscale di chi ti
voterà la fiducia al Senato, altrimenti ti retrocedo a mozzo”. Una
proposta senza via d'uscita, neppure se Bersani riesumasse De
Gasperi, Togliatti e Sandro Pertini, senza dimenticare Madre Teresa
di Calcutta, da designare su due piedi, ministro della Solidarietà. Quello di Napolitano però,
non è stato che l'ultimo missile della serie catastrofica “mission
impossible”. Il M5S gliene tira uno al giorno (qualche volta due).
Matteo Renzi, pur facendo il gattomammone (o il pesce d'Arno in
barile), da quando ha perso le primarie sfrutta ogni occasione per
ripetergli: “Ah se ci fossi stato io”. I giovani del Pd, com'è
che si chiamano? tigri? orsi? trichechi? panda? insomma, quegli
animali lì, gli hanno chiesto chiaro e tondo di smettere i gradi di
capitano e prendere la ramazza per iniziare a pulire la tolda. Dal
Pdl non arrivano razzi, ma missili a testata nucleare, per
convincerlo all'abbraccio mortale con il Serpente a sonagli più
velenoso del mondo. Lo ha scaricato perfino Mario Monti il quale, pur
di continuare a contare qualcosa, è disponibile a una riedizione della Grosse Koalition con Sora Elsa ancora ministro del Lavoro e del Welfare. A sostegno di Piergigi, e della sua voglia di
intesa con il M5S, sono rimaste solo le migliaia di firme di
intellettuali e di gente comune che avevano sperato, questa volta, in
un cambio totale della politica italiana. Ma gli intellettuali, si
sa, sono come i poeti e i cinematografari: nullafacenti mangiapane a
tradimento che non contano un beneamato cazzo. Se qualcuno non lo
avesse ancora capito, il Pd sta correndo veloce verso la sua
dissoluzione. I militanti non capirebbero più un'altra alleanza con
il Pdl, dopo quella disastrosa dell'appoggio al governo Monti, mentre
gli elettori non fidelizzati, guarderebbero altrove, probabilmente
dalle parti del M5S, mai verso Monti, mai verso Berlusconi. Piergigi
ha commesso un solo, imperdonabile, letale errore: ha sbagliato
completamente la campagna elettorale. Si è messo sulle spalle da solo,
da uomo d'onore qual è, il peso del governo Monti proprio mentre
Silvio ha iniziato a spacciarsi per un convinto oppositore della
coalizione della quale aveva fatto parte fino a qualche ora prima.
Bersani ha dilapidato, in un amen, le rendite di immagine e di
qualità politica che gli avevano consegnato le primarie, sciupate
banalmente da silenzi arroganti e da passeggiate nel parco, quasi una
presa di distanza, alta e nobile, dalla rissa che
si stava svolgendo fra Berlusconi e Monti, con Grillo che, sullo
sfondo, riempiva le piazze. Algido, Bersani, talmente algido da
sembrare sicuro di avere già vinto. Il Pd, è bene ricordarlo, è
l'unico partito al mondo che ha perso le elezioni dopo averle vinte,
una comica, se non fosse una tragedia. E il Capataz è vivo e vegeto,
un essere demoniaco che vince anche quando perde e al quale la
fortuna (e i soldi) sembra non volergli proprio voltare le spalle,
neppure per la grande legge dei numeri. Vuole il Quirinale e, se
continua così, lo avrà. In barba a Grillo, ai grillini, ai
bersaniani, ai trichechi e a quei milioni di italiani onesti che lo
hanno odiato da subito. Gli ultimi sondaggi dicono che Silvio è
risalito al primo posto. Il Pdl è tornato al 30 per cento, mentre il
Pd è in caduta libera e il M5S mantiene le posizioni. Un terzo degli
italiani continua a credere indefessamente a Silvio e, in questi
anni, ci siamo fatti anche un'idea delle categorie che compongono il
suo elettorato: casalinghe e pensionati tv-dipendenti, evasori
fiscali totali, evasori fiscali parziali, industriali
delocalizzatori, padri e madri di aspiranti veline e miss e escort di
lusso, tenutari delle case da gioco e i loro clienti, nullafacenti
cronici, ignoranti grezzi, coattoni, casapoundini, frustrati di ogni
fatta, docenti universitari falliti, cementificatori, editori
prezzolati, guru della sanità privata, spacciatori di sogni e
illusioni, maghi, astrologi, chiromanti, massaggiatrici, igieniste
tout-court, tassinari, farmacisti, notai, avvocati, capomastri,
geometri, parrucchieri, lookologi, estetisti, stilisti, architetti di
mezza tacca, registi di fiction immonde e poi, preti, suore e frati
sottoposti ai desiderata di santa madre chiesa targata Cardinale Carrozziere.
Lo fanno, tutti insieme, il 30 per cento? Anche qualcosa in più.
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