E non
fa neppure caldo. Non ci sono il solleone né 55 gradi all'ombra (41
secondo la questura). Eppure i quasi ex pidiellini, ri-Forza Italia,
non ne vogliono sapere di andare in ferie. Ieri, ad esempio, armati
di bandiere acquistate in un mercatino vintage, con in spalla un
apparecchio stereo (che manco un portoricano sulla 5th
Avenue) che suonava a palla l'inno, gli occhi al cielo e la prostata
tenuta sotto costante monitoraggio, circa 200 nostalgici, appesantiti
e invecchiati, sono andati in pellegrinaggio a Villa San Martino per
far sentire al capo la loro amichevole e affettuosa sudditanza. “Nei
momenti difficili noi ci siamo sempre”, ha detto un pensionato che,
subito dopo, è andato dietro un albero a far pipì. L'aria che tira
è quella di un revival destinato a svuotare finalmente dalle
bandiere, dalle spillette, dai kit del militante, del parlamentare e
del procacciatore di polizze Mediolanum, i magazzini di Segrate,
straboccanti dei ricordi di una stagione che fu, quella della
vittoria contro la poderosa macchina da guerra di occhettiana
memoria. Quando Renatino Brunetta dice "Forza Italia”, gli si
illuminano gli occhi e gli trema la voce. Lo stesso accade a
2232-Cicchitto che, anche se sarà costretto a ritirar fuori dal
baule il polveroso cappuccio e lo sbrindellato grembiulino, il solo
pensare a Forza Italia gli procura un orgasmo da elefante. Chi non ci
sta proprio, in quella che è la riedizione malinconica della
peggiore antipolitica, sono gli ex di aenne. Gasparri quando sente
Forza Italia ha un conato di vomito (il che è tutto dire), ma anche
a La Russa e alla Meloni la cosa non è che vada proprio giù. Però
i Fratelli d'Italia (povero Mameli) sanno che non ci sono
alternative, che la destra storica, quella fascista tanto per
intenderci, dovranno tenerla in vita loro, che il fucile e moschetto
saranno i loro simboli per sempre e che il fez dovranno indossarlo
tutto l'anno e non solo il 29 luglio. A proposito, lo sapete che il
29 luglio i fasci festeggeranno i 130 compleanni del Duce? Predappio
a festa e olio di ricino (con la fogliolina di menta come il mojito)
a gogò, al posto dei manganelli i “maschi” vibratori e poi
tanti, tantissimi eja eja alalà pensando
malinconicamente all'Etiopia, all'Eritrea e all'Abissinia. C'è da
dire che ieri gli inservienti di Villa San Martino sono stati
costretti agli straordinari. Armati di pennelloni e secchi d'acqua,
hanno infatti dovuto togliere dai muri le scritte vergognose contro
Ilda Boccassini (il cognome della giudice si scrive con due “c”,
ignoranti!), soprattutto quella che diceva: “Ilda tu hai le tubbe
pichiche”. A proposito di turbe psichiche. Oggi alla Camera,
Daniela Santanchè dovrebbe essere nominata vicepresidente, dovrebbe
cioè prendere il posto di Maurizio Lupi diventato ministro. La
Santanchè vicepresidente della Camera è una provocazione. Lo sa
Silvio, lo sa LettaLetta, lo sanno i giovani turchi e gli anziani
balenotteri. Il Pd ha già fatto sapere che voterà scheda bianca e
il Pdl l'ha presa malissimo. Pur sapendo che quella di Silvio è
un'aberrazione divisiva, non tollerano assolutamente che un
personaggio come Danielona possa sedere sullo scranno più alto di
Montecitorio. E lei serafica, ha detto: “Se non mi eleggono, il
problema non è Daniela Santanchè, ma è politico”. Infatti, il
problema è politico. E per occupare quel posto occorrerebbe un
politico vero e non una pitonessa che cambia stagionalmente pelle.
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