Lele
Mora nutriva la neppure troppo segreta speranza di essere assolto.
Emilio Fede, per anni la “voce del padrone” in carne e ossa,
puntava tutto sull'imparzialità della magistratura. L'unica a non
parlare, a non esprimere idee né giudizi né stati d'animo, era
Nicole Minetti. Nel corso della deposizione al processo che la
riguardava insieme agli altri due figuri, si era lasciata andare a
una commovente, straziante dichiarazione d'amore nei confronti di
Silvio Berlusconi: “Quella mia con il presidente del Consiglio –
disse Nicole guardando i giudici dritti negli occhi – è stata una
storia d'amore vera. Io ho amato alla follia quell'uomo”. Roba da
romanzo d'appendice se non fosse che, intercettata al telefono con
una delle decine di Olgettine, ebbe a dire: “Quel vecchio bavoso e
flaccido mi sta rovinando la vita...”. È vero che le espressioni
d'amore sono infinite come le vie del signore, ma le parole
trascritte dagli agenti della polizia giudiziaria non sembrano
propriamente una dichiarazione d'amore, forse una ulteriore richiesta
di denaro, ma amore proprio no, l'amore è un'altra cosa. Che la
tendenza al papponaggio fosse insita nel dna di Lele Mora, è un
fatto che rientra nell'ordine delle cose del mestiere dell'ex
talent-scout. Lui, alle ragazze della sua scuderia, per farle
diventare famose imponeva praticamente di tutto, non a caso aveva fra
i suoi contatti privilegiati anche Fabrizio Corona, l'uomo che non
doveva chiedere mai e che guidava senza patente. Di Emilio Fede che
dire che non si sappia già? È stato per anni il megafono di Silvio.
Ha dilapidato nei casinò il fiume di denaro che il Capo gli elargiva
a profusione e, non bastandogli, si è scoperto che faceva pure la
cresta sulle altre regalie e prestiti del Capo verso terzi. Che fosse
anche un discreto procacciatore di giovin donzelle, si era già
ventilato quando scoppiò lo scandalo di Noemi Letizia, ma la
conferma è arrivata solo dopo il caso Ruby, una ragazzina che Emilio
fece arrivare ad Arcore direttamente dalla Sicilia. La figura tragica
di tutta questa storiaccia però è lei, Nicole, condannata a 5 anni
per “troppo amore” e per essere stata materialmente
l'organizzatrice della presenza delle Olgettine alle cene eleganti di
Arcore. Il suo avvocato ha detto: “Per tre quarti, giustizia è
fatta”. In effetti, molte delle accuse nei confronti di Nicole
Minetti sono cadute ma è restata quella di induzione alla
prostituzione (di maggiorenni) che le ha in qualche modo, alleggerito
la pena. Interdizione perpetua dai pubblici uffici per Mora e Fede, e
questa è la condanna che forse li sconvolge meno, così come a
Nicole, nauseata (a suo dire) dalla politica, non frega una mazza di
ripresentarsi alle prossime elezioni: la attende il suo vecchio
mestiere di igienista orale al San Raffaele e, se possibile, un
matrimonio d'amore vero e bambini da far crescere senza il mito
dell'inarrivabilità. Guai invece, per 33 testimoni del processo. I
giudici del tribunale di Milano hanno disposto nei loro confronti
indagini più approfondite, perché mentire sotto giuramento è un
reato. E nell'ordinanza sono inclusi anche Berlusconi, e i suoi
legali Longo e Ghedini. Grandioso, Niccolò Mavalà: “Tutto ciò è
surreale”, ha detto e, forte della sua immunità di parlamentare,
se n'è andato in vacanza. Guai anche da Bari, tanto per completare
quello che sembra un bollettino di guerra. I giudici pugliesi hanno
stabilito che il giro di denaro Silvio-Lavitola-Tarantini, non sia
stata una semplice partita di giro, ma che nasconda qualcosa di
inconfessabile: un ricatto? Siccome sono dei curiosi della madonna, i
giudici baresi hanno deciso di rinviare tutti a giudizio. Sarà anche
vero che Silvio non ha mai pagato una donna per procurargli piaceri
sessuali. Ma dio bono, quanto gli costano!
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