Bizzarri
i tromboni del Pdl. Fino a quando hanno avuto Papi (non è una
battuta ma Papa al plurale) che reggevano e indirizzavano le milizie
cattoliche al loro servizio, il Pontefice era considerato quasi come
Kevin Costner: un intoccabile. Nel momento in cui ne è arrivato uno
che ce l'ha con le banche, con i ricchi, con la globalizzazione, con
i preti e le monache che vanno in giro sulle fuoriserie, con i
migranti annegati dalla Bossi-Fini, con l'insensibilità dei
capitalisti, con i Rolex e i falsi miti della bellezza siliconata si
è scatenata l'iradiddio. Quel piduista mai pentito, tessera numero
2232, che risponde al nome di Fabrizio Cicchitto, ha detto papale
papale (neppure questa è una battuta): “Un conto è predicare un
altro governare, il Papa dovrebbe stare attento a quello che dice,
perché dai paesi africani arrivano tanti delinquenti”. Non poteva
non intervenire un leghista, nel caso specifico Erminio Boso che, se
possibile, c'è andato giù duro peggio di Cicchitto e che alla
Zanzara ha detto: “Non mi frega niente di quello che ha detto il
Papa, se un barcone affonda io sono felice”. Questi centrodestrorsi
sono davvero dei personaggi straordinari. Vabbè che il loro Papa lo
hanno già e si chiama Silvio, ma insomma, almeno un po' di rispetto
per quella gerarchia connivente che vi ha permesso per venti anni di
mangiare a crepapelle, novelli Pantraguel senza però Gargantua. Ci
piacerebbe conoscere il parere dei cattolici a tal proposito, magari
di quelli che hanno difeso le ruberie del Celeste, magari di quelli
pluri-divorziati che negano i diritti alle coppie di fatto per non far
piangere Sua Santità, magari di quelli che sentendo Berlusconi
bestemmiare in tv, si sono lasciati andare alle contestualizzazioni
più becere e paracule della storia dell'intera diplomazia italiana e
pure di quella del Canton Ticino. A questi cattolici vorremmo
chiedere: “Votereste voi ancora per Berlusconi?” Siamo convinti
che il coro di sì sarebbe assordante, loro hanno il voto del perdono, porco boia. E mica finisce qui. I
pidiellini sono sul piede di guerra. E in attesa del pronunciamento
della Cassazione sul processo Mediaset, stanno predisponendo il loro
piano di battaglia, la risposta pronta e forte di un popolo di
disperati che senza Silvio sarebbero dei poveri cristi in cassa
integrazione in deroga. Le linee, a questo momento, sono tre. La
Santanchè ha detto: “Passiamo all'azione”, senza però
specificare in cosa dovrebbe consistere l'azione ma lei, si sa, fa la
regista e non l'attore. Sandro Bondi, memore dei suoi trascorsi
comunisti, ha ritirato fuori l'attrezzario rosso e ha detto: “Siamo
pronti alla resistenza”, dimostrando che della Resistenza, il
Sandrin Poeta non ha capito un cazzo. Poi c'è l'ultima proposta.
Ancora 2232 che incazzato perché Renatino gli ha fregato il posto di
capogruppo, ha detto: “Destabilizziamo il governo”. Così si
torna a votare e lui a fare il capogruppo. Il teorema pidiellino è
chiaro da venti anni: “Silvio è un perseguitato dalla
magistratura” e stasera, a Ballarò, Alex Sallusti ha affermato:
“Non è solo la magistratura a complottare contro Silvio ma anche i
poteri forti attraverso il Corriere della Sera”. Paolo Mieli, in
collegamento, stava stramazzando a terra, ma non per le parole di
Draculino, ma perché si è reso improvvisamente conto di essere iscritto
allo stesso ordine, quello dei giornalisti. Vedrete, questi del Pdl
faranno un casino della madonna ma poi, siccome strutturalmente sono
dei cagasotto, tutto finirà con un insano, democristiano accordo
sottobanco. Non hanno ancora capito, quelli del Pdl, che non è più
vera la storia che morto un Papa se ne fa un altro. Non occorre più,
non serve più. Silvio non deve morire, basta la galera.
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