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mercoledì 10 luglio 2013

Il Pdl e il Papa. Il Pdl e il golpe. Il Pdl e le persecuzioni. È il Pdl, che volete, statisti?

Bizzarri i tromboni del Pdl. Fino a quando hanno avuto Papi (non è una battuta ma Papa al plurale) che reggevano e indirizzavano le milizie cattoliche al loro servizio, il Pontefice era considerato quasi come Kevin Costner: un intoccabile. Nel momento in cui ne è arrivato uno che ce l'ha con le banche, con i ricchi, con la globalizzazione, con i preti e le monache che vanno in giro sulle fuoriserie, con i migranti annegati dalla Bossi-Fini, con l'insensibilità dei capitalisti, con i Rolex e i falsi miti della bellezza siliconata si è scatenata l'iradiddio. Quel piduista mai pentito, tessera numero 2232, che risponde al nome di Fabrizio Cicchitto, ha detto papale papale (neppure questa è una battuta): “Un conto è predicare un altro governare, il Papa dovrebbe stare attento a quello che dice, perché dai paesi africani arrivano tanti delinquenti”. Non poteva non intervenire un leghista, nel caso specifico Erminio Boso che, se possibile, c'è andato giù duro peggio di Cicchitto e che alla Zanzara ha detto: “Non mi frega niente di quello che ha detto il Papa, se un barcone affonda io sono felice”. Questi centrodestrorsi sono davvero dei personaggi straordinari. Vabbè che il loro Papa lo hanno già e si chiama Silvio, ma insomma, almeno un po' di rispetto per quella gerarchia connivente che vi ha permesso per venti anni di mangiare a crepapelle, novelli Pantraguel senza però Gargantua. Ci piacerebbe conoscere il parere dei cattolici a tal proposito, magari di quelli che hanno difeso le ruberie del Celeste, magari di quelli pluri-divorziati che negano i diritti alle coppie di fatto per non far piangere Sua Santità, magari di quelli che sentendo Berlusconi bestemmiare in tv, si sono lasciati andare alle contestualizzazioni più becere e paracule della storia dell'intera diplomazia italiana e pure di quella del Canton Ticino. A questi cattolici vorremmo chiedere: “Votereste voi ancora per Berlusconi?” Siamo convinti che il coro di sì sarebbe assordante, loro hanno il voto del perdono, porco boia. E mica finisce qui. I pidiellini sono sul piede di guerra. E in attesa del pronunciamento della Cassazione sul processo Mediaset, stanno predisponendo il loro piano di battaglia, la risposta pronta e forte di un popolo di disperati che senza Silvio sarebbero dei poveri cristi in cassa integrazione in deroga. Le linee, a questo momento, sono tre. La Santanchè ha detto: “Passiamo all'azione”, senza però specificare in cosa dovrebbe consistere l'azione ma lei, si sa, fa la regista e non l'attore. Sandro Bondi, memore dei suoi trascorsi comunisti, ha ritirato fuori l'attrezzario rosso e ha detto: “Siamo pronti alla resistenza”, dimostrando che della Resistenza, il Sandrin Poeta non ha capito un cazzo. Poi c'è l'ultima proposta. Ancora 2232 che incazzato perché Renatino gli ha fregato il posto di capogruppo, ha detto: “Destabilizziamo il governo”. Così si torna a votare e lui a fare il capogruppo. Il teorema pidiellino è chiaro da venti anni: “Silvio è un perseguitato dalla magistratura” e stasera, a Ballarò, Alex Sallusti ha affermato: “Non è solo la magistratura a complottare contro Silvio ma anche i poteri forti attraverso il Corriere della Sera”. Paolo Mieli, in collegamento, stava stramazzando a terra, ma non per le parole di Draculino, ma perché si è reso improvvisamente conto di essere iscritto allo stesso ordine, quello dei giornalisti. Vedrete, questi del Pdl faranno un casino della madonna ma poi, siccome strutturalmente sono dei cagasotto, tutto finirà con un insano, democristiano accordo sottobanco. Non hanno ancora capito, quelli del Pdl, che non è più vera la storia che morto un Papa se ne fa un altro. Non occorre più, non serve più. Silvio non deve morire, basta la galera.

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