I
democristiani doc sono fatti così. Qualsiasi cosa accada, loro sono
capitati lì per caso. Giocano a fare gli gnorri, a far finta di non
capire, a non esserci mai perché quando ci sono, dormono. I
democristiani doc, cascasse il mondo, non perdono mai l'aplomb: mai
visto un DC incazzato. Lo studio, per arrivare a un livello così
alto di astrazione, passa attraverso una scuola rodata negli anni
della Guerra Fredda, dell'Italia nella Nato, nella subalternità
storica a tutte le potenze straniere che hanno invaso il nostro Paese
in quasi 2000 anni di storia. Come sopravvivere agli unni, ai
visigoti, ai tedeschi, agli spagnoli, ai francesi e poi agli
americani senza avere tonnellate di pelo sullo stomaco? Impossibile. Per cui possiamo tranquillamente affermare che i democristiani sono
gli unici, veri, inimitabili eredi della gens italica, popolazioni
abituate a sopravvivere (perché ci hanno convissuto e convivono) con
tutti i peggiori invasori della nostra Storia passata e recente. I
neo-DC hanno affinato le armi, come le mosche che a un certo punto si
nutrivano del DDT che avrebbe dovuto sterminarle. Si sono
auto-modificati geneticamente perché per comandare anche con il
berlusconismo, tanto bisognava fare. La mutazione genetica è
consistita nel fatto che hanno cancellato la loro memoria, immesso
dati aggiornati e, quindi, dato vita a un essere completamente nuovo,
nato da una provetta come la pecora Dolly: il DC 2.0. Pierfy Casini
ha provato a iniettarsi per endovena il liquido per accelerare la sua
mutazione, ma evidentemente qualcosa non è andata per il verso
giusto e la funesta alleanza con Mario Monti ne è stata la dimostrazione
palese. Figlio invece della perfetta riuscita dell'esperimento, punta
di diamante dei DC 2.0, è LettaLetta: lunga gavetta, parentele
appropriate, aplomb british (mutuato dal più famoso zio), giusto piglio,
discreta eloquenza, una via di mezzo fra il cinismo andreottiano e il
populismo di De Gasperi. Lui è il frutto più riuscito
dell'evoluzione democristiana, l'unico in grado di risollevare il
glorioso vessillo scudocrociato: altro che Rotondi! E quindi, date le
premesse, qualsiasi cosa accada, qualunque ombra si stagli sulla
linea d'orizzonte del suo governo, lui dice che non ci sono rischi né
pericoli, forte anche dell'appoggio di un padre putativo che in pochi
possono vantare, il Capo dello Stato in persona, personalmente. I
pidiellini scendono in piazza per sovvertire un potere autonomo dello
Stato? “Il governo non corre rischi”, dice LettaLetta. Silvio gli
chiede (per interposti interlocutori) di intervenire sulla Cassazione
per modificare l'esito dei suoi processi? “Il governo non corre
rischi”, dice LettaLetta. La polizia espelle rifugiati per fare un
piacere a un dittatore, e il ministro competente dice di non saperne
niente? “Il governo non corre rischi”, dice LettaLetta e difende
il suo vice-premier non perché sia innocente, ma per non dover
abbandonare troppo presto una poltrona sulla quale si sente da dio.
Il premier dis-conosce: o nega i fatti o afferma che non sono mai
accaduti. La tattica è quella: passato il polverone la gente
dimentica, e non c'è niente di più politicamente appetibile di un
popolo facile alla perdita di memoria. La fregatura è che questa
volta sembra che in Parlamento non ci siano solo quelli che
voterebbero la cittadinanza egiziana anche a Brunetta, ma pure onorevoli e senatori niente affatto disposti a dimenticare.
Nonostante LettaLetta gli abbia fatto recapitare a casa un mazzo di
fiori di Loto, questi non intendono dimenticare. E se invece dei
fiori di Loto provasse con le Olgettine?
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