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giovedì 18 luglio 2013

LettaLetta: “Non vedo nubi nell'orizzonte del governo”. Per il 'meglio' dei DC vale la regola del dis-conoscere per dimenticare

I democristiani doc sono fatti così. Qualsiasi cosa accada, loro sono capitati lì per caso. Giocano a fare gli gnorri, a far finta di non capire, a non esserci mai perché quando ci sono, dormono. I democristiani doc, cascasse il mondo, non perdono mai l'aplomb: mai visto un DC incazzato. Lo studio, per arrivare a un livello così alto di astrazione, passa attraverso una scuola rodata negli anni della Guerra Fredda, dell'Italia nella Nato, nella subalternità storica a tutte le potenze straniere che hanno invaso il nostro Paese in quasi 2000 anni di storia. Come sopravvivere agli unni, ai visigoti, ai tedeschi, agli spagnoli, ai francesi e poi agli americani senza avere tonnellate di pelo sullo stomaco? Impossibile. Per cui possiamo tranquillamente affermare che i democristiani sono gli unici, veri, inimitabili eredi della gens italica, popolazioni abituate a sopravvivere (perché ci hanno convissuto e convivono) con tutti i peggiori invasori della nostra Storia passata e recente. I neo-DC hanno affinato le armi, come le mosche che a un certo punto si nutrivano del DDT che avrebbe dovuto sterminarle. Si sono auto-modificati geneticamente perché per comandare anche con il berlusconismo, tanto bisognava fare. La mutazione genetica è consistita nel fatto che hanno cancellato la loro memoria, immesso dati aggiornati e, quindi, dato vita a un essere completamente nuovo, nato da una provetta come la pecora Dolly: il DC 2.0. Pierfy Casini ha provato a iniettarsi per endovena il liquido per accelerare la sua mutazione, ma evidentemente qualcosa non è andata per il verso giusto e la funesta alleanza con Mario Monti ne è stata la dimostrazione palese. Figlio invece della perfetta riuscita dell'esperimento, punta di diamante dei DC 2.0, è LettaLetta: lunga gavetta, parentele appropriate, aplomb british (mutuato dal più famoso zio), giusto piglio, discreta eloquenza, una via di mezzo fra il cinismo andreottiano e il populismo di De Gasperi. Lui è il frutto più riuscito dell'evoluzione democristiana, l'unico in grado di risollevare il glorioso vessillo scudocrociato: altro che Rotondi! E quindi, date le premesse, qualsiasi cosa accada, qualunque ombra si stagli sulla linea d'orizzonte del suo governo, lui dice che non ci sono rischi né pericoli, forte anche dell'appoggio di un padre putativo che in pochi possono vantare, il Capo dello Stato in persona, personalmente. I pidiellini scendono in piazza per sovvertire un potere autonomo dello Stato? “Il governo non corre rischi”, dice LettaLetta. Silvio gli chiede (per interposti interlocutori) di intervenire sulla Cassazione per modificare l'esito dei suoi processi? “Il governo non corre rischi”, dice LettaLetta. La polizia espelle rifugiati per fare un piacere a un dittatore, e il ministro competente dice di non saperne niente? “Il governo non corre rischi”, dice LettaLetta e difende il suo vice-premier non perché sia innocente, ma per non dover abbandonare troppo presto una poltrona sulla quale si sente da dio. Il premier dis-conosce: o nega i fatti o afferma che non sono mai accaduti. La tattica è quella: passato il polverone la gente dimentica, e non c'è niente di più politicamente appetibile di un popolo facile alla perdita di memoria. La fregatura è che questa volta sembra che in Parlamento non ci siano solo quelli che voterebbero la cittadinanza egiziana anche a Brunetta, ma pure onorevoli e senatori niente affatto disposti a dimenticare. Nonostante LettaLetta gli abbia fatto recapitare a casa un mazzo di fiori di Loto, questi non intendono dimenticare. E se invece dei fiori di Loto provasse con le Olgettine?

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