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sabato 27 luglio 2013

Banane alla Kyenge. Asse contro Renzi. La leggina per depenalizzare il voto di scambio. La leggiona per scardinare la Costituzione. Ma perché non ve ne andate in vacanza?

In vacanza ci sono andati quelli di Forza Nuova, precisamente a Cervia che, volendo un po' giocare con le assonanze e le similitudini, evoca corna e sputi. Ci sono andati perché sapevano di trovare la ministra Cecile Kyenge impegnata alla festa del Pd. L'altra sera si erano divertiti con i manichini insanguinati per protestare contro la remota ipotesi che in Italia venga introdotto lo Ius soli. Ieri sera sono andati oltre e, come nelle peggiori performance da avanspettacolo, agli attori in scena hanno lanciato banane. Il commento della ministra: “Che spreco di cibo!” I fascisti, si sa, sono fascisti sempre, d'estate come d'inverno. La fregatura è che in estate il caldo, l'umidità, i bagni al mare e le sabbiature contribuiscono a rendere inabile l'unica sinapsi che vaga in un cervello praticamente vuoto. Eia eia alalà.
Ma che carucci, che simpatici, che birichini quelli del Pd. Sapete, fino a ieri ci siamo chiesti chi diavolo comandasse nel partito delle mille anime morte, perennemente “occupato” dai militanti inferociti per l'asse con Berlusconi. Oggi ne sappiamo un po' di più però non su chi comanda, ma su chi, secondo loro, non dovrebbe mai comandare. Così, nemici da sempre, si ritrovano uniti nella battaglia contro un nemico comune: Matteo Renzi sindaco di Firenze, quello che affitta Ponte Vecchio alla Fiat e i Giardini di Boboli a Dolce&Gabbana appena rientrati dal Lussemburgo, in rotta con la giunta comunale milanese. L'asse anti-Renzi che si è formata, è composta da Guglielmo Epifani il socialista, lo smacchiator cortese e perdente Piergigi Bersani, il neo-barbuto Dario Franceschini e il premier, al secolo LettaLetta, impegnato nella difficile opera di rendere condivise e pacificatrici, con i pidiellini, soprattutto le idee, perché i fatti lo erano già da tempo. I 4 dell'Ave Maria contestano a Renzi di aver lanciato un'Opa sul partito, di stare tentando cioè una scalata ostile alla segreteria facendo leva sui militanti e non sui delicati equilibri interni del partito. Chi conosce un po' la potente macchina da guerra del Pd, sa che tutto ciò è improponibile e che se vuoi diventare segretario non è necessario avere l'approvazione della base ma del vertice. Chi poi sia il vertice non si sa. Come non si sa, né si saprà mai chi diavolo sono i 101 zozzoni. I 4 sembrano più che altro esecutori. I mandanti veri tramano nell'ombra, come sempre. 
Ai 5S dobbiamo aver rimandato di un mese la distruzione della nostra Costituzione. Se fosse passato il ddl sulle riforme, con il via libera alla Commissione incaricata di rivedere la nostra Carta, ci saremmo ritrovati dalla sera alla mattina, a vivere in una repubblica semi-presidenziale. Con l'aggravante che il patto scellerato fra il Pd, il Pdl e Scelta Civica, si sarebbe portato appresso quei due terzi di voti utili a far passare la riforma senza il referendum confermativo. Da ieri, in tutte le piazze d'Italia, ci sono i gazebo per firmare l'appello ai deputati affinché facciano mancare i due terzi dei voti utili e lasciare l'ultima parola ai cittadini. Per favore firmate. È estate, lo sappiamo, ma una firma toglie solo una mezza caloria, non sarà quella che vi impedirà di continuare beatamente a nuotare. 
“Un emendamento di poche parole e il finanziamento illegale ai partiti sarebbe stato depenalizzato”. Così titolava Repubblica ieri, il tentativo comune di maramaldi del Pd e di tutto il Pdl di continuare a finanziare la politica attraverso il voto di scambio. La depenalizzazione si sarebbe portata appresso la libertà di ricevere fondi da chiunque e di far passare come “contribuzioni volontarie” le somme destinate invece a comprarsi favori a elezioni avvenute. Questa specie di pacificazione nazionale fortemente voluta dall'Innominabile (se provi a citare Re Giorgio, Grasso e la Boldrini spengono microfoni prima di tagliare lingue), sta portando l'Italia verso un cambiamento delle regole del gioco democratico che si stanno decidendo in chissà quali salotti. Quello che è certo è che quest'ultima parte del 2013 non trascorrerà pacificamente. 

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