In
vacanza ci sono andati quelli di Forza Nuova, precisamente a Cervia
che, volendo un po' giocare con le assonanze e le similitudini, evoca
corna e sputi. Ci sono andati perché sapevano di trovare la ministra
Cecile Kyenge impegnata alla festa del Pd. L'altra sera si erano
divertiti con i manichini insanguinati per protestare contro la
remota ipotesi che in Italia venga introdotto lo Ius soli. Ieri sera
sono andati oltre e, come nelle peggiori performance da avanspettacolo,
agli attori in scena hanno lanciato banane. Il commento della
ministra: “Che spreco di cibo!” I fascisti, si sa, sono fascisti
sempre, d'estate come d'inverno. La fregatura è che in estate il
caldo, l'umidità, i bagni al mare e le sabbiature contribuiscono a
rendere inabile l'unica sinapsi che vaga in un cervello praticamente
vuoto. Eia eia alalà.
Ma che
carucci, che simpatici, che birichini quelli del Pd. Sapete, fino a
ieri ci siamo chiesti chi diavolo comandasse nel partito delle mille
anime morte, perennemente “occupato” dai militanti inferociti per
l'asse con Berlusconi. Oggi ne sappiamo un po' di più però non su
chi comanda, ma su chi, secondo loro, non dovrebbe mai comandare.
Così, nemici da sempre, si ritrovano uniti nella battaglia contro un
nemico comune: Matteo Renzi sindaco di Firenze, quello che affitta
Ponte Vecchio alla Fiat e i Giardini di Boboli a Dolce&Gabbana
appena rientrati dal Lussemburgo, in rotta con la giunta comunale
milanese. L'asse anti-Renzi che si è formata, è composta da
Guglielmo Epifani il socialista, lo smacchiator cortese e perdente
Piergigi Bersani, il neo-barbuto Dario Franceschini e il premier, al
secolo LettaLetta, impegnato nella difficile opera di rendere
condivise e pacificatrici, con i pidiellini, soprattutto le idee,
perché i fatti lo erano già da tempo. I 4 dell'Ave Maria contestano a
Renzi di aver lanciato un'Opa sul partito, di stare tentando cioè
una scalata ostile alla segreteria facendo leva sui militanti e non
sui delicati equilibri interni del partito. Chi conosce un po' la
potente macchina da guerra del Pd, sa che tutto ciò è improponibile
e che se vuoi diventare segretario non è necessario avere
l'approvazione della base ma del vertice. Chi poi sia il vertice non
si sa. Come non si sa, né si saprà mai chi diavolo sono i 101
zozzoni. I
4 sembrano più che altro esecutori. I mandanti veri tramano
nell'ombra, come sempre.
Ai 5S dobbiamo aver rimandato di un mese la
distruzione della nostra Costituzione. Se fosse passato il ddl sulle
riforme, con il via libera alla Commissione incaricata di rivedere la
nostra Carta, ci saremmo ritrovati dalla sera alla mattina, a vivere
in una repubblica semi-presidenziale. Con l'aggravante che il patto
scellerato fra il Pd, il Pdl e Scelta Civica, si sarebbe portato
appresso quei due terzi di voti utili a far passare la riforma senza
il referendum confermativo. Da ieri, in tutte le piazze d'Italia, ci
sono i gazebo per firmare l'appello ai deputati affinché facciano
mancare i due terzi dei voti utili e lasciare l'ultima parola ai
cittadini. Per favore firmate. È estate, lo sappiamo, ma una firma
toglie solo una mezza caloria, non sarà quella che vi impedirà di
continuare beatamente a nuotare.
“Un emendamento di poche parole e
il finanziamento illegale ai partiti sarebbe stato depenalizzato”.
Così titolava Repubblica ieri, il tentativo comune di maramaldi del
Pd e di tutto il Pdl di continuare a finanziare la politica
attraverso il voto di scambio. La depenalizzazione si sarebbe portata
appresso la libertà di ricevere fondi da chiunque e di far passare
come “contribuzioni volontarie” le somme destinate invece a
comprarsi favori a elezioni avvenute. Questa specie di pacificazione
nazionale fortemente voluta dall'Innominabile (se provi a citare Re
Giorgio, Grasso e la Boldrini spengono microfoni prima di tagliare lingue), sta portando l'Italia
verso un cambiamento delle regole del gioco democratico che si stanno
decidendo in chissà quali salotti. Quello che è certo è che
quest'ultima parte del 2013 non trascorrerà pacificamente.
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