Si sapeva, lo si è sempre saputo. Per
anni Silvio ha fatto il “cattolico” infischiandosene
altissimamente della fede, della santa trinità (scambiato per il
film con Terence Hill), dei dogmi, della trascendenza e perfino dello
spirito santo. Da andreottiano di ferro, lui si è sempre rivolto ai
preti piuttosto che a dio, perché come tutti sanno, dio non vota, ha
smarrito il certificato elettorale lassù, nell'alto dei cieli, dove
Bondi, pur tentando, non è mai riuscito ad arrivare. Da commerciante
nato, però, da inarrivabile self made man dotato di un fiuto
proverbiale, ha saputo imbrigliare il consenso dei cattolici a modo
suo: pagando. Alla Chiesa, infatti, l'8 per mille non è mai bastato,
per cui, allargando a dismisura i cordoni della borsa (mai la sua,
sempre la nostra) è riuscito a far pagare alla Protezione Civile
anche gli spostamenti dei pontefici e l'organizzazione delle adunate
oceaniche dei Papa Boy's. Senza considerare poi l'appoggio
incondizionato alla Compagnie delle Opere di ciellino stampo e
copyright, diventata l'impresa più florida della Lombardia. Le
scuole cattoliche, i restauri delle chiese e degli oratori, prima
l'Ici poi l'Imu sulle proprietà immobiliari ecclesiastiche anche se
esercizi commerciali, sono state le altre perle di un asservimento
totale alle esigenze della casse vaticane. La gerarchia lo ha
ripagato a modo suo: voti, perdonanze, giubilei, santificazioni, riti
proibiti agli altri divorziati, contestualizzazioni di bestemmie che
manco i camalli, una giustificazione sacrale alla strabordante
sessualità del “califfo malato” (parole della moglie, non
nostre) che hanno finito per mitizzare il “crociato Silvio”,
l'uomo a favore degli omofobi e delle donne aduse a mettere la testa
a posto. Ora, all'improvviso, una inversione repentina di tendenza.
Con il Cardinale Carrozziere trombato, con il presidente
“Bagnasciuga” della Cei in liquidazione, con i prelati
truffaldini arrestati o con pesanti avvisi di garanzia sulle spalle,
la Chiesa (meglio, il Vaticano), si è resa conto che non poteva
continuare a fare affari con chi non ha mai viaggiato in 500 manco da
neo-patentato. L'Osservatore Romano, dopo Famiglia Cristiana, ha
scritto ieri: “Una crisi che appare irresponsabile non solo per le
sue ripercussioni economiche ma per la ricaduta sulla credibilità
dell'intera classe politica italiana”. E ha aggiunto: “C'è un
clima fortemente condizionato dalle vicende giudiziarie nelle quali è
coinvolto il leader del Pdl... Il timore è che il tessuto condiviso
di regole sul quale si basa ogni convivenza civile, lacerato in
questi anni da un confronto politico esasperato, rischi di uscire
definitivamente compromesso da una chiamata permanente allo scontro”.
Mollato dai cattolici, bastonato dalla Confindustria (fino a ieri
prona ai suoi desideri in cambio di leggi mostruose sul lavoro, sulla
sicurezza del lavoro e sui contratti liberticidi), fischiato dai
commercianti, dagli operatori turistici e dai bagnini della Val
Camonica, Silvio ha deciso comunque di continuare la sua personale battaglia
contro la magistratura. Incombono il processo Ruby, la corruzione di
De Gregorio (con la minaccia di arresto dei giudici di Napoli) e il
provvedimento aperto nei suoi confronti dai giudici di Bari sui giri
di prostitute di Gianpi Tarantini, una sequela di processi che o
Silvio riesce a gestire da dittatore intoccabile o corre il rischio
di finire i suoi anni al buio di una cella di San Vittore o di Opera,
a quattro passi da casa sua. Siccome questa eventualità lo
terrorizza, anche perché dovrebbe privarsi della compagnia di Dudù,
allora manda per aria il tavolo da gioco. E gli italiani? Ma chi
cazzo se ne frega. Inutile dire che i suoi dipendenti sono schierati come sempre con il padrone,
per la serie: potè più la pagnotta che la dignità. Così, mogio
mogio quatto quatto, Alex Sallusti ha rispolverato il metodo Boffo e
ha iniziato ad applicarlo ai critici delle ultime trovate del Capo.
Ha parlato a nome di tutti i “dissidenti” (sic!), 'O
schiattamuort, il quale ha preso carta e penna e scritto: “Noi non
abbiamo paura. Se (Sallusti con il suo editoriale di ieri, nda) pensa
di intimidire noi e il libero confronto dentro il nostro Movimento
politico, si sbaglia di grosso. Se intende intimidirci con il
paragone a Gianfranco Fini, sappia che non avrà case a Montecarlo su
cui costruire campagne. Se il metodo Boffo ha funzionato con
qualcuno, non funzionerà con noi che eravamo accanto a Berlusconi,
quando il direttore de Il Giornale lavorava nella redazione che
divulgò l'informazione di garanzia al nostro presidente, durante il
G7 di Napoli del 1994”. E il Pd? D'Alema dice che bisogna rinviare
il congresso a marzo. La Balena Bianca ha molti più figli di quanti si potesse sospettare o neppure lontanamente immaginare. Intanto,
perché non ci facciamo mancare niente, scoppia la lite furibonda con
il Quirinale. Silvio accusa l'Innominabile di aver “inquinato” la
sentenza sul caso Cir-Mondadori e la risposta del Colle è violenta,
al limite dell'invettiva. Nonostante anni di firme senza colpo ferire
sui decreti pro domo sua, Silvio non dimostra di avere la minima
riconoscenza nei confronti di Colui che siede sul colle più alto.
Peccato grave l'irriconoscenza.
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