Brevemente
la storia. Luigi De Magistris sta pensando seriamente alla individuazione di un
quartiere da dedicare alla prostituzione e di un parco dell’amore in cui
recarsi sentendosi quasi tranquilli nell'espletare alcune fondamentali funzioni dell'indole umana. Si può discutere a lungo sulla proposta
del sindaco di Napoli, sulla sua opportunità, necessità, modernità, attuabilità
ma, quello che non si sopporta più, è l’interventismo capriccioso di una chiesa
cattolica che contestualizza le bestemmie pur di santificare Silvio e demonizza
tutto ciò che viene dall’altra parte. Il sindaco ha chiesto una riflessione
civile sull’argomento e c’è chi gli ha risposto con un sì o con un no motivando
entrambe le posizioni. Lidia Ravera, ad esempio, ha detto che è un provvedimento
da centrodestra, e non abbiamo difficoltà a darle ragione. Resta comunque un
modo di contribuire a una discussione aperta esprimendo semplicemente la propria opinione. C’è chi invece, come il cardinale
Crescenzio Sepe, l’ha messa giù dura non criticando ma demonizzando tout-court.
Eppure sul parco dell’amore, un cattolico illuminato potrebbe discutere
tranquillamente, invece il cardinale ha scelto il muro contro muro affermando: “Capisco che non essendoci idee e proposte concrete
rispetto ad argomenti seri e di interesse generale, si ricorre a temi a effetto
come è avvenuto con l'ipotesi di realizzare case a luci rosse e un parco
dell'amore. Mi domando - ha proseguito - è questo il principale e ultimo
problema da risolvere a Napoli? O forse si vuole offrire un diversivo e una
distrazione alle migliaia di giovani che non vedono alcuno spazio e che sono
costretti a considerare il lavoro un miraggio?”. Ovvio che l’attacco non è stato
né morale né di costume ma politico e “politicamente” ha risposto, a stretto
giro di comunicato stampa, Luigi De Magistris: “Lei Cardinale dice che
l'amministrazione vuole tornare alle case chiuse? Giammai Cardinale! Ma dove lo
ha letto? E poi Lei che si è occupato di ben altre case quando era a Roma, sa
bene che noi vogliamo case aperte, trasparenti”. Se il cardinale Sepe
non fosse rimasto coinvolto nell’inchiesta di Perugia sugli immobili di
Propaganda Fide, la sua intemerata avrebbe avuto un senso, ma non essendo così, è chiaro che il sindaco usa gli argomenti che ha, e quello che ha usato sta a
testimoniare che il cardinale di tutto può parlare meno che di case.
Sbaglieremo ma la nostra convinzione è che la connivenza pluriennale e
reiterata con il “sistema Berlusconi”, continuerà a tenere la chiesa in una
posizione di eterno stand-by. Quando manca la coerenza tutto diventa
maledettamente difficile.
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Il cardinale Sepe si occupi di più alle sue di case, se si vuole occupare delle nostre getti le sue vesti rosse alle ortiche, e venga a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, poi ne potremmo anche riparlare, ecco perchè noi andiamo male in Italia i preti vogliono fare politica perchè noi non possiamo fare i preti?
RispondiEliminaIl cardinale Sepe. Tsk!
RispondiEliminaMi viene il sospetto che parla così perché, forse, non può guadagnarci nulla.
I preti italiani! Altro che pascere le pecorelle!
Sottoscriverei ancora e al'infinito, la proposta di trasferire tutta la curia vaticana in Groenlandia. Perché, non sarebbe una bella idea?
RispondiEliminaan